Calvino l'amore elettronico che non leggeremo mai di Sergio Trombetta

i l caso. Un inedito dello scrittore è «bloccato» dal '57 i l caso. Un inedito dello scrittore è «bloccato» dal '57 Calvino, l'amore elettronico che non leggeremo mai CHE cosa succede se un cervello elettronico si innamora di una divetta di Hollywood? Succede che fa i capricci e si rifiuta di funzionare. E quando lei, la diva, decide invece di sposare l'oscuro scienziato che ha inventato la macchina, questa entra in crisi. Il cervello muore per sempre e si trasforma in un ammasso di ragnatele, roveti e nidi di pipistrelli. Bizzarro. Ironico. Grottesco. Ma soprattutto prezioso. L'innamorato elettronico che racconta la storia d'amore del cervellone Orlando e la starlet Zazà Hotworth è infatti un canovaccio inedito di Italo Calvino che lo definì uno «Sciencevaudeville». Un lavoro che ha rischiato di diventare via via un'operina, un balletto, un radiodramma, una pièce teatrale. Ma che invece, per ora, non approderà a nessuna scena. La vedova dello scrittore infatti, erede dei diritti, non autorizza il regista Massimo Scaglione, proprietario dell'inedito dattiloscritto. Ma intorno a L'innamorato elettronico non si addensa soltanto una storia di diritti, c'è anche una vicenda complessa che incomincia quasi quaranta anni fa. Ce la racconta Scaglione. «Era il '57 - ricorda il regista -. In quegli anni Torino viveva una fervida stagione intellettuale. Erano i tempi del Cantacronache intorno al quale si riunivano figure importanti: Antonicelli, Calvino, Amodei, Liberovici. Fu allora che Calvino scrisse il canovaccio e me lo consegnò perché ne facessi uno spettacolo teatrale. Si pensava a un'operina, a un balletto. Due o tre anni dopo decidemmo di farne uno spettacolo di prosa insieme a un altro atto unico di Calvino che era già stato dato a Spoleto». Ma la censura dell'Italia Anni 50 era molto severa; per qualche motivo l'atto unico spoletino viene bloccato e tutto il progetto va a monte. Da allora il dattiloscritto giace per anni nella scrivania di Scaglione. Sino al 1971 quando il regista lo riprende in mano e pensa a una utilizzazione radiofonica. Scambio di lettere con Calvino che acconsente all'utilizzo e, con una lettera datata 11 maggio 1971, scrive «autorizzo la trasmissione radiofonica della riduzione di Massimo Scaglione del mio lavoro L'innamorato elettronico». Ma anche quella volta non se ne fa nulla. «Negli anni successivi quel dattiloscritto mi è di nuovo tornato in mano - aggiunge Scaglione - ho pensato di farne uno spettacolo di prosa. Nel frattempo Calvino era scomparso ed ho scritto alla vedova per averne l'autorizzazione». Chichita Calvino risponde in modo interlocutorio: «Il 1957 è molto lontano, e io non so niente di L'innamorato elettronico. So invece che negli ultimi anni Calvino non voleva sapere niente della teatralizzazione delle sue opere». E quando finalmente legge il canovaccio la vedova nega il suo assenso. Il perché di questo rifiuto lo spiega Chichita Calvino stessa: «E' vero che in quel testo ci sono molte cose interessanti come la preveggenza del ruolo che i calcolatori elettronici avrebbero avuto nella vita contemporanea. Ma Italo Calvino non me ne aveva mai parlato. Ne sono venuta a conoscenza da Scaglione. Dalle lettere che Italo scrisse in quella occasione mi pare di capire che non tenesse molto al lavoro. Ho pensato che non fosse opportuna la pubblicazione ora. Credo che certe cose sia meglio leggerle fra cinquanta anni, quando potranno essere affrontate con un distacco totale e nel contesto più vasto di tutta l'opera dello scrittore. Del resto i curatori della raccolta dell'opera di Calvino nei Meridiani non lo hanno considerato degno di essere incluso, pur citandolo a pagina 1259 del terzo volume». Resta, inevitabile, la domanda: può l'erede dei diritti di un autore negare una autorizzazione che lo scrittore aveva accordato? Lo può, conferma Maria Corti: «Dal momento in cui l'autore muore la volontà che conta è quella degli eredi. E' come se Calvino fosse vivo ed avesse deciso di revocare l'autorizzazione perché ha cambiato idea». L'innamorato elettronico dunque resta inedito. Trattenendo con sé tutto il profumo degli Anni 50 che racchiude. C'è la politica dei Paesi occidentali verso l'oriente ricco di petrolio, così come il gusto per il teatro dell'assurdo. Attraverso Zazà Hotworth si intravede Rita Hayworth, e l'Aga Khan si cela facilmente dietro i capricci di sua Maestà Serenissima Safari V Pascià dell'Urostan, Paese che galleggia sul petrolio; il quale pascià è fermamente deciso a ripudiare la consorte Rabadani, perché «nella sua visita agli studios di Hollywood ha posato i suoi augusti occhi sulla gentile signorina Zazà». Ed è proprio per colpa del Pascià Safari V che il cervello elettronico Orlando si innamora di Zazà. Per chiedere consiglio su come conquistare la bella tutti i dati fisici di Zazà vengono inseriti nella macchina. E questa invece di rispondere impazzisce d'amore. Sui quadranti tutte le luci si spengono tranne quelle che disegnano le curve formose di Zazà. A nulla valgono i tentativi dell'inventore, il professor Kasimirowitz, per farlo rinsavire. L'unica soluzione è sposare Zazà con Orlando. Le nozze sono praticabili perché Kasimirowitz ha inventato un congegno amatorio elettronico che mette Orlando in grado di essere un ottimo marito. E qui la macchineria escogitata da Calvino sembra presagire le tute per il sesso cibernetico nate molti anni dopo. Spiega il professore Kasimirowitz a Zazà: «Basta infilare questi anelli alle orecchie, ai polsi e alle caviglie e l'apparecchio trasmetterà gli impulsi sia fisici che spirituali che devono essere trasmessi da un marito a una moglie». La spiegazione di Kasimirowitz è talmente convincente che la divetta si innamora perdutamente e acconsente alle nozze. Non con la macchina però, ma con il professore: «Nessuno mi fermerà, ho trovato l'uomo che ho sempre sognato! e fuggirò con lui». Fuga dei due inseguiti da scienziati, giornalisti, politici e Pascià con una passerella finale che sa molto di varietà mentre da Orlando «scaturisce una tempesta di scariche elettriche di tutti i colori». Sergio Trombetta Un canovaccio teatrali dato al regista Scaglione, impossibile andare in scen, Calvino deville onico» atrali lione, scen, Soi l casoCalvch Qui accanto lo scrittore Italo Calvino nel '57 scrisse l'inedito science-vaudeville intitolato «L'innamorato elettronico»

Luoghi citati: Hollywood, Italia, Spoleto, Torino