«Dopo di me la noia»

Dal Qatar il francese manda un avvertimento al tennis I Hockey su pista Dal Qatar il francese manda un avvertimento al tennis «Dopo di me la noia» Leconte: sono l'ultimo genio DOHA. Gli occhialini tondi da intellettuale gli danno un'aria matura, ma Henri Leconte, 32 anni il prossimo 4 luglio, è sempre il solito guascone. In campo ne combina ancora una dietro l'altra: litiga con arbitri e giudici di sedia e poi scherza col pubblico, lo coinvolge, scatena entusiasmo. Riesce insomma in tutto quello di cui non sono capaci i giocatori moderni, i tipi alla Sampras, bravissimi ma piatti, spersonalizzati, noiosi. E non solo perché il moschettiere della Davis francese possiede sempre il miglior braccio del circuito ed è capace - a dispetto di una pancetta alla Panatta dei bei tempi di raffinatezze stilistiche che, negli ultimi anni, si sono viste fare soltanto a lui e a McEnroe. Non vinceva un incontro da sei mesi Leconte, ma l'altro ieri al Qatar Open di Doha, il torneo degli emiri del petrolio, è tornato fuori, e alla sua maniera. Ha battuto in un match bellissimo un giocatore robusto come il russo Alexander Volkov, venendo fuori da una situazione intricatissima: salvato un match-ball a sfavore, poi ne ha sprecati 6 prima di chiudere l'altalena di emozioni e strappare l'ultimo applauso del pubblico del deserto, deliziato per 2 ore e 35' dai suoi tocchi preziosi e dalle sue gag a ripetizione. Oggi incontra il belga Dewulf per entrare nei quarti. Per risollevare l'interesse del pubblico (e di tv e sponsor) attorno al tennis alla naftalina di questi tempi, la ricetta è semplicissima: trovare degli altri Leconte. Ma di tennisti dotati di talento e di senso dello spettacolo all'orizzonte non se ne vedono, bisogna consolarsi col vecchio «Riton», anche se gli restano poche cartucce da sparare. «Sì, mi sento l'ultimo dei mo- lucani. Quelli della mia generazione ormai se ne sono andati tutti, adesso ha mollato anche Lendl, in giro ci sono rimasti solo i giovani. Questo per me sarà il sedicesimo anno di attività, in maggio se tutta va-bene disputerò il mio 15° Roland Garros. Chiaro che non posso sperare di giocare bene tutto l'anno, però un colpaccio qua e là magari lo posso ancora fare». C'è chi dice che bisognerebbe mettere Leconte sotto una campana di vetro per conservarlo, o farlo proteggere dal Wwf come razza in via di estinzione: quella dei tennisti spettacolari. «Eh sì, è proprio vero: a parte me non c'è nessuno in giro per il quale pagherei il biglietto d'ingresso. Certo, è un problema di personalità, la gente non viene solo per vederti buttare la palla dall'altra parte della rete ma per esplorare il tuo carattere, per farsi coinvolgere dall'avvenimento. Intendiamoci. Io ho il massimo ri¬ spetto anche per chi è freddo e non lascia trasparire alcuna emozione. Sampras: se non fosse così, concentratissimo sul suo tennis, non sarebbe arrivato al numero 1 del mondo». Come mai i giocatori degli Anni 90 sono tutti privi di personalità? «Non è del tutto vero. Agassi è uno che ha sempre i titoloni dei giornali, qualsiasi cosa faccia. Becker ha una forte personalità, Ivanisevic coi suoi comportamenti folli è a modo suo un personaggio. Tra i giovanissimi c'è Medvedev che sa far divertire la gente. Certo, ce ne vorrebbero tanti di tipi così». Cosa fare, allora, per rilanciare il tennis? «Non certo cambiare le regole, o altre trovate assurde tipo quella dell'estate scorsa di mettere la musica a tutto volume ai cambi di campo. Una stupidaggine del genere la potevano pensare solo gli americani dell'Atp, che al giorno d'oggi hanno il controllo di questo sport. Agli americani non è mai piaciuta la Coppa Davis, che invece è e sarà sempre la gara più importante, perché coinvolge i sentimenti nazionalistici del pubblico, porta a tifare, a immedesimarsi nei giocatori». Leconte è uno che di Coppa Davis se ne intende. In Francia, da quando trascinò la sua Nazionale alla vittoria dell'insalatiera nella storica finale di Lione sugli Stati Uniti, Henri è uno degli sportivi più amati, nonostante sia ormai un giocatore a mezzo servizio. Lui stesso si sente in fase calante, tanto da rinunciare alla prossima trasferta in Australia e al successivo primo turno di Davis. «Ho un appuntamento più importante: mi sposo il 20 gennaio». La fortunata si chiama Marie-Sara, e di mestiere fa la torera nelle corride della Francia del Sud. Che coppia di caratterini... Alessandro De Giorgi Henri Leconte, 32 anni e presto sposo

Luoghi citati: Australia, Doha, Francia, Francia Del Sud, Lione, Qatar, Stati Uniti