Il motore segreto dei terremoti

motore segreto dei terremoti motore segreto dei terremoti DUE cose accomunano i recenti terremoti di forte intensità in Italia, Turchia, Sumatra e Messico. Si sono verificati in regioni densamente popolate e in risposta allo stesso sistema geologico globale ormai da tutti conosciuto come tettonica a placche. Questo sistema è rappresentato innanzitutto da vari settori che suddividono la crosta terrestre come i tasselli di un puzzle. I settori, chiamati placche, si muovono uno rispetto all'altro scivolando al di sopra degli strati più profondi della Terra che, per le alte temperature, si comportano in modo meno fragile. I movimenti tra le placche sono solitamente impediti dall'attrito lungo i loro bordi. Quando l'attrito viene superato, improvvisamente si ha il movimento accompagnato da rilascio di energia che provoca i terremoti. Le cause che stanno alla base dei movimenti delle placche sono complesse e vanno da moti convettivi all'interno della Terra allo sprofondamento di zone con una massa troppo elevata, tutti fenomeni per lo più riconducibili a differenze di temperatura e densità delle rocce. I terremoti che si sono verificati recentemente sono quindi effettivamente collegati tra loro, non nel senso temporale per cui un terremoto ne genera un altro in una diversa zona della Terra, ma nel senso che il loro motore è unico. Sulla superficie terrestre, però, quest'unico motore causa dei fenomeni molto diversi e, soprattutto, di intensità differente. Gli stati messicani di Jalisco e Colima, appena colpiti da più terremoti di forte intensità, rappresentano un settore della superficie terrestre molto particolare, noto come «punto triplo». Qui si fronteggiano infatti tre placche tettoniche che tendono ad allontanarsi contemporaneamente una dall'altra. Il risultato è che ad ogni terremoto di bassa profondità, cioè interessante i primi chilometri della crosta terrestre, una delle placche si allontana dalle altre di alcuni centimetri - o metri per i terremoti più forti - e, in pratica, aumenta la superficie terrestre di questa zona. L'Italia, al contrario, è stretta in una morsa tra la placca africana e la placca europea, con il risultato che molte regioni italiane, come nelle Alpi, ad ogni terremoto superficiale si vedono restringere il proprio territorio, anche se, in media, si tratta di pochi millimetri l'anno. Il terremoto che si è verificato tra la Liguria e la Toscana si colloca in una zona particolarmente complessa, in cui si possono verificare allontanamenti o raccorciamenti tra due punti della superficie terrestre a seconda del prevalere di certe strutture geologiche rispetto ad altre. Non essendo ancora disponibili i dati sulla localizzazione precisa del terremoto e sulla sua tipologia, non è per ora possibile stabilire se questo evento sismico ha portato a un aumento della superficie terrestre in Liguria o a un raccorciamento della Toscana settentrionale o dell'Emilia Romagna. Infine, se i terremoti sono profondi, nell'ordine di parecchie decine o centinaia di chilometri, questi possono esprimere direttamente il movimento avvenuto tra le placche nelle porzioni inferiori della crosta o in zone ancora più profonde piuttosto che il loro assestamento superficiale. Alessandro Tibaldi Università di Milano 0 1000 kn CONTINENTE

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