Stella di Poinsett La pianta natalizia dalle foglie rosse

Stella di Poinsett Stella di Poinsett La pianta natalizia dalle foglie rosse turalista, e riuscì a farla riprodurre e a curarne la diffusione locale. Ma ci volle quasi un secolo prima che la stella scarlatta facesse il suo ingresso in altri continenti. Agli inizi del Novecento un intraprendente europeo, Albert Ecke, si stabilì nei pressi di Hollywood per dar vita a una grande azienda specializzata nella coltivazione e nel commercio della poinsettia. Da allora la pianta messicana ha cominciato a conquistare nuovi mercati e a subire trasformazioni ad opera degli ibridatori, che ne hanno creato innumerevoli varietà, sempre più belle e resistenti, adatte a condizioni ambientali diverse da quelle di origine. In Messico, allo stato selvatico, la poinsettia, che appar¬ tiene alla famiglia delle euforbiacee (genere Euphorbia), è un arbusto perenne, alto fino a tre metri, e poiché fiorisce a dicembre è divenuta il simbolo del Natale. Ma, attenzione: la grande «stella» che costituisce la parte più appariscente della pianta non è affatto un fiore! La «stella» è composta da un certo numero di foglie apicali trasformate (bratee), vivacemente dipinte in rosso e disposte a raggiera attorno ai veri fiorellini che sono gialli, riuniti in mazzetti, e passerebbero inosservati se non fossero messi in risalto dalla sgargiante aureola. In natura la colorazione vistosa ha lo scopo di adescare gli insetti ai quali è affidato il compito di trasferire il polline dai fiori maschili a quelli fem¬ minili per fecondarli. I floricoltori sono giunti a ridurre in modo drastico l'altezza originaria delle piante, ottenendo anche esemplari nani, mediante la somministrazione di ormoni o di altri composti chimici, regolatori della crescita («brachizzanti»). Spesso questi prodotti offrono un ulteriore vantaggio: rendono le piante più resistenti a certe malattie provocate da microscopici funghi parassiti e prolungano la vita delle foglie e delle brattee; ci danno insomma la possibilità di godere più a lungo della loro fioritura. Tra gli obiettivi raggiunti dagli ibridatori, la selezione di ceppi con il maggior numero possibile di steli fiorali e la creazione di nuovi colori: così dalla gamma dei rossi si passa a un delicatissimo rosa e perfino al giallo e al bianco. In Italia la coltivazione della stella di Natale su basi scientifiche sembra destinata a grande successo. Ma mentre in alcuni centri della Sicilia, come a Catania e a Palermo, la pianta può vivere all'aperto anche d'inverno, altrove dev'essere necessariamente protetta in serra. E' di fondamentale imporr tanza conoscerne il comportamento in relazione al fotoperiodo, cioè alla durata dello ore di illuminazione quotidiana. Durante l'estate, quando il sole tramonta tardi, la poinsettia continua a svilupparsi in altezza, producendo esclusivamente foglie. Finché le ore di luce sono tante quante quelle di oscurità, non accade nulla di nuovo, ma la loro diminuzione in autunno rappresenta per la stella messicana un preciso segnale che fa scattare un meccanismo biologico: è giunto il momento della fase riproduttiva ed essa si prepara a fiorire. La situazione ottimale e rappresentata da un massimo di 10 ore di luce, alternate con 14 ore di buio. La conoscenza di questo piccolo segreto permette ai floricoltori di creare a volontà le condizioni per ottenere che la completa colorazione delle brattee coincida con il periodo natalizio, in qualsiasi parte del mondo. Infatti, aumentando o diminuendo la durata dell'illuminazione giornaliera, si provoca rispettivamente il ritardo o l'anticipo della fioritura. Cosi si fa ricorso a lampade adatte, da spegnere all'ora giusta, o all'oscuramento delle serre con tende nere, per esser certi di poter esaudire le richieste di mercato nei mesi di dicembre e gennaio. E' importante regolare anche l'intensità della luce e la temperatura. Le piante esotiche, affidate a mani inesperte tra le mura domestiche, hanno spesso un destino infelice: a nulla valgono le buone intenzioni di chi li ospita, quando se ne ignorano le esigenze vitali. E' un vero peccato lasciare