Va in onda la risata del sondaggista di Curzio Maltese

Va in onda la risata del sondaggista —I LÀ CRISI IN TV Va in onda la risata del sondaggista I L 47 per cento degli italiani crede ancora a Berlusconi e sarebbe disposto a votare oggi per il blocco An-Forza Italia. Lo ha minacciato il professor Piepoli l'altra sera durante il Berlusconi show a Raidue. E rideva. Non che sia di destra, è fatto così. Ogni volta che dà i numeri per conto degli italiani, gli scappa da ridere. La maggioranza vuole la pena di morte? Aumentano gli aspiranti suicidi? I giovani non fanno più sesso? E giù risate. E' la follia del sondaggista. Il professor Piepoli ha riso da solo per quasi tutto il tempo del comizio live] di Silvio Berlusconi in carne, ossa, polsini e doppiopetto. Un successo di audience: sei milioni. Nonostante la significativa contro programmazione: «L'Armata Brancaleone» (Raiuno) e «Che cosa ho fatto io per meritare questo?» (Raitre). Sarà anche incapace di governare, ma come propagandista tv il Cavaliere resta il migliore, Mike compreso. Dal vivo o in cassetta non delude mai. Dice sempre le stesse cose. Ma ogni volta è un po' peggio di come te lo aspetti. Usa un italiano più approssimativo («Se questo ribaltone non sarebbe un golpe, io non lo so»), gesticola troppo e ormai lascia trasparire tutto il disprezzo per le istituzioni. E' insomma come piace agli italiani. Un Grande Banalizzatore. Ha la capacità di enunciare con enfasi le frasi più ovvie e il pregio di portare alla luce le idee più rozze di una borghesia arretrata, perenne vittima di indicibili risentimenti e cattivi umori che però non avrebbe mai il coraggio di esprimere in prima persona. Nessun anti comunista, per quanto trinariciuto, oserebbe per esempio sostenere ancora in pubblico, in tv, ma neppure al bar, che chi vota il centro o la sinistra è «illiberale», «vuole la fine della libertà e del capitalismo» e addirittura «punta a espropriare le seconde case». Non perché non lo pensi. Ma perché ci farebbe la figura dello stupido. Berlusconi invece lo fa, ne ha il coraggio. E la gente glien'è grata. Con quel tono nevrastenico poi, alla Sgarbi, che assumono ormai quasi tutti appena la tv li invita a esprimere un parere, fosse pure sulla festa della mamma. Senza naturalmente avere di Sgarbi la cultura, la padronanza della lingua, la prestanza e i capelli. Le qualità insomma che impediscono a Sgarbi o a Ferrara (fisico a parte), d'essere davvero «popolari». La gente adora piuttosto se stessa. Un popolo di santi, poeti e imitatori. Berlusconi lo sa e infatti ha smesso di citare Maritain e Calamandrei. Al massimo Nordahl: «Io ho non ho mai giocato né ala destra né sinistra, sempre centravanti...». I tg hanno perfino detto che avrebbe ritirato la sua «squadra» da Montecitorio. Come a Marsiglia, nel finale, col Milan ormai sconfitto. Un precedente sfortunato: il Milan fu squalificato per un anno. Ma l'Uefa, il calcio son cose serie. Eppure Berlusconi avanza nel vuoto, come un anno fa, senza neppure la fatica di rinnovare il repertorio: un milione di promesse. Fra lui e la gente non c'è quasi nulla. E quel quasi sono gli avversari. Che invocano la par condicio come una panacea di tutti i mali. Come se in tv e in politica davvero bastasse «esserci». Curzio Maltese ìse^J

Luoghi citati: Ferrara, Marsiglia