Faulkner e i profeti del Sud di Claudio Gorlier

Nel cuore della provincia misteriosa dove il «folle» gode della massima considerazione Nel cuore della provincia misteriosa dove il «folle» gode della massima considerazione Faulkner e i profeti del Sud Da Altman a Bush, tutti ipadri di Forrest Gump H~ 0 ben presente il giardinetto, nel centro di Savannah, in Georgia, dove Forrest Gump, seduto su luna panchina in attesa dell'autobus, racconta la storia della sua vita ad ascoltatori occasionali, annoiati, scettici, partecipi, bianchi e afro-americani, perché la Georgia è nel profondo Sud come l'Alabama da cui Forrest proviene. In mezzo al giardino è collocata la tomba di un vecchio capo indiano: una pietra squadrata con una placca in bronzo. Questa di raccontare, o di raccontarsi, rimane una consuetudine quasi ancestrale nel Sud degli Stati Uniti, e Forrest, con il suo nome di leggendario generale confederato, viene dal «cuore di Dixie», come lo chiamano loro (peccato che nel doppiaggio manifesti un accento tosco-romanesco e riecheggi, con tutto rispetto, la cadenza del ministro Guidi). Ho ascoltato nel Sud infinite storie del genere, al ristorante, in autobus, su una panchina. Spesso terminavano con una richiesta di approvazione, o di consigli. Si sviluppavano con la caratteristica parlata meridionale, il «Southern drawl», quasi cantata, che unisce tutti nel Sud. Chiesero una volta a Martin Luther King che cosa ne pensasse del presidente Johnson, e lui: «Abbiamo entrambi il Southern drawl». Il Sud è perenne. Negli Stati Uniti, un Paese in costante movimento, dalle metropoli a Silicon Valley, il Sud, con l'eccezione forse di Atlanta in Georgia, mantiene le sue caratteristiche nel tempo. Forse non fa del tutto parte degli Stati Uniti; è un Paese caraibico, secondo un celebre paradosso di Carlos Fuentes, che di recente lo scrittore messicano mi ha convintamente ribadito. Lasciamo perdere Via col vento, s'intende, anche se contiene qualche grano di verità. Specularmente, non prendiamo alla lettera Easy Rider. Perché davvero l'ospitalità sudista esiste, perché succede che per strada un uomo s'inchini e si levi il cappello incontrando una donna sconosciuta, ma esiste pure la violenza, la crudeltà, celata nelle pieghe di una provincia misteriosa. Esiste la dolce Jenny di Forrest Gump, ed esiste il rozzo padre che la violenta. Volete una ideale galleria di gente del Sud nel paesaggio del Sud? Aprite uno splendido libro da poco uscito in italiano, Sia lode ora a uomini di fama, di James Agee (un grande scrittore misconosciuto da noi) e Walker Evans (un grande fotografo), pubblicato dal Saggiatore con una acutissima nota di Furio Colombo. Vi incontrerete le parole e i volti dell'Alabama nel 1936, in piena Depressione, e anche se i tempi sono fortunatamente cambiati, molti aspetti sopravvivono, insieme a molte caratteristiche istituzioni. Come la Grand Ol'Opry di Nashville, Tennessee, dove i coniugi Bush celebreranno il loro anniversario e che compariva in Nashville di Altman: il tempio della musica folk più popolare e magari più mielosa, le cui origini si perdono nel tempo, uno specchio in cui guardarsi e celebrare presente e passato. E se vogliamo chiamarli istituzioni, i serpenti a sonagli che infestano le praterie. E veniamo alla follia, che si annida nelle pieghe più insospettate. Mi capitò di andare a trovare, a Jackson, capitale del Mississippi, un individuo segreto e influente: secondo il Wall Street Journal, l'uomo più potente dello Stato. Era il capo dei Citizens Councils, una organizzazione della estrema destra razzista. Un gentiluomo squisito. Mi spiegò che tutti i presidenti, da John Kennedy in poi (ma forse già da Eisenhower) erano iscritti al partito comunista e tramavano per distruggere il sogno americano. Mi insegnò che la donna bionda del Sud è l'essere più vicino agli angeli di Dio. Ma accanto alla violenza e alla follia, alla generosità e al calore umano, esiste la suprema, disarmata, evangelica innocenza. Quella di Forrest Gump, che viene fatalmente associata alla malattia mentale. Il buono, colui il quale rifiuta il male in ogni sua forma, sarà necessariamente idiota, 'parente lontano del principe Myshkin di Dostoevski. Lo rivelerà, tra l'altro, il suo sorriso disarmato. Spesso il bianco del Sud si difende misurando il proprio sorriso. Ho visto da vicino il presidente Carter, che incarna in sé alcune delle grandi virtù sudiste. Pure, sorride unicamente con la bocca, quasi mai con gli occhi, che gli rimangono controllatamente gelidi: un'eredità calvinista, quasi a riflettere la presenza ossessiva del peccato originale. Di qui la liberatoria presenza di umanissimi idioti nella cultura del Sud, da Tennessee Williams a William Faulkner, a Flannery O'Connor, e di folli e di fantasmi, in Goyen. Per loro vale una parola, un concetto fondamentale nell'opera di Faulkner: fratellanza. Essa si applica agli uomini e agli animali, alla natura: ad esempio il personaggio faulkneriano che, incontrato l'orso, la preda, la vittima sacrificale, nel bosco, lo chiama padre e fratello. La sua vicenda verrà raccontata, da lui o da altri, nelle giunture spesso più elementari, come la iterativa storia della pesca dei gamberi narrata dall'amico nero di Forrest Gump, reietto dell'Alabama destinato a morire in Vietnam, un piccolo grande uomo, un altro idiota. Flannery O'Connor, la più grande scrittrice del Sud dopo Faulkner, mi disse una volta, con ispirata serietà, che nel supposto idiota, nel folle, si nasconde spesso un profeta. Ecco una profonda morale dal profondo Sud. Claudio Gorlier Tra «angeli biondi» e serpenti a sonagli nel Paese immortale che ricorda i Caraibi Una scena del film «Forrest Gump». Sopra, William Faulkner L'ex presidente Jimmy Carter