Ateneo le condizioni per la Cavallerizza
Il prorettore risponde all'assessore Il prorettore risponde all'assessore Ateneo, le condizioni per la Cavallerizza «Sottoporre le scelte all'Università che deve poter utilizzare l'area» Un decreto firmato dai ministri Formica e Ruberti, il primo responsabile delle Finanze, il secondo dell'Università, assegnò, negli anni scorsi, tre edifici all'Ateneo: la Cavallerizza del borgo savoiardo che va dal Regio a via Rossini, il Palazzo del Lavoro di Italia '61 e la settecentesca casa degli studi di via Po 18. Ma la città, sin dai primi Anni 80 - sindaco Diego Novelli - aveva prospettato l'idea di riappropriarsi dell'antica Giostra equestre, fatta costruire dai Savoia 4 secoli fa, per riconsegnarla ai torinesi: isola pedonale e centro per mostre e rassegne. E oggi la civica amministrazione vorrebbe dice l'assessore alla Cultura, Ugo Perone - passare ai fatti. L'Università, tuttavia, non rinuncia ai propri diritti. A dicembre il rettore Dianzani ha avuto conferma dal ministro Podestà che l'atto firmato dai suoi predecessori era valido. Ha incontrato il sindaco Castellani anche per affrontare il problema Cavallerizza, discusso senza trovare soluzioni a metà dello scorso settembre. Novità? Il rettore è fuori Torino, ne fa le veci il prorettore, professor Alberto Conte: «La Cavallerizza? Da settembre non è cambiato nulla». Vuol dire che il braccio di ferro tra Università e civica amministrazione continua? «Non lo definirei braccio di ferro. Siamo disponibili a discutere e a trovare soluzioni. Purché si Alberto Conte riconosca che la Cavallerizza spetta a noi: all'Università». Tutto il complesso? «Certamente. E' scritto nel decreto firmato da due ministri». Allora il discorso è chiuso. Anche se l'assessore Perone, che è pure docente all'Università di Torino, afferma che in quel Borgo c'è spazio per tutti. «E' vero, da questo punto di vista ha ragione: l'area è vasta. Si può convivere. Ma a settembre, mi risulta che si diceva altro». Ossia? «Il rettore era stato posto di fronte ad un documento nel quale i diritti dell'Università non esistevano proprio. E allora comunicò con molta semplicità e onestà, che esisteva un decreto, un'opzione alla quale l'Ateneo non voleva affatto rinunciare». Entro questo mese ci sarà un nuovo «summit» per l'Associazione Torino capitale, sarà decisivo? Riuscirete a sbloccare la vicenda? «Purché, ripeto, siano chiare due questioni: primo, l'Ateneo non rinuncia ad utilizzare almeno parte della Cavallerizza. Secondo, ogni decisione dovrà essere valutata e presa dal Consiglio di amministrazione dell'Università. Un organismo nel quale c'è anche Ugo Perone per la Città. Penso che non dovrebbero esserci difficoltà a spiegare, chiarire e, quindi, a decidere insieme». Giuseppe Sangiorgio Alberto Conte
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