Buontempo: «Non spacco il msi» di Fabio Martini

wmMmmmmm^ Jilt £pp mwwmmsi Buontempo; «Non spacco il msi» Ma il Cavaliere: Vaia dura se ne andrà wmMmmmmm^ Jilt £pp mwwmmsi IL DUELLO NELLA FIAMMA ■ROMA L Berlusconi gasatissimo dell'altra sera in tv ha dato tutto per scontato: «So che al congresso dell'msi ci sarà un divorzio con l'ala dura». Il Cavaliere lo sa, Fini ci spera: una bella scissione fascista al congresso di scioglimento dell'msi sarebbe l'ideale per accreditare An nell'Olimpo democratico. Uno showdown che consentirebbe a Fini di andare in giro per il mondo con la lieta novella: visto? Ci siamo liberati delle camicie nere... E infatti, dietro le quinte, Fini sta facendo di tutto per portare al congresso lo scalpo più ambito, quello lanuginoso del pecora, il coriaceo Teodoro Buontempo, il «simbolo del male», il «mostro», l'incubo della sinistra radicai chic. E così, prima delle feste di Natale, Fini ha mandato al suo vecchio amico Buontempo un avvertimento. L'ultimo e il più minaccioso. Salone delle assemblee dei deputati di An, riunione a porte chiuse: er pecora ha appena finito di parlare e di ripetere che «il quadro politico è cambiato e che dunque bisogna rinviare il congresso di scioglimento dell'msi». Un discorso fatto per dovere, senza speranza. Ma appena Buontempo si risiede, Fini gli manda un bigliettino ripiegato in quattro parti e così concepito: «Caro Teodoro, probabilmente non hai capito che la vera questione che dovremo affrontare è quella di capire chi potrà far parte di Alleanza nazionale e chi no. Regolati di conseguenza. Gianfranco». E Fini non è uno che spreca le parole, tanto più quando sono messe per iscritto, sia pure su un bigliettino volante. «Regolati...», avverte il capo. E Buontempo, che conosce da 20 anni Fini, si mette paura, ci dorme su e alla fine decide: lui non molla, da An non se ne andrà. «Stanno facendo di tutto per tenermi fuori - racconta - qualche amico di Fini è anche venuto a dirmelo chiaro e tondo: Teodoro tu sei uno con le palle, uno bravo, perché non metti su una bella Rifondazione fascista?». Er pecora sorride: «Non mi avranno, non glielo farò questo favore!». Buontempo resta avvinghiato a Fini, la scissione quasi certamente non ci sarà, ma gli uomini del capo non hanno perso l'ultima speranza di perdere per strada quel rompiscatole, quel fascista che, più di Rauti, più ogni altro, incarna il «male». Spiega Maurizio Gasparri: «A fine gennaio il nostro congresso si svolgerà in due tempi: nei primi tre giorni il congresso dell'msi, poi quello di An che voterà i primi 3-4 articoli dello Statuto, una sorta di carta dei principii molto chiara, che parlerà di antitotalitarismo e di antirazzismo. A quel punto chi ci sta, non può più tornare indietro». E se questa tagliola difficilmente basterà a tosare er pecora, alla fine potrebbero decidere di non iscriversi al nuovo partito quattro personaggi storici, quattro vecchi camerati che sono nel cuore dei militanti missini. Il primo è Pino Rauti che dopo essersi espresso contro lo scioglimento dell'msi, da qualche giorno come racconta chi lo conosce è entrato in una fase di riflessione. «Alla fine - dice Buontempo - potrebbe decidere di non iscriversi ad An, un po' come Ingrao». E lo stessa, silenziosa scelta potrebbero fare l'ex repubblichino Giulio Cesco Baghino, l'ultimo sopravvissuto alla storica riunione del 26 dicembre 1946, quando fu fondato l'msi nello studio romano di Arturo Michelini; Enzo Erra, un o dei pochi intellettuali mis¬ sini che negli anni del «ghetto» con i suoi giornali ha raggiunto ambienti fuori del partito; Franco Franchi, che Fini ha voluto nel Csm, ma che è un nostalgico del vecchio partito. E così, con i vecchi camerati stanchi che se ne vanno in pensione, alla fine una piccola Rifondazione fascista potrebbe farla uno che è fuori dall'msi già da molto tempo: l'ex senatore Giorgio Pisano, che ha già bello e pronto il suo movimen¬ to «Fascismo e libertà», sonoramente battuto alle elezioni. Pisano ha un piano: punta a mettersi in tasca il simbolo dell'msi, quella fiammella tricolore che Fini vuole traslocare, rimpicciolita, nel simbolo di Alleanza nazionale. Ma i precedenti non incoraggiano Pisano: finora tutte le guerre in pretura hanno dato torto agli «scissionisti» e infatti Fini è ricorso alla magistratura contro l'uso del simbolo della fiamma da parte dei «comitati per la continuità del movimento sociale» di Pisano. E intanto Maurizio Gasparri avverte: «Attenzione, perché sarebbe miope valutare un congresso storico come quello di An con un unico metro di giudizio: quanti se ne sono andati? Al nostro congresso, al quale inviteremo anche Rifondazione comunista accadrà ben altro». Fabio Martini

Luoghi citati: Pisano, Roma