Il Cavaliere: sono sicuro vincerò

Il premier ai deputati di Forza Italia: «Io o il voto, e i sondaggi ci danno in salita» Il premier ai deputati di Forza Italia: «Io o il voto, e i sondaggi ci danno in salita» Il Cavaliere; sono sicuro, vincerò «Il ribaltone per la Lega è già un autogol» ROMA. «Se mettono in minoranza la maggioranza, allora vuol dire che siamo come in Algeria. E non voglio pensare che il presidente voglia agire contro la Costituzione. Le strade, quindi, sono solo due o un nuovo governo con lo stesso presidente del Consiglio o le elezioni. Per i giochini di Buttigliene non c'è più spazio: lui è delegittimato». E' un Silvio Berlusconi determinato quello che, all'indomani del «vertice» del polo, arringa i deputati e i senatori di Forza Italia. Un Berlusconi che non risparmia nemmeno Scalfaro: «Il presidente - ironizza - dice di avere questa malattia, chissà se è vero. Io so solo che altri capi dello Stato facevano le consultazioni anche con quaranta di febbre. Lui invece fa sapere che la malattia gli durerà fino a lunedì e chissà, a questo punto, gli proseguirà fino alla sentenza della Consulta». Va giù duro, il presidente del Consiglio: «Il ribaltone - spiega ancora ai suoi - ò una chimera: \ gli si sta trasformando nelle mani. Sta diventando un autogol. Avete visto come si è spaccata la Lega? Vedrete che fine farà quel traditore di Bossi». Ma ce l'ha anche con Buttiglione, il Cavaliere: «Come si permette di attaccarmi - afferma - quello è delegittimato dall'elettorato, che verrà con noi, e dal Vaticano che lo tiene sotto tiro». Alla riunione, dunque, si respira già aria di campagna elettorale. E infatti Vittorio Sgarbi esce e dice: «Qui parlano di politica, io vado via perchè preferisco trattare i collegi con Dell'Utri che si occupa di questo». Berlusconi con i suoi fa sfoggio di grande ottimismo («i sondaggi dice - ci danno al 33 per cento»). Del resto già in mattinata, in Consiglio dei ministri, il morale del Cavaliere è alto. Il sottosegretario Grillo illustra il decreto per Roma capitale, e lui interviene: «Dobbiamo prepararci al Giubileo: verranno quaranta milioni di turisti». Il ministro Publio Fiori lo guarda e gli chiede scherzando: «Presidente da come parli sembra che resteremo in sella fino al 2000». E il Cavaliere, di rimando, ridendo: «Infatti, ci resteremo». Uno scambio di battute che fotografa bene la tattica che Berlusconi ha adottato: quella di ostentare grande sicurezza, quasi avesse già la vittoria in tasca. Il che significa anche fare il viso dell'armi agli avversari. E a palazzo Chigi il «nemico» è rappresentato dal povero Francesco Speroni, che si prende una bella lavata di capo. Il ministro leghista si lamenta per tutte le cose che il governo dove¬ va fare e non ha fatto. Il Cavaliere ad un certo punto non ne può più e sbotta: «Tu non puoi andare in tv a dire che il governo Berlusconi non rispetta i patti. Io, al contrario di quelli della Lega, la parola l'ho sempre mantenuta. Per me è una cosa sacra. Proprio voi che avete tradito non potete dire queste cose». Ma che cosa dà tutta questa sicurezza al Cavaliere, visto che in campo avversario ostentano la medesima tranquillità? D'Alema sostiene di avere «la soluzione in tasca». E Irene Pivetti si esprime suppergiù negli stessi termini: «C'è in campo una proposta a cui nessuno potrà dire di mmM no», confida ad alcuni • deputati della sinistra. Chi sta bluffando? I nemici del Cavaliere? A giudicare dal dialogo di ieri mattina tra i pidiessini Umberto Minopoli e Umberto Ranieri si direbbe di sì. I due esponenti dell'ala riformista della Quercia, seduti su un divanetto della Camera, si interrogano sul perchè di questa crisi («Ma come abbiamo fatto ad aprirla se non avevamo nessuna ipotesi pronta per sostituire Berlusconi?»), quando vedono passare di lì Ludovico Festa, ex pei ora collaboratore di Giuliano Ferrara a palazzo Chigi. «Tenete duro, mi raccomando, perchè sennò la democrazia va a rotoli», lo incita Minopoli. Un atteggiamento bizzarro per chi dovrebbe avere la «soluzione in tasca». Ma se il Cavaliere è convinto di farcela perchè Marcello Dell'Utri va da Bossi? Infatti circola voce che il presidente di Pubblitalia sia andato dal senatur per chiedergli di astenersi su un Berlusconi bis. Però non è così: Dell'Utri è andato da Bossi per dirgli di smetterla di insultarlo. Maria Teresa Meli Ma D'Alema attacca «Abbiamo in tasca la soluzione» Pivetti: «Proposta a cui nessuno potrà dire di no» , i e e à i a e a à e Berlusconi con i suoi fa sfoggio di grande ottimismo («i sondaggi dice - ci danno al 33 per cento»). Del resto già in mattinata, in Consiglio dei ministri, il morale del Cavaliere è alto. Il sottosegretario Grillo illustra il decreto per Roma capitale, e lui interviene: «Dobbiamo prepararci al Giubileo: verranno quaranta milioni di turisti». Il ministro Publio Fiori lo guarda e gli chiede scherzando: «Presidente da come parli sembra che resteremo in sella fino al 2000». E il Cavaliere, di rimando, ridendo: «Infatti, ci resteremo». campo avversario ostentano la medesima tranquillità? D'Alema sostiene di avere «la soluzione in tasca». E Irene Pivetti si esprime suppergiù negli stessi termini: «C'è in campo una proposta a cui nessuno potrà dire di mmM no», confida ad alcuni • deputati della sinistra. Chi sta bluffando? I nemici del Cavaliere? A giudicare dal dialogo di ieri mattina tra i pidiessini Umberto Minopoli e Il presidente dimissionario del Consiglio, Silvio Berlusconi

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