L'abete di Natale Una festa in armonia con la natura

L'abete di Natale L'abete di Natale Una festa in armonia con la natura PRESEPIO o albero di Natale? In questi giorni si rinnova la sfida fra due tradizioni, la prima più antica e tutta italiana, la seconda più recente e importata dal Nord Europa, ma ormai vincente. Ma la vittoria della tradzione nordica può avere conseguenze piuttosto gravi per la conservazione del patrimonio forestale se non si rispettano le norme. D'altra parte anche l'albero di Natale può diventare un momento di riscoperta e di protezione della natura. Nel riquadro in alto spieghiamo come. Qui, intanto, è bene incominciare con una corretta classificazione botanica. Molto spesso si tende a confondere gli abeti con i pini, forse perché entrambi sono conifere (alberi recanti organi conici in cui stanno i semi), ed entrambi appartengono alla famiglia delle Pinacee. In realtà le due piante sono facilmente distinguibili per il fatto che i pini sono alberi che portano aghi singoli mentre gli abeti li hanno raggruppati in fascetti di due, tre, o cinque, a seconda della specie. L'abete è l'albero di Natale per eccellenza: sembra che il primo utilizzato a questo scopo sia stato eretto nel borgo di Schlettstadt in Alsazia intorno al 1600. Secondo altri però questa usanza sarebbe assai più antica, legata al nome di Odino, risalirebbe al Mille e avrebbe avuto la sua patria in La Stella di Natale, una pianta scoperta in Messico nel 1825 dal botanico Poinsett mentre era ambasciatore degli Stati Uniti I L suo nome specifico, conI sacrato dalla scienza inter1 nazionale, è pulchertima, cioè «bellissima», e se lo merita davvero. Ogni anno, a dicembre, come a un segnale convenuto, compare simultaneamente sulle strade delle città, sui banchi dei mercati rionali, nelle vetrine addobbate a festa e soprattutto nei negozi dei fioristi. Se questo dono della natura è giunto fino a noi, ne siamo in parte debitori al botanico Poinsett che, nel lontano 1825, trovandosi in Messico come ambasciatore degli Stati Unti, vide per la prima volta una collina ricoperta di «stelle» in fiore. Non è difficile immaginare lo stupore e l'emozione provati davanti a quel mare di porpora, ondeggiante sotto la carezza del vento: l'americano ne fu così entusiasta che, tornando in patria, portò con sé alcune piantine per affidarle a Robert Buist, maestro di floricoltura a Filadelfia. Questi battezzò la nuova specie «Poinsettia», in omaggio all'ambasciatore na- Norvegia. D'altra parte, un famoso canto che i bambini tedeschi intonano a Natale danzando intorno a un albero maestoso ricoperto di luci, di fiocchi di neve e di doni dice proprio: «0 abete, o abete, come sono verdi le tue foglie, non solo d'estate, ma anche d'inverno, quando nevica, o abete tu ci insegni la speranza, la costanza, la fiducia e la forza...». Dalla Germania questa usanza varcò i confini giungendo in Gran Bretagna, sembra intorno alla metà dell'Ottocento, quando il principe Alberto ne portò uno al castello di Windsor dando inizio alla tradizione dell'albero di Natale. Molto più tardi questa usanza giunse in Italia. Nel nostro Paese si utilizzano l'abete rosso e l'abete bianco. Il primo, chiamato anche Peccio (Picea abies), ha la corteccia di colore rosso, è presente sulle Alpi, e in aree ristrette dell'Appennino settentrionale. E' la conifera forestale più importante della selvicoltura europea fino alla Scandinavia e alla Siberia, tanto che negli Stati Uniti ove è stata importata è conosciuta con il nome di Norway spruce o abete rosso di Norvegia, per alludere alla grandissima diffusione che possiede in quel Paese. Poiché il legno è composto da lunghe fibre è assai adatto alla produzione di carta e alla fabbricazione di strumenti musicali, in particolare la cassa di risonanza e l'anima del violino, la sua funzione consisto nel trasmettere vibrazioni dalle corde al duro legno di acero dei lati e del dorso. Il legno migliore per ottenere una buona risonanza si ricava dalle parti più esterne di alberi di ben 200-300 anni di età, cresciuti lentamente in modo da possedere anelli fitti e regolari. L'abete rosso produce molta resina (Picea infatti deriva da pix, cioè resina) che un tempo soprattutto serviva per fare la pece e la trementina, mentre dai rametti in alcuni Paesi si ottiene un tipo particolare di birra. La forma di questo albero è molto pregiata essendo conica e regolare con i rami più alti ascendenti e quelli inferiori orizzontali e pendenti. L'abete bianco, Abies alba, il cui nome del genere deriva dalla parola abire che significa allontanarsi, per alludere a quanto queste piante si distacchino dal terreno, cioè crescano in altezza, è assai diverso dal rosso anche ad una osservazione superficiale. Infatti la posto postocorteccia del bianco è di colore grigio chiara, i coni sono eretti come candelabri e non penduli, non cadono come tali ma si sgretolano squama per squama, lasciando in l'asse finalmente nudo. Inoltre i rami sono rivestiti da peli corti e radi, le gemme sono prive di resina, gli aghi hanno la superficie inferiore percorsa da due larghe strisce argentee (da qui il nome di bianco). E' meno resistente al freddo del rosso; abita l'Europa Centromeridionale spingendosi ad Occidente verso i confini della Penisola Iberica. In Italia un tempo aveva una diffusione assai maggiore rispetto all'attuale, infatti Virgilio nelle Ecloghe parla di distese di abeti «in montibus altis». Le belle abetine di Camaldoli e dell'Abetone si devono all'opera di rimboschimento, succeduta ad uno sfruttamento risultato eccessivo. Attualmente la tendenza della moderna selvicoltura è quella di reintrodurre l'abete nelle faggete appenniniche per ri costituire il manto fore—,, stale. Elena Accati Università di Torino MANA trage di bbe più ppositi llo Stan la legpossono suno se poi, se nni sehe il vaasa oclizzato, me quelena tra di irrii concito soli a lento scendo, ( aggiori. o il voa sto titi me ghi ore Lscpvdsctomtichpcdbetestzrireu'"lidpzscsminleapddrddmtuRvseptEdbznsnde ,, lda PROPOSTA

Persone citate: Abies, Alberto, Elena Accati, Robert Buist, Windsor