Zola: sarà il giorno dell'orgoglio

Zola: sarà il giorno dell'orgoglio Zola: sarà il giorno dell'orgoglio «Il nostro entusiasmo contro la storia del calcio » L'AVVENTURA bel marnammo PARMA DAL NOSTRO INVIATO «Io - dice Gianfranco Zola da Oliena - nei panni di Asprilla non mi ci vedo proprio. Non sarei a mio agio. E Tino si sentirebbe prigioniero se dovesse vivere a modo mio. Per questo non chiedetemi paragoni fra me e Baggio. Ognuno ha la sua immagine. Volete la mia? Mi sento lo stesso ragazzo degli esordi nuoresi, con dentro tutto l'orgoglio di essere sardo. Sono un privilegiato. Ma della ricchezza non abuso, l'unico lusso è la barca usata che mi ha venduto Ferrara a Napoli. Sì, Ciro, mio ex capitano e domenica avversario. No, non mi ha fregato, lui è un amico. La fregatura, io, scugnizzo di Maradona, l'ho presa a New York, mi vergogno a raccontarlo: ero in permesso, durante i Mondiali. Volevo andare alla finale di hockey, comprai un biglietto da un ragazzo claudicante, prese i 200 dollari e scappò come un ladro. All'ingresso mi dissero che il tagliando era falso». Eccolo il piccolo tamburino sardo che fa sognare Parma. Un Peter Pan del Duemila che ha trovato qui la sua isola... Allora, che cosa è Parma- Juve visto da Zola? «La partita più importante della domenica. La sfida tra le squadre migliori del momento. Ma non sarà decisiva. Per vincere lo scudetto, il Milan insegna, bisogna avere costanza, non basta un exploit se poi perdi la gara successiva. E di tappe importanti ne mancano ancora tante». E per la città di Parma che cosa reppresenta? «L'orgoglio di poter competere ad armi pari con ima società così blasonata come la Juve. Le loro tradizioni e anche la loro forza nuova, imprevista, contro la nostra fresca potenzialità, espressa negli ultimi anni in Italia, ma soprattutto in Europa». La rivalsa della provincia sulle metropoli? «Non solo, Parma ha una grande fortuna: Tanzi e i manager gialloblù hanno costruito una squadra competitiva senza lasciare nulla al caso, innestando i tasselli giusti di anno in anno. Modifiche dettate da criteri tecnici, frutto di un lavoro programmato. Non proiettato solo alla vittoria finale, come ci auguriamo, ma a durare nel tempo». Parma o Juve, dunque? «Pronostico arduo. Ma il Parma farà una grande partita. L'ho detto anche a Ferrara. A noi scudetto e Coppa Uefa, a voi la Coppa Italia. Non è d'accordo. Mi sembra strano vederlo dall'altra parte, Crippa ed io di qua. Quelli dello scudetto '90 a Napoli. Che squadra era, che emozione quando giocai la prima volta con Careca e Maradona (il più grande di tutti i tempi, giusta l'onorificenza alla carriera ricevuta). Io non segnai, ma vincemmo 4-0, l'avversario era il... Parma». Gli altri momenti belli? «A Nuoro, ancora diciassettenne, avevo la mononucleosi, come Virdis. Andai in panchina contro i pareri medici. A 20' dal¬ la fine, sullo 0-0, fui mandato in campo, feci un gran gol. Guarii prima del previsto. E poi a Sassari nella Torres, rete all'88° contro l'Entella e la promozione in CI. Ma il più bello resta il suc¬ cesso di S. Siro in Supercoppa Europea contro il Milan: 2-0 lì, dopo lo 0-1 in casa». E la pagina da strappare? «L'espulsione nel Mondiale. Un atto di ingiustizia di un arbitro impulsivo. Proprio a me, che del comportamento faccio una questione d'onore. Ma quell'esperienza mi è servita, mi ha rafforzato nel carattere». Ora ha vinto anche la battaglia azzurra. «Già, aver convinto Sacchi a Pescara mi dà morale, energie. Ho cancellato paure e fantasmi». Come nel Parma ha potuto giocare da seconda punta. «E il mio ruolo, così penso unicamente alla fase offensiva, ringrazio Scala che mi ha alfine collocato al posto giusto. Non era facile trovare gli equilibri». Ora li avete e sarà una bella battaglia tra il vostro tridente e quello bianconero. «Il calcio va giocato senza ostruzionismi. Sarebbe più facile per noi se ci aspettassero e basta, invece dovremo fare attenzione a parare anche i loro colpi. Senza Baggio non cambia. Mi spiace per lui, sarebbe stato bello confrontarsi. Ma Del Piero è uno di quei ragazzi che ha un grande avvenire. Lui, Flachi, Totti, Carbone, dietro a Baggio e Zola c'è un buon ricambio». Una generazione vincente o che rischia di bruciarsi? «Forse sono arrivati sulla breccia prima di noi e se non trovi difficoltà ad arrivare puoi trovarle per rimanere in alto, il calcio non concede sconti, a nessuno. Ma il Duemila sarà loro, se eviteranno di sentirsi personaggi. Dicono che il viale del tramonto crea problemi. Non sarà il caso mio. Sto bene in Italia, sogno la Sardegna e magari un posticino alla Matteoli nel Cagliari. Ma è presto per parlarne. Scusate, la famiglia mi aspetta». Franco Badolato «Ho la tenacia c la costanza dei sardi e ci vogliono queste doti per arrivare allo scudetto: non basta una grande vittoria» Robi Baggio e Zola (a sin.) un campione costretto alla resa e un rivale nei pieno della forma; Dino Baggio, (a fianco), è sfebbrato e domenica sarà in campo