Dell'Utri in missione da Bossi di Giovanni CerrutiMaurizio Costanzo

Il presidente di Publitalia «ambasciatore» per conto di Berlusconi Il presidente di Publitalia «ambasciatore» per conto di Berlusconi PelFUtri in missione da Bossi // senatur: voleva l'astensione, ho detto no ROMA. Passettini veloci, le mani strette dietro il cappotto grigio scuro, a testa bassa nei 20 metri di corridoio, Marcello Dell'Utri entra deciso nell'ufficio mentre la tv manda la sigla del Tg2 ore 13. Resta il tempo del telegiornale, alle 13,21 esce, ma da un quarto d'ora le agenzie avevano già battuto la notizia: «Marcello Dell'Utri, presidente di Publitalia, ha in corso un colloquio con Umberto Bossi». Mistero. Che ci sarà andato a fare, cosa porta l'ambasciatore di Berlusconi. Venti minuti, Dell'Utri se ne va come è arrivato, passettini, mani dietro la schiena, testa bassa. E ripassa davanti ai cronisti. «Ambasciatore di Berlusconi? No, e neppure per conto di altri», sfuma Dell'Utri all'uscita. Bossi, nella sua stanza, sta spiegando ai suoi come sarebbe andata: «Gli ho detto che può venire anche Berlusconi in persona, ma tanto non cambia niente, la Lega non si sposta». Giù in strada Dell'Utri sta ancora sfumando, a passettini: «Conosco Bossi e sono venuto a fargli gli auguri di buon anno. Nessun rametto d'olivo, non siamo a Pasqua. Abbiamo fatto una chiacchierata, abbiamo parlato del più e del meno. Anche di questioni contingenti, certo. Ma non di politica, perché io non mi occupo di politica...». E per questa visita di Dell'Utri a Montecitorio, leghisti e non, dissidenti e non, si sono dimenticati la crisi, le ipotesi, la malattia di Scalfaro. C'era, proprio all'una, la con- ferenza stampa dei sei ultra antiBossi guidati da Gualberto Niccolini, i «dissidenti dei dissidenti». C'era, alla stessa ora, una colazione tra Roberto Maroni e i «dissidenti moderati». E più tardi, alle tre, l'assemblea plenaria di tutte le dissidenze leghiste. Dichiararsi a favore delle elezioni immediate, come hanno scritto Niccolini e altri tre al presidente Scalfaro? Oppure, maronianamente, prendere altro tempo e aspettare? Dal fronte della dissidenza, a sera, arriveranno i segnali di un altra tregua. «Va tutto molto bene, il gruppo è compattissimo», annuncia Maroni. Erano in 20 all'ex hotel Bologna. «Ma siamo almeno in 40», conta il vicepresidente del Senato Marcello Staglieno. «Più di 50», aggiunge e corregge Luigi Ne¬ gri. Compatti, compresi gli ultra di Niccolini («sì, forse non avevo capito bene») nel dichiarare il loro no alle elezioni immediate. Compatti nel dire sì a un governo «che rispetti la centralità del Polo delle Libertà». Poi, se questo non sarà possibile, se non resterà altro che un «governo del Presidente», allora si vedrà. Ma fino a sera i leghisti (tutti) hanno tentato di decifrare quella visita, questa inattesa apparizione di Dell'Utri a Montecitorio. Bossi il pomeriggio l'ha passato tra la registrazione di una mezz'ora al «Maurizio Costanzo Show» e un'ora in diretta da Gianfranco Funari. Pochi sapevano, solo gli intimi come il sottosegretario alle Poste Antonio Marano: «Sì, è andato da Umberto pensando al futuro della sua azienda». Bossi da Funari va più in là: «Penso - dice e sorride che sia venuto non solo a salutarmi, ma anche a verificare se in qualche modo è possibile rimettere in sella Berlusconi. Niente da fare...». Sicuro, sicurissimo, o almeno così si è presentato negli studi berlusconiani, Bossi ha galoppato tutto il pomeriggio sull'ottimismo. In ordine sparso: Berlusconi non c'è e non ci sarà più, Scalfaro è e sarà il Padre della Seconda Repubblica, entro un paio di giorni darà l'incarico al nuovo premier che probabilmente sarà un tecnico, il nuovo governo andrà in Parlamento a prendersi i voti di chi ci sta senza preclusione alcuna nei confronti di Forza Italia. Sarà un governo che metterà mano all'economia, mentre il Parlamento («Costituente») si occuperà delle regole, dall'antitrust al blind trust. «L'incarico e dopo una decina di giorni il nuovo governo decolla», assicura Bossi. Tranquillizzante, o almeno così ha provato a mostrarsi, Bossi insiste a non dar credito alle possibili fughe dalla Lega. Fughe che potrebbero mandare all'aria il futuribile nuovo governo. «Ma sono tutte balle - giura il dolomitico Erminio Boso, voce bossiana doc -. E' Forza Italia ad essere alla canna del gas. Dell'Utri ha chiesto a Umberto di sostenere un Berlusconi bis minoritario con l'astensione della Lega. Berlusca dice che 60 dei nostri sono pronti a passare con lui, e invece sono 32 dei suoi pronti a passare con noi!». Fosse vera la cannonata di Boso, esplosa proprio durante l'assemblea dei deputati forzisti, Berlusconi presente, si spiegherebbe l'ottimismo di Bossi: «Ai nostri offrono posti, collegi, campagne elettorali da quasi un miliardo. Ma chi è leghista ha una coscienza e non tradisce». I dissidenti, in ogni caso, continuano a dissentire e non vogliono sentir parlare di governi senza Forza Italia. Si vedranno a Milano, dopo l'Epifania, per contarsi davvero, questa volta con i consiglieri regionali e comunali. Ma Bossi, sicurissimo o folle, va avanti: «I numeri ci sono, carta canta... Anno nuovo, governo nuovo». Giovanni Cerruti un onoli n ac e na, i a ila ln- A lato, Gianfranco Fini. A sinistra Pino Rauti, ex segretario msi, a destra Teodoro Buontempo Il leader della Lega Umberto Bossi ieri ospite del Maurizio Costanzo show

Luoghi citati: Bologna, Milano, Roma