Elezioni sì, ma a macchia; in pensione sì, ma quando?

Elezioni sì, ma a macchia; in pensione sì, ma quando? lettere AL GIORNALE Elezioni sì, ma a macchia; in pensione sì, ma quando? Chi non ci sta si dimetta Per la soluzione della crisi politica attuale si potrebbe ipotizzare una terza via diversa dal ribaltone e dallo scioglimento del Parlamento. Quei parlamentari che non si riconoscono più nella coalizione per la quale hanno ricevuto un mandato dagli elettori si dimettano e, nei rispettivi collegi, si rifacciano le elezioni secondo alleanze più consone, ante cabina elettorale. Sarebbe, mi pare, una decisione di alto profilo morale ed un'occasione per ribadire il carattere di servizio alla volontà popolare e non alla professione personale dell'impegno politico. Carmelo Miragliotta Bergamo Anche all'lnps non ne sanno nulla Sono un artigiano vercellese con 35 anni di contributi. Ho chiuso l'attività a fine '93 e sono stato incluso nel blocco delle pensioni previsto dal governo Amato. Con la nuova Finanziaria, i dipendenti pubblici e privati vanno in pensione dal 1° gennaio '95, gli artigiani e i commercianti non si sa quando. Mi sono rivolto all'lnps e all'associazione artigiani, ma nessuno ha saputo dirmi nulla, ho telefonato al numero verde del ministero ma è sempre occupato. Sono da un anno senza nessuna entrata: vorrei sapere se c'è qualcuno che mi può dire quando potrò andare in pensione. Roberto Cortissone, Vercelli Non si può sapere tutto Il lettore Antonio Sacco di Bari - pur dopo aver (giustamente) affermato che «la disumanizzazione della nostra società non è addebitabile alla scienza, bensì alla fallibilità etica dell'uomo» ammette che «la scienza ha le sue responsabilità» in quanto «ha meccanismi che se incontrollati possono farla degenerare in fattore di disumanizzazione» (La Stampa del 28 dicembre). Certo, va riconosciuto il grande merito di chi sale (o tenta di salire) un monte, per l'appunto quello della scienza, senza farsi atterrire dalla sua altezza e dalla sua ripidezza; un monte che ha erte, forre, burroni, pareti a picco, aspre pietraie, passi paurosi, che i martiri della scienza insanguinarono coi loro generosi tentativi di allargare l'orizzonte dell'umanità, la quale apprese da essi quali nuovi panorami si scoprissero dalle altezze da loro rispettivamente raggiunte. Ma c'è da sperare che gli ostacoli insormontabili richiamino ai limiti dell'ingegno umano, alla moderazione d'un orgoglio che troppo presuma da se stesso. Perché sulla vetta di quel monte non è consentito all'uomo di giungere mai: essa si perde nelle nubi dell'ignoto in cui non possono ficcare lo sguardo le creature terrene, finite e limitate. Il mito antico dei giganti che lo tentarono e perirono sotto le rovine dei massi da loro accatastati per giungere al cielo, ha forse ancora un senso ed un valore: quello di trattenere l'uomo dalla folle presunzione di tutto sapere. Giulio Ruldian, Torino Anche il fucile a volte fa bene Da anni sostengo che, per la buona salute dell'ecosistema, è necessario talvolta usare il fucile anche nelle aree protette. In tutti i parchi del mondo si pratica questo tipo di selezione, quando occorre. Anche in Italia. Su alcuni giornali (che non mi hanno concesso nemmeno il diritto di replica) sono stato attaccato pesantemente da ambientalisti di complemento e da animalisti in servizio permanente attivo. Dandomi del bugiardo, hanno giurato che non si spara in nessun parco del mondo. A smentirli, leggo oggi la beta novella: il presidente Scalfaro ha offerto ai poveri della capitale un piatto speciale. Pasta e lenticchie? No, daino e polenta. Ma la Lav, benemerita associazione animalista, non ha trovato nulla da eccepire. «I daini offerti dal Presidente - ha dichiarato il consigliere Sansolini - provengono dagli annuali abbattimenti, fatti per evitare la sovrappopolazione, nella te¬ nuta di Castel Porziano». Per chi non lo