Mandalari non è un millantatore »

Forza Italia va all'attacco: «e' iniziata una campagna elettorale fatta di accuse strumentali» Forza Italia va all'attacco: «e' iniziata una campagna elettorale fatta di accuse strumentali» Mandatari non è un millantatore » L'avvocato: «Ora La Loggia chieda scusa» ROMA. C'è chi minaccia di prendere a calci nel sedere il senatore Scalone, come il suo segretario Fini. C'è chi invoca l'arrivo di improbabili «acchiappawoltoi» contro i vari Orlando e Folena, come il coordinatore regionale di Forza Italia, Miccichè. C'è chi invoca l'intervento della commissione antimafia, come i progressisti. Giuseppe Mandalarì, invece, ha pensato bene di chiedere, per bocca del suo legale, «le scuse pubbliche del dottor La Loggia perché mi ha definito millantatore e un soggetto poco raccomandabile». Il giorno dopo la pubblicazione delle telefonate di sostegno tra il commercialista di Totò Riina ed esponenti del Polo di destra fioccano le smentite ma, soprattutto, si registra un'escalation dello scontro politico. Così Forza Italia è passata all'attacco. Enrico La Loggia, presidente dei senatori, e il sottosegretario Gianfranco Miccichè, coordinatore «azzurro» in Sicilia hanno chiesto di essere ascoltati dai commissari dell'Antimafia. Miccichè, in particolare - informa una nota del movimento di Berlusconi -, puntualizzerà tutte le misure adottate «per evitare infiltrazioni da parte di soggetti e di poteri inquinanti. Il livello etico degli interventi di Orlando, Folena e qualcun altro si commenta da sé. Questo è l'inizio della loro campagna elettorale che a marzo li ha visti perdenti. Peccato che non esista uno spaventavvoltoi per sgomberare il campo del confronto politico». Stesso tono da parte di Tiziana Maiolo, la presidente «azzurra» della Commissione Giustizia: «L'attacco nei confronti di Forza Italia e dei suoi esponenti eletti in Sicilia appare come l'apertura di una campagna elettorale fatta di colpi bassi, attacchi strumentali, uso politico di atti giudiziari». Di qui l'invito a tutti i partiti: «Ci si astenga tutti' dice la Maiolo - dalla strumentalizzazione politica delle inchieste giudiziarie e si evitino le speculazioni contro espo- nenti politici e partiti». E Alleanza Nazionale? Fini, nel corso di un intervento a Funari News, ha spiegato: «La magistratura accerterà se Mandalarì, che oggi è accusato di essere il commercialista di Riina, era notoriamente tale. Se scopro che Scalone ne era a conoscenza, lo prendo a calci nel sedere». E il coodinatore di An ha aggiunto: «Credo che Mandatari non appartenga né a Forza Italia né ad Alleanza Nazionale. La telefonata di ringraziamenti intercorsa tra Scalone e Mandalarì può essere prova sia della massima innocenza sia della massima colpevolezza. Bisogna verificare». I suoi uomini in Sicilia, intanto, hanno convocato per oggi una conferenza stampa. Guido Lo Porto ha spiegato: «E' l'ennesimo polverone. E' un vero schifo. Siamo in grado di dimostrare l'infondatezza di ogni insinuazione». E Scalone? Risponde così: «Fini ha detto bene perché io non ho mai avuto rapporti di alcuna natura con questo signore. Avrei usato le stesse parole del segretario. In questa vicenda non c'è nulla di vero e lo proveremo». Ma queste assicurazioni non sembrano soddisfare i progressisti che anche ieri hanno chiesto l'intervento della Commissione Antimafia. Lo fa Leoluca Orlando secondo cui nel marzo scorso a Palermo «grandi e piccole illegalità hanno fatto da contorno a una consultazione elettorale. Ancora una volta da sindaco della mia città mi sento di denunciare che un momento che doveva essere caratterizzato solo dalla libera scelta dei cittadini è stato turbato dalle pressioni di poteri che con lo Stato di diritto non hanno nulla a che fare». E il senatore verde Luigi Manconi aggiunge: «Due mesi fa io e altri parlamentari progressisti chiedemmo che la Commissione dedicasse grande attenzione ai flussi elettorali: ovvero agli spostamenti di voti verso candidati di zone ad alta densità mafiosa, come alcuni collegi della Sicilia. Proposi di consultare l'ufficio elettorale presso il Viminale per un'analisi del voto approfondita e obiettiva. Quella proposta non fu raccolta. Ora sono le notizie di cronaca a imporla». Intanto l'avvocato di Mandalarì torna all'attacco di La Loggia: «Mandalarì non ha millantato l'amicizia di alcuno. Il senatore dovrebbe invece ringraziarlo per avergli dato il voto senza conoscerlo e avere così contribuito ad affidargli un mandato parlamentare ritenendo che fosse idoneo con il suo gruppo a tutelare le libertà democratiche previste dalla Costituzione». [m. tr.] I progressisti chiedono l'intervento dell'Antimafia A sin. Enrico La Loggia Sotto: Giuseppe Mandatari

Luoghi citati: La Loggia, Palermo, Roma, Sicilia