FRANCESCO CERCA DIO TRA I RIFIUTI

FRANCESCO CERCA DIO TRA I RIFIUTI FRANCESCO CERCA DIO TRA I RIFIUTI el XIII secolo vi ' erano i mercanti, i |Wt preti e i .soldati. Nel I XX secolo non re- I stano che i mercan- | m ti... Il XIII secolo tm parlava al cuore. v Non aveva bisogno 1 M di parlar forte per «sa» 1 farsi intendere. I canti del Medioevo fanno appena più rumore della neve che cade sulla neve... Il XX secolo parla per vendere e dunque deve lusingare l'occhio, lusingarlo e accecarlo al tempo stesso. Abbagliarlo. Il XIII secolo ha molto meno da vendere: Dio non ha prezzo, ha solo il valore commerciale di un fiocco di neve che cade su miliardi d'altri fiocchi di neve». Così si apre il capitolo conclusivo del libro di Christian Bobin su San Francesco che in Francia ha vinto il «Prix des deux margots 1993» come miglior libro di argomento religioso, e che sta avendo enorme successo anche come «copione» di una recita teatrale. Un altro libro su San Francesco? No. Una ricostruzione documentata della sua vita? No. Una biografia romanzata? No. Cosa, allora? Una fiaba, l'incontro tra due giullari che cantano l'abisso della piccolezza con la stessa appassionata delicatezza con cui i trovatori cantavano l'amor cortese. Una vita, ma reinventata dalla memoria, ricreata dalla fantasia, animata dalla passione. Un racconto soggettivo, lontano mille miglia dalla biografia tradizionale. Non siamo di fronte a un libro, ma, fin dalla prima pagina, diventiamo spettatori coinvolti di questi due amici che si ritrovano: l'autore e il suo eroe nascosto, il pittore e il suo modello. Tra loro, un legame così intimo e forte da trascinare anche gli estranei: viene da chiedersi dove finisce il ritratto e dove inizia l'autoritratto, per poi accorgersi stupiti che il personaggio sta fissando proprio noi. Mirabile esempio di questa reinvenzione poetica è il capitolo in cui Bobin (o Francesco?) ricostruisce un dialogo mai avvenuto tra Francesco e suo padre Bernardone, sulla piazza di Assisi dove, alla presenza del vescovo, si svolge il processo a questo figlio degenere che ha osato regalare denaro e preziose stoffe paterne: «Francesco non dice nulla quel giorno. Non ha bisogno di parlare perché lo si intenda. Un gesto basterà. La parola del padre è severa, sovrana. Il silenzio del figlio le risponde e la demolisce punto per punto». Bobin traduce per noi (o per sé?) questo silenzio ardente di passione e raggelante di lucidità: «Tu comprendi: non mi oppongo a te. Per opporsi occorre una casa comune, una lingua comune, interessi comuni, e noi non abbiamo più nulla di tutto ciò, tu stesso l'hai appena deciso, sarà il tuo ultimo aiuto, il tuo ultimo lavoro di padre. Il processo che mi fai mi libera da te... E perché tutto questo chiasso? Per poche monete che ho preso dalla tua cassa, offerte a un prete per riparare la sua chiesa; e questo prete non le ha volute, le ha gettate nella polvere per paura di te e del tuo nome potente... Così procedete voi tutti, sudando sotto la vostra morale, tremando di paura sotto i vostri principi. In principio era la paura, e la paura era presso la legge, e la paura era la vostra unica legge. Guardami, me ne vado. Non m'inchino più davanti alle vostre leggi, ho trovato il mio solo signore». La fiaba della vita di Francesco è racchiusa da Bobin in una cornice che in realtà è un ditti¬ co; all'inizio una brevissima frase dal libro di Tobia «giovane partì insieme con l'angelo e anche il cane li seguì», alla fine una fotografia sbiadita di una famiglia di mendicanti, rifiuti della società che cercano tra i rifiuti di che vivere. In mezzo, un costante invito a guardare al di là delle apparenze, anzi a guardare in trasparenza, a scorgere il miracoloso nel cane e non nell'angelo, ad ascoltare il silenzio e non le parole, a stupirsi di ciò che è quotidiano e non dello straordinario, a cogliere Dio nel bassissimo e non nell'altissimo (qui sta il senso del titolo francese Le très-bas: la traduzione di Giovanna Troisi Spagnoli ha egregiamente saputo fornirci un testo poetico all'altezza dell'originale, ma il titolo italiano - redazionale? lascia un po' delusi per quel suo voler chiarire sùbito di chi si tratta). Accogliere quell'invito porta ad avere uno sguardo affinato sulla realtà, sulle cose di quel XIII secolo e su quelle del nostro, porta a vedere con occhio nuovo il conosciutissimo Francesco, porta a sentirci contemporanei, anzi amici intimi di quel giovane che con il suo ra-

Persone citate: Bobin, Christian Bobin, Giovanna Troisi Spagnoli, Tobia

Luoghi citati: Assisi, Francia