L'archeologo e la Croce

IILTURA OLI Earcheobgo e la Croce Ritrovati a Gerusalemme i resti di un giustiziato ai tempi di Gesù PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Crucifige!» urlava la folla a Pilato. Che finì per cedere. Il seguito lo conosciamo. 0 meglio credevamo di saperlo. Invece no. Crocifisso, ma come? Chiunque abbia negli occhi l'iconografia tradizionale risponderà con sicurezza: piedi e palmo della mano inchiodati, gambe sulla verticale, figura a T. I minuscoli crocifissi pettorali o quelli a grandezza naturale che ornano a milioni le chiese sono lì per testimoniarlo. Errore. Il museo Rockefeller di Gerusalemme ci insegna il contrario. Vale a dire che Gesù potrebbero averlo crocifisso in posizione semiseduta e/o impiegando funi - non chiodi - per le braccia. Sarà un dettaglio, ma scoprirlo duemila anni dopo può dare un brivido. Come la mettiamo inoltre con le stimmate dei mistici? Il vero Crocifisso ne smaschera forse l'inconfessabile origine autosuggestiva? Sono, in verità, problemi che gli studiosi investigano da anni. Ma in cenacoli stagni. La «Sala crocifissione» del Rockefeller Museum - assai vicino, guarda caso, al Golgota ha il merito (o la colpa) di «esibire» un patibolo diverso, modificando se non la teologia l'immaginario cristiano. Nel raccontarlo, in un lungo reportage dalla capitale israeliana, il quotidiano Liberation va oltre. «Una mostra rivisita il dogma» dice il titolo. Presunzione eccessiva. E' la morte in croce, non le sue tecniche, a costituire materia di fede. Eppure la «rettifica» coglie nel segno, destabilizza, apre nuovi interrogativi. Né mancheranno irrudicibili critici. In ogni caso, l'expo gerosolimitana ha successo. E il conservatore Ornit Ilan definisce con involontario humor la stanza della controversia il «vero clou». Che in francese, oltre ad «attrattiva», significa proprio «chiodo». Dentro, troviamo il reperto dello scandalo. E' il tallone trafitto da un chiodo, che appartenne a Yehochanan Ben-Hagkol, ebreo sui 24-28 anni dalla corporatura efebica e il viso asimmerico. Lo crocifissero decapitato - presso Gerusalemme fra l'anno 6 e il 70 dell'era volgare. Di Gesù era insomma più o meno coetaneo, forse discepolo. Il professor Vassilios Tzaferis, ex monaco greco-ortodosso convertitosi all'archeologia, individuò nel '68 la grotta che ne celava il sarcofago. Una misericordiosa sepoltura postesecuzione, non dissimile da quella che si attribuisce, per f Gesù, a Giuseppe d'Arimatea. Ma un particolare subito colpì Tzaferis. Quel lungo pezzo di ferro che attraversava per intero il tallone. I tradizionalisti esulteranno. Ma se il metallo conferma la ricostruzione tramandata dai Vangeli, altri segnali modificano - e parecchio il quadro. La croce doveva avere una minuscola ^ barra trasversale intermedia, vero seggiolino su cui poggiava il giustiziando. Femori in torsione a 45 gradi appena sopra le caviglie. Due supplizi contemporanei. E per le braccia, i chiodi trapassano il polso: altrimenti la presa non tiene, e il corpo finirebbe a testa in giù. Per Vassilios Tzaferis, grazie a Yeochanan penetriamo, infine, il mistero del Calvario. E tuttavia dall'85 l'antropologo Joe Zias gli guerra per contestarne il sponso. A suo dire, fecero passare le braccia della vittima dietro il «patibulum», legandogliele. E le gambe sarebbero verticali ma divaricate, una positura che i pittori di Medio Evo e Rinasci- fa re¬ mento giudicavano blasfema. Mancando terze ipotesi, l'uno o l'altro dovrebbe avere ragione. E torto l'iconografia più accreditata. Cioè la tradizione. Ma nulla prova che a Gesù fossero stati inflitti esattamente i medesimi orrori di Yeochanan. LA STAMPA i resti di un giustiziato ai tempi di Gesù heobgo roce f 'Arimatea. olare subito l lungo pezzo ersava per inradizionalisti se il metallo truzione trageli, altri se e parecchio doveva avere ^ Zias gli starne il fecero passavittima dietro gandogliele. E o verticali ma ositura che i vo e Rinasci- fa re¬ mento giudicavano blasfema. Mancando terze ipotesi, l'uno o l'altro dovrebbe avere ragione. E torto l'iconografia più accreditata. Cioè la tradizione. Ma nulla prova che a Gesù fossero stati inflitti esattamente i medesimi orrori di Yeochanan. te forme, un solo significato i Vangeli ai cavalieri delle Crociate In alto a sinistra, una crocifissione di Lucas Cranach A destra, particolare della crocifissione TEOLOGIA DEmcrcadesaveCrpegnstchglchnuè Pa«tdenesnealPane«IGsofomNfifotePopilemstATE pure le vostre allegrezze in questo dì funestissimo, o peccatori, che avete vinto. Voi con le vostre ostinate scelleratezze avete usato ogni possibile sforzo a toglier dal mondo l'innocente Figliol di Dio, a straziarlo, ad abbatterlo, ad ammazzarlo. Ecco appunt'ora dal Calvario io ne scendo, apportatore a voi di tal novella e fo sapervi per cosa indubitatissima com'egli a vista di popolo innumerevole, nudo, derelitto, deriso, ha esalato dopo tre ore di agonia penosissima il fiato estremo sopra un patibolo». Paolo Segneri, il famoso predicatore gesuita del Seicento, dava inizio a un suo sermone del Venerdì Santo, con questa invettiva contro i peccatori, colpevoli della crocifissione di Cristo. Se il grande quaresimalista secentesco, in un drammatico apparato di oratoria, poneva la croce come una visione di vergogna per i peccatori, c'è, piuttosto, soprattutto nella cultura cristiana antica, una concezione della croce che è di sollievo per l'uomo. Il «legno» della morte di Cristo è, sì, il supplizio doloroso e ignominioso applicato ai ribelli, ai ladri, ai briganti, ai pirati, quindi il supplizio del disonore, il supplizio «servile», dei servi, degli schiavi, ma per il cristiano esso di In alto a sinistra, una crocifissione di Lucas Cranach A destra, particolare della crocifissione di Griinewald

Luoghi citati: Gerusalemme, Griinewald, Parigi