Funerali e tangenti: così fan tanti
Nel mirino della Procura le camere mortuarie di tutti gli ospedali cittadini Nel mirino della Procura le camere mortuarie di tutti gli ospedali cittadini Funerali e fungenti: così fan tanti L'arrestato: solo un regalo «Macché tangente. Era un regalo per Natale, niente di più». Attilio Maccione, l'infermiere responsabile delle camere mortuarie delle Molinette arrestato venerdì, non vuol sentire parlare di «mazzette» chieste ad un'impresa di pompe funebri. Nell'interrogatorio di ieri davanti al gip Luca del Colle (che ha convalidato l'arresto) ha continuato ad insistere nella sua versione e il magistrato lo ha rispedito alle Vallette. Ma il caso Maccione non è isolato. Di bustarelle che girano nelle camere mortuarie degli ospedali si parla da tempo, da quando scoppiò lo scandalo nei cimiteri con decine di arresti di interratoli che spogliavano i morti di ori e preziosi. Da quell'inchiesta principale, affidata al sostituto procuratore Donatella Masia, è scaturito questo stralcio che si preannuncia clamoroso: decine e decine di infermieri delle camere mortuarie di tutti gli ospedali cittadini avrebbero chiesto mazzette alle imprese di pompe funebri: «Facciamo lavori che non toccano a noi, dovete pagarci». E ora rischiano l'accusa di concussione. Avvisi di garanzia a raffica sono in partenza dagli uffici della Procura di via Tasso. L'arresto di Maccione, 54 anni, ha anticipato forse i tempi di un'indagine già avviata da mesi. Appare anzi strano il com- portamento dell'infermiere. Che gli investigatori puntassero sulle camere mortuarie si sapeva: e, nonostante questo, Maccione si è mosso ugualmente. Un'imprudenza o sicurezza di farla franca? Lui continua a negare tutto, ma a metterlo nei guai c'è la denuncia precisa dei titolari dell'agenzia Ave di via Monginevro 11/c. «Si è presentato pochi giorni prima di Natale, ha fatto capire che si aspettava il panettone e lo spumante. In pratica voleva 100 mila lire per ogni funerale fatto da noi. Ci ha detto che sarebbe ripassato prima di Capodanno». Ad attenderlo ha trovato però i carabinieri ai quali si erano ri¬ volti i titolari dell'Ave. Maccione, difeso dagli avvocati Forno e Piovano, ha spiegato così ieri al gip: «E' tutto un equivoco. Pochi giorni prima di Natale, sono passato da quelle parti e ho visto l'insegna Ave. Non sapevo che fosse lì. Ho fatto gli auguri. Il titolare mi ha detto: "Perché non ripassa, le facciamo un regalo". Così ho fatto. Mi hanno dato la busta e l'ho presa senza pensarci su, ma credevo si trattasse di 50 o 100 mila lire, non di più». Una versione che fa a pugni con l'altro elemento nelle mani del magistrato: una registrazione ambientale fatta nell'agenzia di via Monginevro e che metterebbe con le spalle al muro l'infermiere. Troppo sicuro di sé, Attilio Maccione, non ha neppure immaginato che tutte le sue parole potevano finire in una nastro. E così quando è andato a ritirare la busta avrebbe parlato a ruota libera. «Ha pre¬ parato i soldi?». E al titolare che chiedeva garanzie: «Ma posso star tranquillo per il futuro, non arriveranno richieste da parte di altri?», lui avrebbe risposto: «Si fidi, non deve pagare nessun altro». Perché Maccione pretendeva il denaro? Il titolare dell'Ave: «Ha detto che gli toccavano per certi lavori fatti per noi nelle camere mortuarie, per certe incombenze che non erano di loro competenza. E ha minacciato che se non avessimo accettato di pagare, avrebbe parlato male della nostra impresa ai parenti dei defunti». Nino Pietropinto L'infermiere delle Molinette respinge le accuse ma è tradito dalle intercettazioni telefoniche: «Paga e la tua impresa non avrà grane» Attilio Maccione arrestato e Donatella Masia che indaga sullo scandalo del caro estinto
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