Banchieri il realismo esistenziale
il caso. Nuovi documenti capovolgono la biografìa della Austen Morto il pittore Banchieri il realismo esistenziale SMASSA IUSEPPE Banchieri, il pittore del ((realismo esistenziale», è morto il 30 dicembre scorso a Poveromo, presso Massa. I parenti hanni ieri diffuso la notizia. Milanese, nato nel '27, con madre toscana cantante lirica, crebbe a Firenze, dove ebbe come professore anche Garin; e a Firenze iniziò l'Accademia. Poi a Milano, alla Brera di Carpi. «Mi indicarono - scrisse - l'aula del Professor Aldo Carpi. Entrai, dentro c'erano tutti, dico Romagnoni, Guerreschi, Vaglieli e Ceretti. Mi parve di conoscerli da tempo, lessi sui loro volti, istintivamente, che erano le persone giuste». Erano i moschettieri del ((realismo esistenziale», esordienti nel 1954 al Centro Sociale Cooperativo di Milano. Nel 1956, presentando alla Galleria Pater Banchieri e Vaglieli, Mario De Micheli rilevava le affinità con il gruppo francese «La Ruche»: realtà povera, asciutta, «disegnata», ma investita anche con violenza da colori lividi; affinità con la Roma di Vespignani. Ben presto, alla fine degli anni '50, una sorta di dubbio melanconico, un'ombra di emozione simpatetica con la realtà di ascendenza pittorica lombarda, stende veli sulla asciuttezza dell'occhio di Banchieri. Nascono allora gli Interni-esterni che coniugano la realtà interiore vissuta dello studio del pittore con lo sguardo attraverso la finestra su una natura povera, periferica. E' il momento delle Biennali di Venezia del '58 e del '62. Questa oscillazione fra lucidità analitica, apparentata con Ferroni, e malinconici sogni lombardi rimane costante lungo gli anni '60 e '70. Nell'ultimo quindicennio, legato a tipiche gallerie di tendenza oggettiva come Forni a Bologna e Appiani 32 a Milano, la lucidità al limite dell'iperrealismo e l'immedesimazione con una sorta di molecolare disperdersi della sostanza stessa delle cose, implacabilmente riflesso dallo specchio o dal vetro della finestra, si fondono in una sorta di evocazione laica della «Vanitasi?; una parentela formale e spirituale con il nostro Saroni. Marco Rosei
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