La Nazionale? No mi tengo la chioma
Fabbri, ex et: «Non approvo neppure i giocatori con orecchini e barba incolta Baggio? Se fossi Sacchi, lo lascerei a casa» Il suo connazionale Batistuta per amor di patria ha detto «obbedisco», lui invece non cede La Nazionale? No, mi tengo la chioma Caniggia: Passarella, non mi manderai dal parrucchiere v,^v;.... BRACCIO FIRENZE EGLIO la chioma o la Nazionale? Claudio Caniggia non ha dubbi: meglio i capelli. Lui non ha alcuna intenzione di recarsi dal parrucchiere per far felice il neo et argentino Passarella, sostenitore della zazzera corta per i suoi giocatori. No, Caniggia non rinuncerà mai, almeno così ha annunciato in un'intervista al quotidiano portoghese «A boia», alla sua lunga e ribelle chioma ossigenata per la Nazionale. Continuerà a scendere in campo così, con il nastrino sulla fronte che la trattiene fra una pallonata e l'altra. Non farà come il connazionale Batistuta, che per amor di patria ha sacrificato la sua fluente chioma bionda, da quattro anni (cioè da quando gioca in Italia nella Fiorentina) immacolata e preservata dalle forbici del barbiere, oggi trasformata in un taglio sobrio e anonimo. «La cosa non ha senso - ha inveito Caniggia -, non è certo per i capelli corti che i calciatori della Nazionale hanno giocato meglio con Romania o Jugoslavia. Eppoi a Passarella voglio ricordare che quando giocava nel calcio argentino, tutti i componenti della Nazionale erano capelloni. Un esempio? Mario Kempes, il grande protagonista del Mundial '78». Insomma, per Caniggia giocatore capellone non fa rima con bidone. Attualmente guida la classifica dei cannonieri nel campionato portoghese con 18 gol segnati col Benfica. Numeri che, secondo l'ex romanista, per Passarella dovrebbero contare più del look. Batistuta ha detto sì alle forbici, Caniggia no. Chi ha ragione? L'ex et azzurro Edmondo Fabbri non ha dubbi: «Batistuta, che ha dimostrato di voler bene alla Nazionale. E Passarella, una persona seria, convinta che un atleta debba sempre dare il buon esempio comportandosi da persona "normale". Io non capisco tutti questi giocatori che vanno in giro con i capelli lunghi, l'orecchino, i baffi e la barba incolta, che cambiano il look come una ca¬ micia. Non capisco neppure Roberto Baggio. Con quel codino... suvvia, fossi Lippi gli ordinerei di tagliarselo. E se fossi Sacchi lo lascerei a casa». Fabbri fa un salto indietro, e ricorda i suoi tempi: 28 anni fa, prima dei Mondiali in Inghilterra, convocò Gigi Meroni, aveva il pizzetto. Allora chiuse un occhio, poi però quando i due si ritrovarono a Torino, l'uno allenatore, l'altro giocatore. Fabbri gli suggerì di tagliarselo: «E Gigi dieci giorni dopo lo fece. Un gesto di rispetto, d'intelligenza. D'altronde la popolarità non si conquista con il look, ma meritandosela sul campo». Anche i baffetti di Sandro Mazzo¬ la, all'epoca, fecero storcere il naso al tradizionalista Fabbri. Ma nulla avevano a che vedere con i codini, i brillantini, le chiome leonine di oggi. Nel partito dei tradizionalisti va inserito anche Boniperti, che spedì subito dal barbiere lo zazzeruto Rui Barros quando mise piede a Torino. Accadeva sei anni fa. Da allora di «look estrosi» ne sono passati sui rettangoli verdi: dalla coda di cavallo di Zarate alle trecce di Gullit, dalla chioma di Stromberg ai brillantini di Lentini," fino ai trasformismi di Vialli (il quale, si dice, ha voluto inserire nel contratto bianconero una clausola che gli garantisca ogni libertà di immagine), passato dai riccioli alla rapatura a zero. E ancora: i boccoli biondi di Valderrama, i tagli da marine di Gascoigne e Boban, il pizzo e i baffoni di Lalas. E che dire di Effenberg, che sulla nuca si è fatto «disegnare» dal barbiere una tigre ruggente? Non ò solo per quello che Vogts non lo convoca più in Nazionale, però anche questo ha contribuito. Passarella docet. Brunella Ciullini Fabbri, ex et: «Non approvo neppure i giocatori con orecchini e barba incolta Baggio? Se fossi Sacchi, lo lascerei a casa» Caniggia (sin.): «Passarella dimentica che ai suoi tempi quasi tutti i nazionali argentini erano capelloni e la squadra era fortissima» Il codino di Robi Baggio Le treccine di Ruud Gullit La fluente chioma di Alexi Lalas
Luoghi citati: Firenze, Inghilterra, Italia, Jugoslavia, Lentini, Romania, Torino
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