Fausto fa sfoggio di tenui velluti di Raffaella Silipo

Fausto fa sfoggio di tenui velluti Fausto fa sfoggio di tenui velluti Bertinotti ad Harem, con quella erre un po' così COMUNISTI E SANGUE BLU CON quella erre un po' così, quella signorile trascuratezza, quei velluti tenui da gentiluomo di campagna, si è meritato l'appellativo di «aristocratico dal sangue rosso». Fausto Bertinotti lascia dire, ma non sta al gioco. E l'altra sera nel salotto di «Harem», condotto da Catherine Spaak su Raitre, ha spiazzato conduttrice e gentili ospiti: l'abito era quello di sempre, la cortesia, come sempre, impeccabile. Ma anche il cuore è quello di sempre: da segretario di Rifondazione Comunista. E su «nobiltà e sangue blu», questo il tema della serata, non si scherza: sono retaggi anacronistici, va giù duro, e pacatissimo, Bertinotti, non hanno ragione di esistere nel Ventesimo secolo. Signore mie, sorride implacabile, che mentalità arretrata avete. Là, oltre la grata, la parola d'ordine era: «La vera nobiltà è nell'animo». «Ci sono certi pescatori, sapeste...», sussurravano le ospiti, sottili figurine eleganti, un poco manierate. Sei- vaggia (vero nome, Emanuela) Scheggi, ereditiera di una famiglia di costruttori, scottata da un mancato matrimonio con un aristocratico, che le ha preferito la purezza del casato. Melba Ruffo di Calabria, conduttrice di «Tappeto Volante» su Telemontecarlo, abbacinante bellezza caraibica e sposa del nobile nipote di Paola di Liegi. E Kathrin von Hohenstaufen Hohenzollern Yusupov, quattordicenne discendente di Federico II. La quale, con inquietante ingenuità, ha fatto un gran parlare di «eguaglianza dei sudditi» e «leadership del principe, cui tocca dare continui esempi di virtù». Gli «scandalosi» reali d'Inghilterra? Già, ma «non sono una nobiltà antica come la nostra, che risale al Sacro Romano Impero». Bertinotti ascolta, prende appunti, distrugge luoghi comuni e inveterate convinzioni. E torna alla mente Gaio Fratini: «Verrà l'Esercito della Salvezza e avrà, Bertinotti, i tuoi occhi». Saranno contenti i militanti che tempo fa lo hanno sgridato sul «manifesto» perché andava troppo in tv. Perché si lasciava dire, dalla Ambra di «Non è la Rai», «Come mi piaci, Fausto! Come mi sei simpatico, con quella tua aria così distinta, e la tua erre moscia così aristocratica ed elegante!». Proprio alla erre si appiglia la Spaak, sconcertata, nel tentativo di rendere più lieve il discorso: «Qualcuno fa persino paralleli con Gianni Agnelli...» E Bertinotti, fermo: «C'è erre e erre. La mia viene dalla Bassa Padana, dove son nato: è un difetto di pronuncia diffusissimo sulle rive del Ticino». Spaak scivola allora sul terreno solitamente sicuro dell'infan¬ zia: «Certo anche lei, da piccolo, sognava di esser il figlio del Re, come tutti?». Macché. «Mio papà faceva il ferroviere, e a me sembrava il lavoro più bello del mondo». Interviene la giovane Selvaggia. «Lei non può negare che i nobili hanno un'innata bcneducazione». Sarà, sospira Bertinotti, ma «io la migliore educazione l'ho vista nei circoli operai». Poi si passa all'abbigliamento e la tensione si stempera: scopriamo così il segreto di quell'eleganza tenue, tanto ipnotica per seguaci e avversari. I velluti dalle impareggiabili nuances autunnali? «Sono i colori più facili da abbinare». Il taglio dei vestiti? «Ci pensa mia moglie». Eppure, a furia di tentativi, la Spaak penetra nella corazza di Bertinotti. E strappa la frase rivelatrice dell'uomo: «Bisogna distinguersi dagli altri, per cortesia ed eleganza, se si vuole cambiare il mondo». La piccola Hohenzollern, finalmente, sorride. Raffaella Silipo Il segretario di Rifondazione Comunista Fausto Bertinotti

Luoghi citati: Calabria, Harem, Inghilterra, Sacro Romano Impero