«Troppo allenamento fa ammalare» di Daniela Daniele

Ricerca australiana dimostra che lo stress fa perdere glutammina dal sangue Ricerca australiana dimostra che lo stress fa perdere glutammina dal sangue «Troppo allenamento fa ammalare» / medici: l'eccesso di fatica abbassa le difese SPORT ESTREMO SOTTO ACCUSA OLTRE ogni limite. Ma con giudizio. Inseguendo il miraggio del risultato a ogni costo (e con la colonna sonora di «Momenti di gloria» incorporata nel "mito") è anche possibile farsi del male. Lo ha dimostrato un gruppo di ricercatori australiani: il superallenamento abbassa le difese fisiche. Lo studio, pubblicato sul Medicai journal of Australia, rileva come nel sangue degli atleti sottoposti ad una fatica eccessiva diminuisca il livello di glutammina, uno degli aminoacidi essenziali al funzionamento del nostro sistema immunitario. I ricercatori suggeriscono una semplice analisi del tasso di glutammina per scoprire i soggetti a rischio prima che salute e rendimento ne soffrano. Il basso livello di glutammina è l'unico segnale biochimico, in comune, tra gli atleti che si sono ammalati per sovrallenamento. Certo, si possono ridurre i danni della «perdita» con integratori dell'aminoacido (cosa che, per inciso, si fa da tempo), ma dal gruppo australiano emerge soprattutto un consiglio: il riposo è il rimedio più importante. Soprattutto dopo una giusta dose di allenamento, riesce a indurre mutamenti nel metabolismo, migliorando la forma fisica. E' d'accordo con i colleghi australiani il dottor Carlo Tranquilli, responsabile del laboratorio analisi dell'Istituto di Scienze dello sport (Coni) e medico della nazionale di calcio Under 21. Lo specialista sottolinea co¬ me da tempo sia noto che l'eccesso di fatica può provocare danni. «Il fatto interessante - osserva - è, adesso, in questa nuova prova scientifica». Il bombardamento dei massmedia, l'ansia del successo, la paura di non essere in grado di rispondere al carico di aspettative nei loro confronti spinge, invece, molti a tirare troppo la corda, fino a farla spezzare. «A questo punto - continua il dottor Tranquilli - deve intervenire l'organizzazione che si prende cura di loro: il preparatore atletico ha il dovere di stare a continuo contatto con il medico. Ogni atleta, sia che gareggi da solo sia che lavori in squadra, deve poter modulare i propri sforzi in modo equilibrato. Così facendo, tra l'altro, si ottiene il contrario dell'abbassamento delle difese immunitarie: un vero e proprio rafforzamento». Tutti gli sportivi sono seguiti con questi criteri? «Purtroppo no - risponde il medico -, ci si comporta così soltanto per quelli di altissimo livello. Il resto è affidato all'improvvisazione». Il «resto» sono le squadre di calcio minori («e ogni squadra ricorda Tranquilli - non è una persona, ma tante persone»), e gli atleti che gareggiano in competizioni che non hanno eco nazionale. Il vero pericolo è per questi soggetti ai quali nessuno insegna che varcare la soglia di guardia della propria resistenza può portare a conseguenze anche tragiche. Elio Locatelli, che fino a pochi mesi fa è stato direttore tecnico della nazionale d'atletica, mette in guardia dal pericolo dell'overtraining. «L'eccesso di fatica fa male e abbassa le difese immunitarie - conferma -, è cosa più che risaputa. Ma ogni buon allenatore sa riconoscerne i sintomi in tempo». Quali sono? «Prima di tutto si osserva, nell'atleta, una certa difficoltà "di recupero", poi inappetenza, quindi caduta di peso, spesso disturbi del sonno e un'accentuata irascibilità. Quel¬ lo è il momento d'intervenire». In che modo? «Gli integratori alimentari sono, senz'altro, un ottimo supporto. Del resto, chi si sottopone a una certa fatica deve anche seguire una dieta particolare: non dimentichiamolo, non siamo fatti per allenarci sei ore al giorno! Quindi, bisogna aiutare il fisico in queste condizioni e saper fermare in tempo chi sta entrando in una fase pericolosa. La cosa migliore, in certe condizioni, è senz'altro il riposo». Lei ricorda un caso in cui ha avuto la dimostrazione che stanchezza e sistema immunitario sono strettamente collegati? «Sì, mi viene in mente il terribile mal di gola che afflisse Salvatore Antibo in un momento di particolare fatica per lui». Secondo lei, i preparatori atletici sono tutti così scrupolosi? «No, per niente. Purtroppo c'è molta improvvisazione e poca professionalità. Ma superare i limiti fisiologici è una pazzia che può costar cara». Daniela Daniele Una ricerca australiana lancia l'allarme sul troppo allenamento. A fianco, l'ex direttore tecnico della nazionale d'atletica Elio Locatelli

Persone citate: Carlo Tranquilli, Elio Locatelli, Salvatore Antibo, Tranquilli

Luoghi citati: Australia