sapesse, la riserva di Castel Porziano è una delle più importanti aree protette del Lazio. Quindi avevo ragione io. Quindi, è vero che nei parchi si svolge un'attività di selezione con la carabina (perché è di questo che si parla). Questo lavoro lo fanno i cacciatori o le guardie, e credo proprio che a daini, cervi o camosci non interessi molto sapere chi preme il grilletto. L'esempio di Castel Porziano non è il solo in Italia. Qualche altro esempio? Parco dell'Argenterà: nello scorso autunno i cacciatori hanno effettuato abbattimenti selettivi su cinghiali e mufloni. E' pronto il piano per intervenire anche quest'anno sui camosci (chiedere informazioni alla Regione Piemonte). In molti parchi dell'Alto Adige si pratica la caccia di selezione (da parte dei cacciatori). In quella zona del Parco dello Stelvio che ricade sotto la Provincia autonoma di Bolzano si è cacciato fino all'83. Poi il Wwf ne ottenne dal Tar la sospensione. Oggi tutti, forestali compresi, chiedono che venga riaperta la caccia di selezione per limitare i danni che i troppi cervi fanno al bosco e al sottobosco (chiedere notizie e conferme alla Provincia autonoma di Bolzano, all'Ispettorato provinciale delle Foreste e l'Ufficio Parchi della Provincia). Nel parco svizzero dell'Engadina le guardie fanno abbattimenti selettivi, e come! (chiedere notizie all'Ispettorato Caccia e Pesca del Canton Grigioni, Coirà). Per quanto riguarda poi il conforto scientifico alle tesi che sostengo e difendo, chiedere informazioni all'ispettore sanitario del Parco del Gran Paradiso e ai professori Balbo e Meneguz dell'Università di Torino, e leggersi gli atti dei convegni sui parchi che si sono svolti in Europa da dieci anni a questa parte. La filosofia predicata da chi ha trasformato il dibattito sull'ambiente in un circo dove vengono sbranati tutti quelli che la pensano in maniera diversa ha portato alle epidemie nei parchi, o alle stragi indiscriminate compiute come estremo rimedio nelle aree protette della Mandria e di San Rossore (dove gli animalisti avevano interdetto per anni gli abbattimenti selettivi). Il tipo di ge¬ stione che io sostengo ha migliorato notevolmente la quantità e la qualità della fauna in tutto l'arco alpino, ovunque sia lecito praticare un certo tipo di caccia. Fornisco qualche cifra: solo nella provincia di Bolzano si è passati dalle poche centinaia di caprioli e di camosci del dopoguerra ai quarantamila caprioli e ventimila camosci di oggi, prelevando mediamente il 15 per cento del capitale fauna. Questo è il tipo di caccia che intendo io. Le aree protette non sono su un altro pianeta, e sono soggette alle stesse leggi biologiche delle zone dove si pratica la caccia. Quindi, talvolta, è necessaria qualche potatura. Che poi siano i cacciatori o le guardie a praticarla, è solo «questione di immagine», ma anche di denaro fresco che entrerebbe nelle casse dei parchi. Queste sono le menzogne, le mie «stupidaggini» come le chiamano i marchesini dell'ambiente, quelli che dai loro dorati salotti disegnano i confini tra il Bene e il Male... Bruno Modugno, Roma Quei traditori che lasciano la Lega Leggo su La Stampa, che Maria Grazia Siliquini e Gilberto Cormegna hanno lasciato la Lega Nord; giustamente, Roberto Vaglio dice: «In Regione ho ricevuto il mandato dagli elettori del Carroccio, lo porterò fino in fondo». Abbene, io ho votato Lega Nord e ritengo traditori tutti coloro che lasciano il partito che li ha eletti durante la legislatura. Essi, carpendo la buona fede degli elettori, antepongono sfrontatamente i propri interessi a quelli della collettività. Se non condividono più le idee del loro partito lascino il Parlamento e il relativo lauto stipendio. Lorenzo Cerutti Borgomanero (Novara)

Persone citate: Antonio Sacco, Balbo, Bruno Modugno, Carmelo Miragliotta, Gilberto Cormegna, Lorenzo Cerutti, Maria Grazia Siliquini, Roberto Cortissone, Roberto Vaglio, Scalfaro