«la Francia sponsor dell'integralismo»
Le contropartite: tutela degli interessi economici di Parigi e nessuna infiltrazione islamica nelle ex colonie Le contropartite: tutela degli interessi economici di Parigi e nessuna infiltrazione islamica nelle ex colonie «la Francia sponsor dell'integralismo» Pax Christi: aiuta il Sudan a sterminare i cristiani UN DOSSIER CHE SCOTTA LCITTA' DEL VATICANO A Francia ha due facce, nei confronti dell'integralismo islamico: ufficialmente si presenta come campione della linea «dura», in realtà aiuta e protegge il Paese che dell'islamismo radicale è la fucina, cioè il Sudan di Omar El-Beshir. Questa è l'accusa che l'organizzazione «Pax Christi», sezione olandese, lancia nei confronti di Parigi, presentando un documentato dossier, reso noto in Italia dai padri comboniani di «Nigrizia». E fra i movimenti radicali islamici nutriti da Khartoum c'è, naturalmente, quello algerino: perciò il risultato finale è che la Francia aiuterebbe, in un paradossale gioco di vasi comunicanti, proprio i suoi nemici. I primi segni di riavvicinamento datano dall'inizio del '93. Giornalisti, scienziati e personalità francesi sono stati invitati a visitare il Sudan, mentre «diverse province hanno introdotto lo studio del francese fra le materie obbligatorie della scuola secondaria superiore». Parigi ha risposto con prontezza: dopo una serie fitta di visite di uomini dei servizi segreti francesi, almeno quattro delegazioni ufficiali sudanesi fra l'ottobre '93 e il gennaio '94 hanno visitato la Francia, per colloqui prolungati con alti dirigenti del ministero della Difesa. Ma anche il ministero dell'Interno, diretto da Charles Pasqua, ha avuto quasi subito un ruolo di primo piano nella nuova «intesa cordiale», cui- minata nella consegna del terrorista «Carlos», mentre finora sembra che dal gioco sia tenuto fuori il ministero degli Esteri. Per la Francia l'alleanza è un episodio del «grande gioco» che dal secolo scorso (ricordate Fashoda?) la vede opposta alla Gran Bretagna. L'Uganda, e in particolare il presidente Yoweri Museve- ni, sono elementi «della minaccia anglosassone nei confronti dell'influenza francese in Africa. Si spiega così perché la Francia ritenga prioritario tenere sotto controllo il crescente influsso dell'Uganda nella regione dei Grandi laghi». L'Uganda aiutava il Fronte patriottico ruandese (tutsi), nemico di Habyarimana, protetto dai francesi; e in Uganda ha appoggi il movimento di resistenza antiBeshir di John Garang (Spia), che dall'85 è in guerra nel Sud del Sudan, animista e cristiano, contro il regime islamico del Nord. Nel 1994 secondo «Pax Christi» l'alleanza è diventata operativa. Le truppe governative sudanesi hanno attaccato l'Spla partendo dalla Repubblica Centroafricana e dallo Zaire, entrambi nell'area di influenza francese; e in più i sudanesi hanno potuto pianificare il loro attacco grazie a fotografie «realizzate con tutta probabilità dal satellite "Spot", capace di intercettare i movimenti di uomini e mezzi», fornite da Parigi. Inoltre, accusa Pax Christi, «circa un centinaio di ufficiali di polizia sudanesi sono stati addestrati» dalla Francia, che inoltre ha offerto assistenza ed equipaggiamento tecnico ai Sudan. Tutto questo sarebbe anche ammissibile, se il Sudan non fosse iscritto dal 1992 nella lista dei Paesi accusati di sostenere il terrorismo, non fosse sotto embargo (armi e materiale bellico) da parte dell'Unione Europea, e non costi¬ tuisse il focolaio di partenza dell'incendio islamico integralista. Hassan El-Turabi, e il suo amicorivale Mohammed Taha, responsabili del Fronte islamico nazionale, sono gli ideologi dell'esportazione della rivoluzione islamica. In pratica Khartoum appoggia la Jihad in Eritrea, i gruppi integralisti in Ciad e in Kenya, la Giamaa al-islamiya in Egitto, oltre a forze in Somalia e Etiopia. A Juba sono addestrati circa mille ugandesi anti-Museveni, mentre El-Turabi «ha contatti diretti sia con i mujaheddin afghani, con i palestinesi di Hamas e con i membri del Fis algerino». Pax Christi afferma che tra le prime richieste di Parigi c'è stato «l'invito al Sudan di porre fine ai tentativi di infiltrazione islamica nei Paesi d'influenza francese». In contropartita, la Francia ha promesso il suo appoggio per evitare che il Sudan sia il primo Paese a essere espulso dal Fondo monetario internazionale. E per ora l'espulsione, che doveva avvenire nell'agosto scorso, è stata rimandata. Marco Tosarti sudanese Hassan El-Turabi
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