San Gimignano sulle colline di Los Angeles

San Gimignano sulle colline di Los Angeles Mille polemiche per il progetto dell'architetto Meier, ma il guru dei critici scrive: Dio non avrebbe fatto di meglio San Gimignano sulle colline di Los Angeles La nuova sede del Getty Museum ispirata al borgo medioevale toscano ~7v~] LOS ANGELES ! I UANDO i reggenti del | | Getty Museum hanno af1 I fidato all'architetto new.yjyorchese Richard Meier V il progetto della nuova sede, gli hanno fatto sapere che volevano un ambiente che doveva facilitare la ricettività del visitatore. Volevano spazi per le sculture del Bernini e per i quadri di Van Gogh, ma anche spiazzi, fontane, giardini dove entrare in uno stato di contemplazione, angoli da cui ammirare diverse prospettive della città. Avevano in mente i borghi medioevali e Meier, che ha disegnato l'High Museum di Atlanta e il Museo per le arti decorative di Francoforte, è dunque partito per l'Italia centrale alla ricerca di ispirazione. Non fosse per il profilo dei grattacieli, per la spettacolare veduta sul Pacifico, per la fila interminabile di macchine che avanza lentamente lungo la freeway a cinque corsie per direzione, oggi in effetti si potrebbe pensare che si è finiti a San Gimignano, a Spello, a Montefalco. Ma l'illusione dura un attimo e poi svanisce. Là sotto, in tutta la sua enormità e circondata dalla tristemente famosa coltre di smog che si staglia sull'orizzonte, giace la più estesa area metropolitana del mondo. C'è la città di Los Angeles. A dieci anni dalla prima pietra e a tre dal completamento dei lavori, è difficile dire quanto Meier sia riuscito a restare fedele a quel primo schizzo abbozzato in un ristorante di Orvieto sul classico tovagliolo di carta. Ma è possibile dire con certezza che il nuovo Getty Center non potrà lasciare indifferenti. C'è la bellezza della vista dalla collina su cui sorge, garantita per sempre: per evitare che a qualche vicino venisse l'idea di ostruirla, il Getty ha pensato bene di comprare quasi 300 ettari di terreno. C'è l'abbondanza di marmo travertino e altri segni di opulenza generalmente associati con il nome Getty. Con alle spalle un fondo di dotazione di oltre quattro miliardi di dollari e obbligato per legge a spendere almeno il 4,25% di questa somma, il Getty è il più ricco museo del mondo. Ma continuava a comprare Raffaello e Renoir, manoscritti bizantini e comodini Luigi XIV e vecchio Getty non aveva più lo spazio dove esibirli. Nella villa in stile romano di Malibu dove sorge il museo originale non c'era più posto e da qui è nata la decisione del nuovo centro. Uno scherzo da 733 milioni di dollari, oltre 1100 miliardi di lire. Mentre Malibu ospiterà solo la collezione di arte greca e romana, le rimanenti opere d'arte del Getty andranno nel nuovo museo, che consisterà di una lobby circolare di cinque padiglioni. Sulla stessa collina, sono in costruzione anche il centro per la storia dell'arte, quello per il restauro, la più grande e completa biblioteca d'arte d'America, l'auditorio, il ristorante e i caffè. Come accade regolarmente con tutti i lavori di una certa portata, il nuovo Getty ha già alimentato molte critiche. «Troppo tempo per troppo poco denaro», ha scritto caustico il critico di architettura del New York Times, Paul Goldberger. C'è chi sostiene che il centro sembra una prigione di lusso, chi ha da ridire sul fatto che sorge in cima a una collina. Forse quelli del Getty vogliono evitare il contatto con la città? Harold Williams, il potente presidente del Getty Trust, ride. «Ma quale isolamento?», ribatte. «Invece che a cento metri da una strada ci siamo piazzati cento metri in alto. E questo permetterà un fivello di partecipazione più ele¬ vato». Si è convertito anche Sam Hall Kaplan, un noto critico di architettura che all'inizio, ammette, era pronto a «detestare» il nuovo edificio. Adesso sostiene: «Se Dio avesse avuto tutto il denaro possibile, probabilmente avrebbe concepito lo stesso progetto. Intendo dire che questa è una costruzione che è qui per restare, che non si tratta né di una indulgenza passeggera né di un esercizio decostruzionista». Il nuovo centro potrà ospitare sino a 5-6 mila visitatori al giorno, che lasceranno le loro automobili in un parcheggio sotterraneo e da qui si imbarcheranno in un trenino elettrico che li porterà in cima alla collina. Una soluzione che ha già evocato paragoni con un'altra attrazione che sorge da queste parti, Disneyland. Ma Williams non sembra turbato per l'associazione: «Speriamo che il nuovo Getty diventi un punto focale della città e che aiuti a dare un senso di comunità». Lorenzo Sorta vecchio Getty Museum di Los Angeles