La lega lancia l'allarme golpe di Giovanni Bianconi

Manfroi: c'era un piano per l'intervento di forza dopo lo sciopero del 2 dicembre Manfroi: c'era un piano per l'intervento di forza dopo lo sciopero del 2 dicembre La lega lancia Yallarme golpe «Carri armati pronti a marciare su Roma» UN VECCHIO FANTASMA ROMA. E' bastato un incontro organizzato da amici comuni, in montagna, tra un senatore leghista c un magistrato romano, a scatenare il nuovo «allarme golpe». A cui è immediatamente seguita la consueta serie di commenti tra l'ironico e l'indignato, con qualche preoccupazione più per il metodo che per il contenuto dell'allarme. E un improvviso vertice serale al Quirinale, col vice-presidente del Consiglio Tatarella, il ministro dell'Interno Maroni e quello della Difesa Previti, che fin dal mattino l'aveva sollecitato per rispedire al mittente accuse e sospetti lanciati su Forza Italia e An. Il senatore è Donato Manfroi da Cencenighe Agordino, provincia di Belluno, funzionario Inps e parlamentare da due legislature; il magistrato non si sa, Manfroi non vuole rivelarne il nome. Nella cena a Cencenighe si parlava di insediamenti mafiosi nel Bellunese, ma poi il discorso è caduto sui rischi di colpo di Stato, e il magistrato avrebbe detto cose che nemmeno 12 ore dopo Manfroi ha riversato in un'interrogazione parlamentare al ministro dell'Interno. Per sapere - è scritto nell'interrogazione - «se i servizi di sicurezza abbiano avuto notizia di un piano da attuarsi in occasione della manifestazione sindacale del 2 dicembre nella città di Roma (poi annullata, n.d.r.), inteso ad aggravare deliberatamente il clima di tensione», e se «risulta che tale piano contemplasse l'uccisione di un magistrato romano». Secondo il senatore leghista, il piano contemplava «l'occupa¬ zione manu militari della città di Roma con reparti blindati dell'esercito» e «l'emanazione di leggi eccezionali intese a limitare le garanzie democratiche, in particolare la libertà di stampa». Manfroi ricorda anche l'evacuazione delle scuole occupate «richiesta da membri del governo»,, e chiede «se si ri- tiene che tale operazione potesse far parte del piano di incremento dello stato di tensione sociale». E ancora: «A quali persone o ambienti si può far risalire la progettazione del piano?». La notizia del progetto di golpe, condita da un po' di suspense sul nome del magistrato, at¬ traversa il gelo di Roma e scatena commenti per lo più negativi nei confronti del senatore «interrogante». Maroni risponde a Manfroi in diretta tv, durante il Tg3: «A me e ai servizi segreti non risulta nessun tentativo di golpe. L'amico Manfroi avrà ricevuto informazioni che forse si riferivano ad uno schieramento di forze nel Risiko, o a qualche altro gioco». E Previti dice: «0 si tratta del delirio di un povero pazzo, o siamo di fronte all'escalation del disegno di destabilizzazione messo in atto da una parte del mondo leghista». Maurizio Gasparri, sottosegretario all'Interno di An, parla di «farneticazioni» così come il ministro Fiori, quello che avrebbe chiesto a Maroni - ma lui nega - di far sgomberare le scuole. Solo il leghista Boso sembra dar credito all'interrogazione, e avverte: «Nelle istituzioni e in alcuni ministeri c'è gente legata alla massoneria e alla P2. Tutto il piano di Forza Italia si richiamava alla volontà politica a cui aveva dato l'indirizzo di massima il "venerabile maestro" Gelli». Alla Procura di Roma, da cui verrebbe la «fonte» di Manfroi, di progetti golpisti non sa niente nessuno. Ma alla fine di novembre il procuratore Coirò inviò una circolare per avvertire i sostituti che una «fonte internazionale» dei Servizi segreti aveva annunciato l'attentato ad un giudice per l'I o il 2 dicembre. Una rapida verifica, però, permise di rintracciare la «fonte» in Svizzera, e di stabilire che si trattava di persona assolutamente inaffidabile, tanto che Coirò firmò una seconda circolare, pochi giorni dopo, con il «cessato allarme». Adesso il presidente del comitato parlamentare di controllo sui Servizi, Massimo Brutti, chiederà a Manfroi di rivelare la sua «fonte»: «A prima vista - dice Brutti - ci sono elementi che non sembrano verosimili. Tuttavia bisogna capire come nasce l'allarme. In un momento delicato come l'attuale, c'è la necessità di tenere i nervi a posto, di non cedere all'allarmismo». E ieri sera al Quirinale, Scalfaro ha ricevuto solo rassicurazioni sul nuovo, presunto «allarme golpe». Giovanni Bianconi «Me lo ha detto un magistrato» Maroni ironico «Forse stava giocando a Risiko...» A destra: il ministro della Difesa Cesare Previti Sotto: fi ministro dell'Interno Roberto Maroni

Luoghi citati: Belluno, Cencenighe Agordino, Risiko, Roma, Svizzera