Scandalo Usl, parla Negri

Scandalo Usi, parla Negri Scandalo Usi, parla Negri Igiudici sentono come testimone il segretario della Lega lombarda Luigi Negri MILANO. Ci sono i magistrati (e le polemiche) nella calza della Befana di leghisti e popolari lombardi. Una festa amara, con le convocazioni a palazzo di giustizia per Luigi Negri, segretario nazionale della Lega Nord, Stefano Galli, capogruppo dei «lumbard» al Pirellone e Margherita Peroni, assessore regionale all'assistenza per i popolari. A chiamarli (come testimoni) sono Fabio Napoleone e Gianbattista Rollerò, i pm che si occupano dell'ultimo scandalo di malasanità: la spartizione selvaggia e lottizzata delle 59 poltrone di direttore generale delle Usi lombarde. «Vediamo riprodotte logiche che volevamo combattere», dice il leghista Negri. «A quella riunione in cui si è discusso delle nomine io non c'ero. Il mio è un dissenso politico», gli fa eco Margherita Peroni, assessore all'assistenza sociale per il ppi. C'è l'amarezza, la rabbia, il timore che lo scandalo possa avere effetti negativi proprio in un momento politico così delicato. E dall'altra parte ci sono i magistrati che «devono condurre un'inchiesta rapidissima per sapere se si tratta di abuso d'ufficio» come dice il procuratore capo Borrelli. E allora via alle indagini nelle mani di Napoleone e Rollerò a cui si aggiunge Gittardi, tre specialisti in reati contro la pubblica amministrazione, due anni di indagine sull'edilizia privata e 500 arresti, uno stile di lavoro inflessibile. Tanto che i loro stessi colleghi non esitano scherzosamente a chiamarli «naziskin», pur senza alcun riferimento ideologico. Un'ora e mezza dura il faccia a faccia di Luigi Negri con Fabio Napoleone. Quando esce è più amareggiato che preoccupato. «L'ultimo dell'anno ero a Parigi. Quando sono tornato e ho visto il giornale mi sono incazzato...». Va avanti, Luigi Negri: «Ma come, mi sono detto, così si riproducono logiche che volevamo combattere... Ne parlerò lunedì al consiglio nazionale della Lega. Io ho avuto già una posizione dura su questa vicenda». Tuonano i leghisti, sono amareggiati i popolari, s'indigna il pds coinvolto nell'«affaire», ma la frittata è fatta. Spera, Luigi Negri: «Se perderemo consensi per questo? Mi auguro di scoprirlo il più tardi possibile dagli elettori. Certo è che da due mesi non ho contatti con quelli della Regione...». Anche Margherita Peroni, due ore davanti ai magistrati pure lei, prende le distanze da chi ha partecipato a quella riunione: «Penso che la politica ha le sue competenze e le sue responsabilità. I tecnici hanno le loro. Quando qualcuno rinuncia alle sue competenze succedono pasticci come questo. Io, comunque, a quella riunione non c'ero». Nega di aver partecipato alla riunione «incriminata» anche Stefano Galli, capogruppo in Regione per la Lega Nord. Davanti al magistrato rimane per oltre cinque ore, fino alle 21 e 30. Dice, Galli: «Lungo il mio interrogatorio? Ci sono volute 15 ore per fare le nomine, vuole che non ce ne vogliano 5 per spiegare al magistrato come sono andate le cose?». «Comun que nelle nomine è stata pre miata la professionalità», giura il consigliere leghista. Che rivela: «A quella riunione finita sul giornale erano presenti espo nenti di un solo partito. E non era la Lega. Quali? Non lo dico» Bocche cucite anche dai ma gistrati che - con tutta probabi lità - nei prossimi giorni ascolteranno altri consiglieri regionali. Prima di dire la loro sul l'ultimo terremoto politico. Che rischia di essere pure giudizia rio. Fabio Potetti Luigi Negri

Luoghi citati: Milano, Parigi