E a mezzanotte va la neo-spartizione

F STRATEGHI AL PIRELLONE E a mezzanotte va la neospartizione METTI una notte al trentesimo piano del Pirellone, una stanza satura di fumo, i volti segnati dalla tensione, le voci arrochite che si accalorano sull'eventualità di trasferire tal Fazzone in quel di Garbagnate, sull'opportunità di «segare il Piazza» perché altrimenti «la Margherita dà le dimissioni», sul pericolo che «la Lega perde Magenta» (ma in quel caso «ci mettiamo Diaz»), Metti insomma un operoso incontro dalla mezzanotte alla tre presso la presidenza della Regione Lombardia, aggiungi uno sbadato che dimentica di disattivare il tasto del «viva-voce» telefonico e per sovrappiù l'incommensurabile jella di un intraprendente cronista del Corriere della Sera che malauguratamente ficca telefonicamente il naso nel clou di una disdicevole trattativa e come risultato si otterrà il sapore della lottizzazione da Seconda Repubblica: arrogante e detestabile come quella della Prima, ma con un tocco di surreale insipienza, di mediocre dabbenaggine, di goffa imperizia che nei collaudati meccanismi della Prima Repubblica nemmeno si sognavano. Gli strateghi della neospartizione stanno lì, nella stanza del Pirellone, quando mancano meno di ventiquattr'ore allo scoccare del nuovo anno. Per quanto appesantiti dagli eccessi alimentari del Natale appena trascorso, devono sbrigare in fretta alcune pratiche in sospeso: la sistemazione dei manager per le Unità sanitarie della Regione Lombardia. Tangentopoli si è abbattuta come un ciclone sulle istituzioni e occorre pure salvare la faccia, dimostrare che la partitocrazia è finita, che è finalmente giunta l'ora della competenza, che bisogna pescare nelle mitiche riserve della mitica «società E--le». Alla bisogna avevapure mobilitato gli straordinari mezzi di una società adibita alla valutazione dei manager e incaricata di scartabellare tra i curriculum dei 900 candidati per scegliere i più competenti e più adatti alla gestione della salute collettiva. Operazione diligentemente portata a termine dalla società investita della grave missione per un esborso da parte della Regione Lombardia di circa 500 milioni di lire. Soldi buttati al vento. Piani andati in fumo per colpa di un disgraziato che ha schiacciato senza avvedersene il pulsante del «vivavoce» e per colpa del destino cinico e baro che ha regalato agli italiani la riproduzione esatta di un'attività lottizzatrice indefessa e applicata con minuzioso scrupolo. «Vediamo», dice uno dei lottizzatori come se agitasse un invisibile pallottolliere. «Vediamo: 24 al ppi, 14 alla Lega, il pds ne ha 7». «No, otto», lo interrompe con inflessibile pignoleria un'altra voce. E allora si rifanno i conti. Si snocciolano da capo i nomi fantozziani dei fortunati che hanno vinto la lotteria notturna della nomina per spartizione: Catarisano, Rotasperti, Fazzone, Crotti, Tana, Telimi, Abbate. No, «l'Abbate la metto su Viadana», dice uno. «Diaz bisogna che vada a Magenta», replica l'altro. «Non posso cacciar via Panté a calci nel culo», si inserisce un terzo, con tono di voce palesemente alterato. Lottizzazione pura. Come prima. Ma con 500 milioni in meno di prima. «Non si può mettere in discussione l'autonomia dei membri della Giunta», commenta adesso il presidente della Giunta regionale lombarda, Paolo Arrigoni. Appunto, come prima. Stesse parole. Stesse giustificazioni. Una sola differenza: l'apparecchio del viva-voce, provvidenziale. Pierluigi Battista sta

Persone citate: Abbate, Crotti, Diaz, Fazzone, Paolo Arrigoni, Pierluigi Battista

Luoghi citati: Lombardia, Magenta, Viadana