Forza Italia forza pcus Risorge il «politbjuro» di Filippo Ceccarelli

IL PALAZZO IL PALAZZO Forza Italia, forza pcus Risorge il «politbjuro» LLA faccia del .partito leggero, Forza Italia ha un presidente, Lui, un coordinatore generale, e adesso anche due vice coordinatori (generali?). Ha poi messo su, sempre in coerenza con l'idea di una struttura flessibile, altrimenti detta «all'americana», una quindicina di dipartimenti di tipo sovietico, che non se li poteva permettere neanche il pei negli anni di Pietro Secchia, e un numero sempre crescente di «comitati»: il «comitato di presidenza» (12 membri), il «comitato di crisi» ( 11 membri), il «comitato elettorale» (10 membri) e il «comitato organizzativo», nuovo politbjuro (5 membri, compreso il tesoriere-amministratore). Questo, ovviamente, per il centro. Per la periferia esiste da tempo una struttura denominata «conferenza dei coordinatori regionali». Mentre alcuni coordinatori provinciali, benché ancora sprovvisti di una propria conferenza, hanno già qualche problema, diciamo, di legittimità (sdoppiamenti, disconoscimenti, ricorsi, etc)~ Tuttavia, vista l'utile e brillante opera di analoghe strutture partitiche della Prima Repubblica soprattutto in prossimità di Tangentopoli, Forza Italia non ha saputo resistere alla tentazione di varare anche un «collegio dei probiviri». Sull'opportunità, del resto, di assicurarsi pure un collegio di revisori dei conti, altro immancabile snodo dei più vetusti apparati «sistemagente», non si hanno al momento notizie sicure. In compenso c'è questa piccola perla lessicale e funzionale che, sull'onda di Gogol, offre ai fasti burocratici di FI la figura dell'«invitato permanente». Che poi, per dare un volto ai ruoli, sarebbe quello stesso Dell'Utri che neppure quattro mesi fa aveva dichiarato: «Missione compiuta, signori. Ora è tempo di tornare in azienda». Varrà quindi la pena, d'ora in poi, di scrutare le conventions aziendali di Publitalia con la stessa meticolosa applicazione con cui i cremlii nologi osservavano il palco I riservato alla nomenklatura durante la sfilata del Primo Maggio sulla piazza Rossa. Ha tutta l'aria di essere Dell'Utri, in effetti, il nuovo «uomo forte» di Forza Italia. Così come solo attraverso metodi non troppo differenti da quelli in voga ai tempi di Breznev (presenza nei vari organi dirigenti, citazioni sulla Pravda e quant'altro) si riesce forse a intuire il crescente potere interno di Mario Valducci, personaggio di non grandissima visibilità, almeno a giudicare dal numero di fotografie in giro. A nemmeno un anno dalla sua nascita, in altre parole, il modello organizzativo di Forza Italia s'è sviluppato^ ben oltre le logiche autocratiche del partito-azienda, del partito-tv, e in un modo che il misterioso statuto-fantasma, depositato presso un notaio e comunque congelato per tre anni, non lasciava minimamente immaginare. Come per un destino beffardo, a forza di parlare di comunismo e comunisti la creatura berlusconiana sembra davvero aver assunto alcuni tratti dell'ex partito comunista dell'ex Unione Sovietica: cooptazione in base alla fedeltà, unanimità formale, centralismo a discapito delle articolazioni periferiche (i club), segretezza e arbitrarietà nelle nomine. Così, in una giostra di supposizioni, Urbani è di colpo premiato e Previti no, Mennitti è riabilitato e Del Debbio sembra caduto in disgrazia, Lo Jucco sale e Codignoni se ne va in esilio. A che prò tutto questo plumbeo marchingegno vetero partitico è un mistero. A meno che non si tratti ài fiction dispendiosa e d'annata: Forza pcus. Filippo Ceccarelli elli

Persone citate: Breznev, Codignoni, Del Debbio, Dell'utri, Gogol, Mario Valducci, Mennitti, Pietro Secchia, Previti

Luoghi citati: Unione Sovietica