Pasquini: ben venga la chiarezza nel caos

Pasquini: ben venga la chiarezza nel caos Polemico intervento del presidente della Lega delle cooperative raggiunto da un avviso di garanzia Pasquini: ben venga la chiarezza nel caos «Oggi più che alle aziende si pensa ad avere un buon avvocato» BOLOGNA. L'automobile da Roma con il presidente nazionale della Lega delle cooperative Gianfranco Pasquini è arrivata poco prima delle 16 davanti alla sede bolognese della Lega. Appena in tempo per incrociare i finanzieri delle Fiamme gialle che se ne andavano dopo aver sequestrato due faldoni di documenti utili per le inchieste dei magistrati che si occupano del filone «rosso» di «Mani pulite». Pasquini è arrivato in Emilia per partecipare ad una riunione del comitato di crisi convocato d'urgenza nella quale l'unico punto all'ordine del giorno era costituito dal destino di Pasquini stesso, raggiunto da un «avviso di garanzia» del giudice veneziano Carlo Nordio che ipotizza per lui il reato di favoreggiamento per avere invitato le Leghe ad adottare «misure preventive» rispetto ad eventuali iniziati¬ ve della magistratura. Che fa Pasquini? Resta; si dimette; si autosospende... In mattinata aveva deciso di andarsene per avere la possibilità di difendersi in sede giudiziaria e «avere modo di seguire avvocati e processi con la necessaria libertà personale». Poi Pasquini ha convocato una conferenza stampa a Roma ma la sua posizione è nota. «Ho valutato la possibilità di autosospendermi - sostiene per scindere la mia posizione personale da quella delle coop. Dovendo pensare a difendermi non posso fare con efficienza il mio mestiere di presidente e di imprenditore di aziende associate». Gli hanno ribattuto a Bologna: «Difendendo te stesso difendi anche l'intero movimento delle coop e quindi è meglio che tu resti dove sei». Pasquini non è convinto della serenità dei magistrati. Troppe pres¬ sioni sui giudici, troppe inchieste «chiamate a distanza». E, poi, quel documento anonimo che circolerebbe in Parlamento che invita e, quasi, istiga i settori della magistratura a setacciare e a prendere di mira le coop. Controprova? «Il fatto che non s'indaghi a Bologna è probabilmente dovuto al fatto che il movimento cooperativo qui è forte. Ci sarebbe una reazione delle istituzioni, delle forze sociali ed economiche, una presa di posizione sul piano della solidarietà». Questo pensa Pasquini, ma da queste parole il deputato dei Ccd Carlo Giovanardi, già autore insieme ad una sessantina di altri parlamentari di un'interrogazione, nel novembre '93, su possibili assunzioni irregolari da parte delle coop, ha preso lo spunto per un altro intervento. Questa volta lo firma con i colleghi Vietti e Peretti e lo in¬ dirizza al ministro Biondi per sapere quali iniziative intenda prendere per respingere veri e propri «avvertimenti» alla magistratura bolognese e per assicurare l'opinione pubblica che la legge in Italia è uguale per tutti e dovunque, Emilia Romagna e città di Bologna comprese. Per Pasquini e per la Lega delle coop (e soprattutto per l'aspetto centrale di tutta questa vicenda, vale a dire i presunti finanziamenti che dalle coop sarebbero stati elargiti al pci-pds) l'ora della chiarezza comunque si avvicina. «E ben venga questa chiarezza - ribadisce con forza Pasquini - al di là del caos politico e istituzionale nel quale siamo precipitati e che ha prodotto, ad esempio, l'avviso di reato a Berlusconi nel bel mezzo del summit di Napoli. Io l'ho trovato un gesto inutile e non l'ho apprezzato. Ma il caos ha lasciato spazio ad altri poteri che l'hanno riempito». Dunque «la conseguenza - secondo il presidente della Lega delle Cooperative - è che oggi nelle Leghe non si pensa più a come incrementare i fatturati o migliorare l'organizzazione ma scegliere buoni avvocati e cercare d'intuire da che parte arriverà il prossimo colpo». Per tentare di pararlo. [l.d.b.] Gianfranco Pasquini

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