Abete va in politica? Al suo posto già pronto un Tronchetti
Abete va in politica? Al suo posto già pronto un Tronchetti NOMI E OLI AFFARI Abete va in politica? Al suo posto già pronto un Tronchetti Va a casa il primo governo guidato da Silvio Berlusconi con molti chili di troppo. Sette chili, uno per mese, li ha messi su il presidente del Consiglio, per sua stessa ammissione. Dodici in più ne confessa un altro combattente di prima linea, il sottosegretario alla Giustizia Mimmo Contestabile. Per Giuliano Ferrara, ministro dei rapporti con il Parlamento, si sussurra addirittura di una lievitazione record (ma l'uomo è record): 35 chili. Per non parlare dei due che fanno rima: Marco Pannella e Clemente Mastella. Altri sono più fortunati. Ha mantenuto la taille ascetica il ministro del Tesoro Lamberto Dini, la faccetta da bambino il ministro delle Finanze Giulio Tremonti. Sembrano Giulio sempre gli Trenìonti stessi il mini¬ stro degli Esteri Antonio Martino e dell'Interno Roberto Maroni, e perfino quello della Difesa, Cesare Previti. Questione di metabolismo, o di minori di- Prodi non bada alla linea spiacen. Il prossimo designato alla presidenza del Consiglio è avvertito: occhio alla bilancia. Anche se i candidati di cui si parla o non corrono pericoli per la linea, tipo Carlo Scognamiglio (uno dei rari esemplari in grado di infilarsi ancor oggi lo smoking dei primi balli), oppure se ne infischiano, tipo Romano Prodi che per nulla al mondo rinuncerebbe a affettarsi un buon pane e salame. In attesa del prossimo leader, l'Italia tira le somme dell'anno vecchio e progetta l'anno nuovo. E tra coloro che hanno progetti in testa ci sarebbe il presidente della Con- findustria, Luigi Abete. Attentissimo a capire come passare dalle fatiche dell'impresa all'impegno politico. Cosicché i suoi amici giurano che, se appena un varco si aprirà, lui rinuncerà in anticipo a viale dell'Astronomia pur di non rinunciare al sogno. Chi in tal caso prenderà il suo posto? Sempre gli stessi ben informati danno un nome certo: Marco Tronchetti Provera. Anche se non si capisce bene come costui, per quanto giovane e vigoroso, possa conciliare la guida degli industriali con la guida del gruppo Pirelli, nel quale ha recentemente concentrato i suoi interessi finanziari. Il quale gruppo è uscito sì dall'mergenza, ma ora lo attende la parte più complicata, quella delle alleanze. Come prova il re- Abete: voglia cente ingresso di politica nel capitale della Sirti. A meno che non si tratti di una confusione di nomi. Nel senso che a correre per Confindustria sia il fratello di Marco, Ro- Marco berto Tron- Tronchetti chetti, attuale vicepresidente di Assolombarda. Dal fratello Roberto, Marco ha recentemente separato i suoi destini economici, legandosi viceversa all'amico Jody Vender. Un connubio, quello tra Marco e Jody, rodato da tempo e destinate a nuovi traguardi. A proposito di alleanze, lo scorcio dì fine '84 ha consacrato un'accoppiata insolita e vincente, quella tra Luciano Benetton e Leonardo Del Vecchio, padrone di Luxottica. Non hanno fatto in tempo a comperare dall'Iri di Michele Tedeschi i supermercati Gs e gli Autogrill Pavesi, ed eccoli, sempre in- sbtvttGSczRC«utdScdURcngp sieme, mettere a segno un altro blitz in Spagna. Dove, con il controllo di Harmesa, puntano a diventare i re della ristorazione autostradale. Né va dimenticata la trattativa per Euromereato con Giancarlo Foscale, presidente di Standa. Che, se tutto fila liscio, li consacrerà tra i big della distribuzione italiana, a pari livello con la Rinascente guidata da Giovanni Cobolli Gigli. Sempre della serie «Avanti Tnveneto!», ecco sorgere un nuovo astro, la Charme Lunettes di Ennio e Walter De Rigo, che da Longarone punta dritta a Wall Street, per raccogliere i capitali necessari a spodestare, negli Usa, i mitici Rayban. Qualcuno comincia l'anno un po' peggio. Ad esempio Giuseppe Ciarrapico, che alla assemblea della Benetton fa Bognanco ha lo spagnolo visto intervenire la polizia, chiamata dall'azionista Francesco Santoro. Il Ciarra ora deve vedersela con possibili querele per minacce e con le indagini della Consob. E forse anche con il figlio Tullio, che da tempo consiglia al padre la via della prudenza e del lowprofile. Qualche problema l'ha anche Andrea Riffeser. Ora che il nonno Attilio Monti non c'è più, dovrà dimostrare di essere a sua volta un bravo capitano d'impresa, con l'aiuto di Gigi Guastamacchia da poco nominato braccio destro. Se non vuol correre il rischio di veder ridimensionato il suo potere editoriale, o subire l'ingresso di nuovi partner forti. Tra i molti fronti caldi di questo freddo gennaio, il più caldo, non c'è alcun dubbio, è quello delle banche. Un settore nel quale, anche nel 1995, ne vedremo di tutti i colori. Oggi la Consob darà quasi certamente il via libera alla contro-Opa sul Romagnolo lanciata dal gruppo raccolto intorno alla Cariplo di Sandro Molinari e dall'Imi di Luigi Arcuti. Intanto, sempre la Consob, ha affidato a (finora ignoti) esperti un parere sulla delicata questione dei rilanci, sui quali la legge suU'Opa è sinistramente oscura. Il presidente Enzo Berlanda vuole il conforto di terzi su un problema che, comunque vadano le cose, attirerà su di lui il malumore dell'uno o dell'altro dei contendenti. Entrambi lanciati a velocità supersonica alla conquista delle terre emiliane. Valeria Andrea Sacchi Riffeser Giulio Trenìonti Prodi non bada alla linea Abete: voglia di politica Marco Tronchetti Benetton fa lo spagnolo Giovanni Cobolli Gigli Acque agitate per Ciarrapico Andrea Riffeser
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