che molte stelle di Natale, ormai sfiorite, finiscano nella spazzatura, soltanto perché uno scarso apporto di fertilizzante, o annaffiature troppo generose, ne ha fatto ingiallire le foglie. Enrico Stella Università di Roma Pier Carlo Marchisio Dibit, San Raffaele, Milano LJ IDEA di una guida unitaria perla ricerca europea gira da un po' tra gli scienziati. E' naturale che sia proprio il mondo scientifico, sovrannazionale per natura e tradizione, a dare una spinta a scelte culturali omogenee e a tornire alla comunutà dei Paesi membri una forza propulsiva di tipo conoscitivo e tecnologico che ora solo Stati Uniti e Giappone possono vantare. L'unificazione europea della direzione della ricerca scientifica potrebbe favorire scelte politiche ed economiche unitarie ora frenate dalle grandi disparità esistenti tra le culture europee. Non a caso questa tesi avanzata dalla Royal Society è stata ripresa da un editoriale di Natii re destinato a essere discusso a ungo, così come non è un caso '"he lo studio di questa possibilità sia stato chiesto dalla Fondazione Europea per la Scienza proprio a una prestigiosa istituzione come la Royal Society, custode di una grande tradizione culturale e scientifica. Come è guidata oggi la ricerca scientifica europea? Essenzialmente attraverso un sistema di infrastrutture dedicate prevalentemente alla ricerca di tipo applicativo che si susseguono in programmi quadriennali. L'oranizzazione di questi progetti di ricerca è molto complicata dal punto di vista burocratico e richiede la formazione di gruppi di ricerca composti di scienziati di diverse nazionalità. In questo meccanismo è molto penalizzata la ricerca di base, tanto che una delle preoccupazioni della Royal Society è quella di riservare a questa il 10 per cento dei ondi già nell'ambito dell'infrastruttura che guiderà la scienza europea tra il 1997 e il 2001. Ma non è questo il punto principale. Bisogna arrivare, orse già prima dell'inizio del terzo millenio, a un Consiglio Europeo delle Ricerche in grado di distribuire fondi solo sulla base del merito e guidato a rotazione stretta da scienziati veri e non da politici travestiti da scienziati. Questo progetto pone alcuni problemi, ii maggiore dei quali è ridistribuire con equità i fondi provenienti dalle singole nazioni. E' inutile negare che la ricerca di un onorevole equilibrio richiederà alcuni anni di aggiustamenti per indurre nazioni come l'Italia che poco investono nella scienza a cambiare la propria politica. Il risultato sarà, nei prossimi anni, un'Europa scientificamente più omogenea e dotata, al pari degli Stati Uniti, di un potente motore scientifico. Scienza, applicata o di base, vuol dire progresso conoscitivo che si traduce in progresso tecnologico e industriale. Quale molo si troverà ac. ''ere il nostro Consiglio Nazionale delle ricerche (Curi in questa nuova cornice scientifica europea? Le persone che fanno ricerca, non solo italiane, vedono negli enti nazionali un ruolo propositivo e propulsive, in grado di indurre l'ente europeo a premiare scelte di qualità. Il premio in gioco è attirare fondi nei laboratori dele singole strutture nazionali. Gli scienziati italiani di qualità e immaginazione ne hanno ma lo dimostrano troppo spesso altrove, perche da noi non sono le teste ma è l'organizzazione della ricerca a essere molto carente. Sono convinto che il Cnr potrebbe migliorare di riflesso le proprie scelte e la sua complessa struttura burocratica se venisse a confrontarsi con un ente europeo agile e guidato da scienziati imparziali e autorevoli. Fa male a chi si occupa di scienza in Italia parlare con uomini politici investiti di alte responsabilità e sentire da questi grande sfiducia nella cultura scientifica italiana. L'Italia per noi ricercatori non è solo moda e turismo ma anche cultura, ricerca di base e tecnologia, armi che dobbiamo affilare se vogliamo rimanere tra le sette nazioni che contano. Arrivare a pensare in termini europei nell'organizzazione della scienza può produrre grandi vantaggi. La ricerca a misura di Europa V A /V /v / /s,

Persone citate: Albert Ecke, Enrico Stella, Pier Carlo Marchisio Dibit