La «prima volta» di Julien Green e Francoise Giroud

La «prima volta» di Julien Green e Francoise Giroud Novantaquattro anni lui, 78 lei: in Francia è la sorpresa della nuova stagione letteraria La «prima volta» di Julien Green e Francoise Giroud Idue Grandi Vecchi esordiscono nel romanzo d'amore PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Esordio in amore per due Grandi Vecchi della letteratura francese. Il novantaquattrenne Julien Green e la cadetta Frangoise Giroud (78 primavere) aprono la stagione narrativa '95 pubblicando ciascuno un romanzo dalla vivida coloritura passionale. Mon très cheramour... (ed. Grasset) s'intitola quello di madame Giroud. Più criptico - e comunque fedele alle sue origini britanniche - Green propone invece Dixie (ed. Fayard), love story nel profondo Sud americano. Che l'età non sempre freni lo slancio amoroso tra gli scrittori è notorio. Basterebbe citare Barbara C arti and. E un'altra Francoise: la Sagan. Ma quello di Green & Giroud fa notizia. Il primo, a dire il vero, qualche precedente l'aveva. I suoi libri affrontano volentieri temi sentimentali ed erotici. Mai sinora, tuttavia, Cupido era assurto, come spiegava l'altro ieri lo stesso Green su Le Figaro, a «personaggio principale». Lo incarna Elizabeth, vedova libera ma non allegra. La sua passione rende infelici gli altri. Ritroviamo qui un filone non così inabituale per Julien Green negli ormai 64 volumi editati (incluse le Memorie in XV tomi, un record). L'autobiografico erotismo distruttore. Accettare la sua omosessualità fu sin dalla giovinezza problematico per un uomo di saldi principi cattolici come lui. E insieme a quella sesso-astinenza, la dicotomia passione/regola costituisce un perenne rovello. «Dico spesso che il letto è la tomba dell'amore, e il matrimonio una concessione perpetua». Eppure bisogna rassegnarsi. «L'amore la fa da protagonista nella nostra esistenza, romanzo notturno che c'impone la sua legge». Impossibile scampare. Meno problematica (ma non troppo), Frangoise Giroud ci descrive una donna che affronta il «mal d'amare» offrendogli se stessa. Gelosa e distruttiva, finirà col soccombere. «Mon très cher amour l'ho scritto per caso» rivela su Gala. «Né pensavo a una storia d'amore. Un giorno che ero alla scrivania misi giù tre righe, poi cinque. Lei e Lui hanno preso forma sullo schermo del computer. Bastava lasciarsi condurre da loro. Ed ecco il libro». L'eroina è un'agente letterario. Brava, capace, sicura. Un alter ego di Frangoise Giroud che bazzica da mezzo secolo il mondo editoriale? L'interessata non smentisce. Aggiungendo però: «Io non provo gelosie irriducibili. In generale la relazione con gli uomini è buona». Ma ancora non ci spieghiamo il battesimo «letteratura del cuore». Negli anni (peraltro ancor vicini) in cui madame Giroud si guadagnò fama di irresistibile seduttrice, l'amour era il suo pane esistenziale quotidiano. E non le mancava la spregiudicatezza. Ma libri e articoli - i fondi sull'Express - contenevano altro. Impegno civile (in epoca giscardiana fu sottosegretario alla Condizione femminile), dichiarazioni coraggiose, battaglie, saggi, biografie. Amore, vade retro. Ora non più. Le prime avvisaglie del cambiamento risalgono al '93. Quell'anno, tra la sorpresa generale, Frangoise Giroud e Bernard-Henri Lévy rispolverarono i dialoghi platonici intrattenendosi su Les hommes et les femmes. Fu un buon successo in libreria. E piovvero le traduzioni, inclusa quella italiana (Rizzoli). Ma, in fondo, il tono rimaneva accademico-salottiero. Ben guardandosi dell'affondare il coltello. Poi, inattesa, la «storiacela». Entrambi gli scrittori rivendi¬ cano l'irrinunciabilità dell'amore. Forse ancor più in vecchiaia. Delizia ma sopra tutto croce per Green, mentre Giroud confessa di averne una visione positiva dove la tragedia non è strutturale. Diranno le classifiche librarie se il pubblico francese apprezza o meno gli amori senili. Quanto ai critici, è impossibile possano stroncare Frangoise e Julien con maggior acrimonia di Giscard. L'autunno scorso, l'ex presidente volle cimentarsi in un romanzo. Languido, démodé, stucchevole e prosaico. Le numerose scene d'amore - affermano i rari, sfortunati lettori - paiono uscire da un feuilleton di terz'ordine. Niente pathos. In compenso, una formidabile prosopopea. Anche lì, vocazione tardiva. Quelle che un tempo si diceva fossero le migliori. Ma forse Giscard - la cui fama di Don Giovanni non è usurpata - seduceva senza amare. Enrico Benedetti Julien Green

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