JANAVEL DEGLI STAMBECCHI Sempre in giro a controllare i ripopolamenti di confine

JANAVEL DEGLI STAMBECCHI JANAVEL DEGLI STAMBECCHI Sempre in giro a controllare i ripopolamenti di confine nel Queyras dodici animali provenienti dal parco della Vanoise. Ognuno dotato di radiocollare. Siccome le bestie non conoscono la geografia, è normale che possano espatriare, e quindi, per controllare gli spostamenti nei primi tempi, si chiede la collaborazione di Janavel, cui viene affidata una ricevente tarata sulle lunghezze d'onda dei collari. I collari, tra l'altro, cadono automaticamente dopo un anno e mezzo, cessata la necessità del monitoraggio. Se invece l'animale muore per cause naturali o viene ucciso, cambia il tipo di segnale. Nel tempo libero dalla scuola Robi prende lo zaino e scappa in montagna, di cui conosce ogni buco e sentiero, anche per memorie ancestrali, monta l'antenna e cammina: quando un animale è nei Nella foto grande Robi .fonare/ osserva con cannocchiale e treppiede i boschi dell'Idia Val Pellice so/ira Villanova Sotto stambecco tra la nere .\el gruppo del Usa sono stanziali un centinaio di esemplari dintorni la radio fa bip-bip. Ogni stambecco ha la sua frequenza: quindi si può stabilire immediatamente di che bestia si tratta. Ognuna ha un nome: Izoard, Prali, Blanchon, Bamby, Orgere, Medille, Traversette, Neige, Gardiole, Agnelle, Vanille, Soldanelle. «I francesi - dice Janavel - sono attentissimi. Una volta avevano perso un animale, non lo trovavano più con la radio. Beh, hanno preso un aereo che ha sorvolato le valli fino a che non l'hanno individuato». Janavel passa per essere un orso, sempre in giro da solo, con la radio, la macchina fotografica, binocolo e cannocchiale (uno Swarowky con treppiede), fermo per ore su cengie o sentieri in quota a osservare i «suoi» stambecchi. Ma anche spiando i branchi di mufloni, i camosci isolati, le orme della volpe, della faina e dell'ermellino, i voli dei gracchi. Ogni avvistamento viene segnalato alla Comunità Montana che a sua volta, tramite fax, avverte il parco del Queyras. Ci sono scambi di notizie con i guardaparco delle Alpi Occidentali: Gran Paradiso, Val Tvoncea, Argenterà con i gestori dei rifugi. «Bisogna vederli da vicino gli stambecchi - racconta Janavel per rendersi conto. Vanno a leccare il sale che trasuda dai muri dei bunker abbandonati, si arrampicano su pareti impossibili, uno annusava dei fiori, senza mangiarli, si riposano su dei balconi naturali che sembrano scelti per guardare il panorama». «Una volta ero fermo vicino a un gruppo che dormiva. Ho cominciato a scattare qualche foto. Io facevo clic, e quello più vicino apriva un occhio, poi si rimetteva a dormire. Ero così vicino che lo sentivo ronfare. Facevo un altro clic e lui riapriva gli occhi poi si rimetteva giù. Non avevano nessuna paura, davano solo un'occhiata. Un'altra volta ero sulle creste del Monte Granerò, e sentivo i cozzi delle corna di tre maschi che si battevano per le femmine. Un rumore di selvatico, magnifico. Sotto di me è passata una coppia di francesi, e la donna sentendo il rumore ha alzato gli occhi e ha visto gli stambecchi ed è rimasta stupefatta, dicendo: "Che bellezza, che meraviglia!". In quel momento ho avuto una doppia soddisfazione: per aver visto quello spettacolo di natura selvaggia, e per la coscienza di aver contribuito a crearla. Perché per esempio la zona del Viso è un territorio adattissimo per lo stambecco. Prima non c'era, adesso c'è. Si è realizzato un sogno, un'utopia. Non era solo una mia fissazione, ma una cosa bella di cui anche altri possono godere». Tutto il lavoro di Robi infine, è diventato la mostra: «Meraviglie dello stambecco», - realizzata in collaborazione con la Comunità Montana Val Pellice e Interreg - con foto e diagrammi, storie e curiosità, morfologia e ambiente. E' già stata esposta la scorsa estate a Torre Pellice (presto andrà altrove), mentre una copia (in francese) è itinerante Oltralpe.

Persone citate: Bamby, Villanova

Luoghi citati: Idia Val Pellice, Prali, Torre Pellice