Dal nulla ti creo un mito anche questo è America di Alessandro Baricco

Dal nulla ti creo un mito anche questo è America B A R N U M LO SPETTACOLO DELLA SETTIMANA Dal nulla ti creo un mito anche questo è America PASADENA si pronuncia pasadina, con la esse come Sassari, che però è un posto molto diverso. Pasadena è in California, e per l'italiano maschio medio è una città legata per sempre a un ricordo: che non è il rigore spedito da Baggio alle stelle, ma qualcosa di molto più raro e simbolico: Franco Baresi che piange in mondovisione. Singhiozza come un vitello, in diretta, davanti a milioni di persone, un secondo dopo aver perso i Mondiali. Per l'italiano maschio medio è stata una liberazione. Se piange Baresi puoi piangere anche tu. Dobbiamo a lui una sorta di passaporto collettivo per il paese del dolore. Da Pasadena in poi è stato tutto più semplice. A Pasadena ci sono andato perché ogni anno, nel primo giorno dell'anno, lì fanno la Rose Parade: che gli americani hanno deciso essere una cosa straordinaria e memorabile. Una parade è una sfilata, tipo Carnevale di Viareggio, per capirsi. In America ce n'è un muc¬ chio: ma due sono quelle davvero importanti: una è a New York, l'altra è a Pasadena. Se tu chiedi a un americano perché mai è una cosa così straordinaria lui ti risponde con una frase che testimonia l'impareggiabile logica di questo popolo, così felicemente pragmatista: perché lo è. Sublime. Ho capito che bisognava andare, e vedere. La prima cosa che davvero ti lascia secco la vedi il giorno prima, dalle prime ore del pomeriggio in poi. Arrivano in migliaia, da tutta la California ma anche dall'Indiana, dall'Oregon, dal Colorado, dalla Pennsylvania, da dovunque: e si accampano ai bordi della via principale. Dieci chilometri di marciapiedi: e per 10 chilometri tu vedi un'umanità che bivacca con ordinata e felice civiltà, come esule da chissà quale planetaria catastrofe. Da casa si sono portati tutto: la sedia del salotto per vedere la Parade in prima fila, belli comodi, la brandina per dormire, coperte a tonnellate per uscire vivi dal freddo della notte e poi thermos da ettolitri, barbecue (giuro), coperte coperte coperte, lo stereo, la vecchia nonna che non perde una Rose Parade da anni, Risiko, palle palloni pallette, quintalate di roba da mangiare, la televisione portatile con antenna di due metri (e sullo schermo chi c'è? Il tenente Colombo, ancora lui), stufe a gas, trombette, il neonato povero innocente, il cesso chimico, la bandiera degli States e fiumi di birra. Sembra un convegno mondiale di homeless, ben organizzati, però, il Rotary dei senzatetto. Sono, dicono, 500 mila. Neri, orientali, bianchi, messicani, portoricani, è l'orgia del mix etnico. Bevono, dormono, cantano, ballano, produco¬ no quintali di spazzatura, ma lo fanno con grande civiltà. E aspettano. Quel che aspettano arriva finalmente alle 8 e mezzo del mattino dopo. E', giuro, una palla micidiale. Naturalmente il baseball è peggio, ma anche la Rose Parade non scherza. Dura due ore. Due ore di bande musicali, carri tipo Carnevale di Viareggio ma un po' più grandi, cavalli e cavalieri, auto d'epoca, sceriffi sindaci e governatori, qualche vecchia gloria, e un dirigibile nel cielo a fare la reclame. E' difficile spiegarlo così, a freddo, ma per quel genere di cose, da queste parti, delirano. Hanno deciso di delirare. Strillano che è un piacere, tutti, signore con Nike ai piedi e capelli tinti rosa sunset, bande giovanili con look da brivido, padri di famiglia con cappellino e pancia d'ordinanza, quelli del '68 con la coda di cavallo e la faccia di Keith Carradine, nugoli di messicani, perfino qualche intellettuale, cioè quelli con la giacca e senza cappellino. Strillano, salutano, applaudono e scattano foto, che finiranno dritte su qualche agghiacciante comò fìnto vittoriano, di fianco alla cyclette e al freezer da 500 litri, in salotto. That's America. Questa è l'America. E non è la fesseria che sembra. C'è qualcosa di straordinario in questo decidere, tutti insieme e una volta per tutte, che quella è una cosa straordinaria: ed essere capaci di farla diventare straordinaria. E' un modo di creare un'epica della vita che non ha paragoni. Questi riescono a creare il mito partendo dal quasi nulla. Una bevanda gasata con caffeina e cocaina dentro, un giro di accordi che chiami rock, un'autostrada, un gioco in cui colpisci una palla con una mazza e poi corri più veloce che puoi, un uomo qualunque che però diventa presidente, la finale del torneo dei licei, una polpetta di carne tra due fette di pane, un topo che si chiama Mickey, una bislacca marmellata di razze e nazioni che chiami America. Non importa cos'è, veramente, tutta questa roba. Gliela metti in mano e diventa mito. Sono i professionisti della meraviglia. Geniali e contagiosi. Magari non è una forma di intelligenza, ma certo è una forma di sapienza. Che se ci pensi, non c'è santo, alla fine devi ammettere che è una cosa bella. E se ti chiedi perché, la risposta è una sola: perché lo è. Alessandro Baricco In 500 mila alla «Rose Parade» di Pasadena Contagiosi professionisti della meraviglia

Persone citate: Baggio, Franco Baresi, Keith Carradine, Nike