Bossi: è la battaglia finale

Avvenire offre consigli L'Osservatore Io critica Bossi; è la battaglia finale Maroni: facciamo un mese di tregua UN CARROCCIO PER DUE UROMA N'ORATA per due. Bossi e Maroni che si ritrovano nella loro trattoria preferita, tre ore a discutere e alla fine si salutano con la stessa domanda all'una di notte, <I1 dissidente sono io i o sei tu?». Una Lega per due, ma per quanto? Convinto di essere a un passo dalla vittoria, dal gover- ! no del Presidente e delle Regole, j Bossi medita ad alta voce sul suo \ futuro: «Questa è la battaglia fi- \ naie, la battaglia della vita. 0 io o \ lui. o io o Berlusconi, e poi me ne i tornerò a casa. In un salotto non j si è mai visto uno con la faccia piena di cerotti e cicatrici...». Pacca sulla spalla di Maroni, toc- \ cherà a te. . E Bobo: «Tu a casa? Non ci credo». Una Lega per due, aspettando le decisioni dì Scalfaro. Già nella notte Maroni anticipa a Bossi quel che dirà da Venezia, tutto ruota attorno alla parola «tregua»: «La proposta più ragionevole mi sembra un mese di tregua, per lo meno fino al congresso delia Lega, che sarà dopo quello di 1 » Alleanza Nazionale, per vedere se c'è la possibilità di ricostruire una maggioranza». Una tregua nella Lega. Per ricompattare i «dissidenti,, in vista del voto per il nuovo governo, e per preparare il congresso dell'11 febbraio. E i «dissidenti», si sa, al congresso un ribaltone lo vorrebbero: Maroni segretario. Bossi presidente. In trattoria. Bossi ascolta, domanda,-non si stupisce e dice «si, lo so, chi guida una Rivoluzione poi deve farsi da parte, le cicatrici ricordano le battaglie e le tensioni. Mi sono fatto un milione e mezzo di chilometri e me ne tornerò sulla riva del Ticino». Maroni sorride: «Io sono la Lega e tu gli scissionisti. Cosi la finirai di com• binare guai e poi io rimetto assie. me i pezzi. Non puoi pensare che j vada ancora avanti la storia dello "spostad che pane il colpo"...». I I due si guardano, il Guerriero e il Mediatore: «A questo punto chi è : la Lega?». Bossi: «Fatto il governo vado a Pontida a rimettere la spada nella roccia...». Ma il governo è ancora da fare, ! e allora tregua. «Mi rendo conto ' dirà Maroni da Venezia - che l'economia e i mercati non possono aspettare i tempi della politica, quindi occorre dare subito un governo. Deridere subito per un governo o per le elezioni. Forse le due ipotesi non sono incompatibij li». Bossi, da due giorni, è tutto una certezza. Non fosse stato per l'influenza di Scalfaro, fa capire, avremmo già oggi il presidente incaricato: «E poi, appena mollerà l'ormeggio e la nave del go; verno va. chi resta a terra potrà gridare fin che vuole, ma la voce sarà sempre più flebile. E la gente capirà, eccome se capirà». Davanti all'orata, Maroni ascolta Bossi e pensa ai dissidenti che riunirà domenica a Milano. E al congresso. «Sarà la prima volta, per noi. Si confronteranno due linee diverse e probabilmente anche due leadership diverse». E la differenza con Bossi, ammessa dai due. è proprio qui: «Faccio il gioco che so fare e il risultato che cerco è salvare la Lega e dare una strategia politica e un programma di alleanze che sia quello del Polo delle Libertà. Questo è il contrasto tra me e Bossi, e al congresso si confronteranno queste due diverse linee politiche». A febbraio, però, ci sarà già un nuovo governo. E allora. Bossi e Maroni scommettono sulla salute della Lega da qui a febbraio: «Vedrai, Roberto, che già alla fine di gennaio saremo ai nostri massimi, al 7 per cento. E prima delle regionali di giugno saremo a una percentuale a due cifre, almeno il 10 per cento». Maroni è scettico: «Due cifre può anche essere lo 0,1». Bossi: «No, no, vedrai la valanga di voti in Lombardia». E tra una battuta e l'altra scappa pure questa, di Bossi: «Dammi il numero di quel dissideLte là, il vice presidente del Senato, che lo chiamo adesso». Maroni: «No, non venire a pestare l'insalata del mio orto, lascia stare». Tregua nella Lega, per ora, aspettando la riunione dei dissidenti, domenica a Milano. Bossi toma a Gemonio, Epifania con moglie e figli. Sempre ottimista sul governo: «Io non faccio nomi, decida Scalfaro». Idem sulla Lega: «Vedremo se mancheranno voti e se magari ce ne saranno di più...». Berlusconi? «Se parte il governo cominceranno a carciofolarlo, a tirargli carciofi. Teme l'antitrust, altrimenti perché sarebbe venuto da me l'Omino?», che sarebbe Dell'Utri. Spietato su Fini: «Cigola come una vecchia sedia, è di quelli che vincono al Totocalcio e poi si trovano con le pezze al culo...*. Giovanni Cerniti Roberto Maroni

Luoghi citati: Gemonio, Lombardia, Milano, Pontida, Venezia