Un braccio di ferro sulla «Cavallerizza»
Un braccio di ferro sulla «Cavallerizza» Area di via Verdi, mese decisivo Un braccio di ferro sulla «Cavallerizza» L'Università: «E' assegnata a noi» Il Comune: «Lì c'è posto per tutti» Mese decisivo per la «Cavallerizza? Lo spera il Comune, che, messo il «silenziatore» alle polemiche con i vertici dell'Università, vorrebbe riconsegnare alla città la secentesca giostra equestre disegnata dal Juvarra per casa Savoia. Se lo augura il rettorato dell'Ateneo che, tuttavia, rivendica l'uso di quell'area, grazie ad un decreto firmato dai ministri Formica e Ruberti, pubblicato sulla «Gazzetta ufficiale» e tuttora valido. Ci conta la sovrintendenza che da anni si batte per riaprire il borgo con la sua caratteristica «vietta Roma», chiusa da decenni, lungo la quale i vecchi stallaggi savoiardi sono stati trasformati in rimessa per le auto della polizia. Mentre le case che tra il Diciassettesimo e il Diciottesimo secolo erano appendice di Palazzo reale, residenza di paggi e palafrenieri di corte, adesso sono abitate da una settantina di famiglie. Poi ci sono il tribunale militare, il circolo ufficiali del Genio, un dopolavoro aziendale con bocciofila. C'è chi afferma che, se il vertice dell'Università non opponesse un ««deciso no» a consegnare il «borgo» alla città, l'intervento per restaurare e recuperare questo itinerario savoiardo che si allunga per cinquesei isolati, da piazza Castello a via Rossini, sarebbe imminente. Ma per arrivare alla soluzione, oltre alle risorse, Comune, Università e Sovrintendenza, assieme ad altri enti (dalla Regione alla Provincia, dall'Intendenza di Finanza alle autorittà militari, alle banche) dovranno trovare l'intesa. «Tanto più - afferma Ugo Perone, assessore alla Cultura a Palazzo Civico - che sarebbe impensabile e dannoso un conflitto tra istituzioni entrambe al servizio della città». Professor Perone a che punto siamo? E' vero che, se non ci fossero veti e rivendicazioni, in quel borgo ci sarebbe già il L'assessore Ug Perone cantiere per il recupero? «Posso dire una cosa sola: quell'area è grande, c'è posto per tutti. Il Comune, non vuole né acquisirla, né restaurarla. Vuole ragionare nel modo più largo possibile per far rinascere una zona nella quale ognuno può far valere i propri diritti. Purché diventi un'area viva, un borgo che si riapre. Credo che l'Università non rischi nulla a ragionare su queste ipotesi. Tanto più che il Comune potrebbe trovare altre soluzioni. La Cavallerizza è un problema della città, di tutti, Comune e Università compresi». Prima si dovranno però liberare gli edifici. Che cosa c'è ancora tra il Regio e via Rossini? «C'è ancora tutto. Ho visitato il Borgo due mesi fa. C'è degrado, ci sono i "locatari", non è un'area libera. Ma possono stare tranquilli: non siamo nella logica di mandare via la gente. Penso che chi sta lì ne abbia il diritto. Ma ha anche il diritto di abitare in una zona vivibile». Vivibile? Come? «Con operazioni di arredo urbano, mettendo in ordine la parte retrostante dei giardini reali, appena il Crai va via». Da chi e da cosa sarà sostituito? «Non si tratta di sostituire, ma di creare: attività culturali, negozi, ritrovi in stile, librerie, botteghe d'antiquariato, dipartimenti universitari. Purché la gente circoli, sermpre: mattino, pomeriggio e sera». Ha avuto incontri ufficiali recenti con il rettore Dianzani? «Ufficiali no. Comunque ci riuniremo a fine mese, per l'associazione Torino Capitale. In quell'occasione penso che si parlerà anche della Cavallerizza. E spero proprio che troveremo l'accordo». Giuseppe Sang. _>rgio Le case del complesso edilizio ora abitate da una settantina di famiglie erano un'appendice di Palazzo Reale nel XVII e XVIII secolo L'assessore Ugo Perone
Persone citate: Dianzani, Formica, Giuseppe Sang, Juvarra, Professor Perone, Ruberti, Savoia, Ugo Perone
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