Gemme spaziali

Gemme spaziali Gemme spaziali Anche in Italia sono stati scoperti diamanti prodotti da catastrofici impatti di pianetini DALLA scomparsa dei dinosauri ad oggi, in 64 milioni di anni, si sono formati una ventina di crateri da impatto con più di 10 chilometri di diametro. In un caso in particolare si può parlare di un vero e proprio cataclisma: un asteroide (o una cometa) ha colpito la Terra lasciando un cratere di oltre 100 chilometri. E' il cratere di Popigai, in Siberia. Di questo e altri colossali impatti si è discusso in un seminario svoltosi di recente a Portonovo (Ancona), organizzato dall'Eu- ropean Science Foundation. Le enormi pressioni causate dall'impatto di Popigai avrebbero generato grandi quantità di microscopici diamanti (con un diametro che va da un decimo a un ventesimo di millimetro), che oggi si ritrovano fino a 500 chilometri dal cratere. L'interesse di questo e di almeno altri cinque crateri dello stesso periodo, come quello di Chesapeake Bay, in Nord America (che ha un diametro di 85 chilometri), sta nel fatto che sono stati prodotti in un momen- patto è a Nord della città di Merida, nello Yucatan (Messico) e il suo centro è nelle vicinanze della località costiera di Chicxulub, da cui ha preso il nome. Le datazioni lo fanno risalire a 65 milioni di anni fa, per cui questa scoperta ha reso molto più credibile la teoria dell'impatto asteroidale come responsabile del cataclisma globale che ha causato la scomparsa dei dinosauri. Individuare la gigantesca struttura da impatto, che si trova per metà sotto le acque del Mar dei Caraibi e per l'altra metà sulla terraferma, non è stato facile in quanto i suoi bordi, che hanno una conformazione multipla ad anelli concentri¬ ci, sono ricoperti da uno strato di sedimenti dello spessore di un chilometro, che impediscono l'osservazione da satellite. Le dimensioni del cratere sono rimaste incerte sino a metà di quest'anno, quando un gruppo di ricercatori canadesi e messicani, dopo un lungo periodo di ricerche, ha determinato in circa 180 chilometri il suo diametro. Le conseguenze dirette dell'impatto - onda d'urto e di calore, terremoti, violentissimi maremoti - avrebbero interessato una vasta area con un raggio di alcune migliaia di chilometri. Nelle regioni costiere che si affacciano sul Mar dei Caraibi sono state ritrovate abbondanti to cruciale dell'evoluzione dei mammiferi, tra l'Eocene e l'Oligocene. Un intervallo di tempo in cui si è verificata una «crisi» della vita sul nostro pianeta, con l'estinzione di quasi il 20 per cento delle specie marine. Anche se questa crisi è avvenuta in un lungo periodo, durato qualche milione di anni, molti ritengono che la continua serie d'impatti di asteroidi o di comete abbia avuto il suo peso. Un possibile indizio sulla violenza dell'impatto di Popigai si trova proprio da noi, in Italia. Un gruppo di geologi coordinati da Alessandro Montanari, direttore dell'Osservatorio Geologico di Coldigioco, ha estratto a Massignano, vicino ad Ancona, dei campioni molto particolari di sedimento. Il quarzo che contengono mostra infatti tutte le tipiche alterazioni provocate dalle altissime pressioni causate dall'impatto di un asteroide o del nucleo di una cometa. Insomma, a Massignano ci sarebbero ancora minuscole «schegge» di un cataclisma avvenuto 35 milioni di anni fa in un luogo lontanissimo, come la Siberia, e giunte fino a noi. Dalle ricerche presentate al seminario di Portonovo emerge un quadro ricco di impatti preistorici. Una scoperta recente l'ha annunciata «Nature» il 2 novembre: la città medievale di Nordlingen, in Germania, è costruita in gran parte con pietre che contengono moltissimi diamanti prodotti dall'impatto che ha formato il cratere di Ries nell'Europa centrale. Peccato che le loro dimensioni siano di pochi decimillesimi di millimetro. Alberto Angela tracce dei detriti che furono trasportati dalla spaventosa onda di tsunami generata dall'impatto. L'atmosfera terrestre fu invasa da una enorme quantità di polveri che, raggiunta la stratosfera, si diffusero su scala planetaria oscurando così la luce del Sole per un periodo che potrebbe essere stato di diversi anni. Bimane il quesito sul fatto che l'impatto di Chicxulub sia stato o meno un evento solitario. Due altri crateri, uno di 35 chilometri vicino a Manson (Minnesota, Usa) e l'altro di 100 chilometri, denominato Popigai, che si trova nella Siberia centrosettentrionale, hanno la stessa età di quella di Chicxulub. E' probabile che i tre crateri si siano formati contemporaneamente per l'impatto di tre frammenti di un corpo celeste, molto probabilmente una cometa, disgregata dalle intensissime forze di marea generate dal campo gravitazionale del Sole al passaggio nelle sue vicinanze, ma chiaramente siamo ancora nel campo delle ipotesi. Un fenomeno analogo ha frantumato la cometa Shoemaker-Levy 9, che, dopo essere stata suddivisa in una ventina di pezzi dalla potente azione gravitazionale di Giove, si è abbattuta sul pianeta gigante nel luglio dello scorso anno, provocando sconvolgimenti su larga scala nell'atmosfera gioviana. Quest'ultimo evento ha richiamato l'attenzione, specialmente negli Stati Uniti, sulla possibilità che prima o poi anche il nostro pianeta possa essere soggetto a eventi del genere. Al riguardo, in settembre si è tenuto nell'isola di Vulcano un congresso, «Beginning the Spaceguard Survey», che ha visto riuniti decine di esperti in scienze planetarie, rappresentanti delle maggiori agenzie spaziali mondiali, responsabili dei principali laboratori di ricerca, anche militari, degli Stati Uniti, allo scopo di definire una comune strategia di azione per l'individuazione del maggior numero possibile di asteroidi e comete potenzialmente pericolosi e per la prevenzione di un loro eventuale impatto sul nostro pianeta. Dall'esame delle conoscenze e dalle tecnologie disponibili è risultato che, con un investimento trascurabile se paragonato alle risorse investite in campo militare, sarebbe possibile in una ventina di anni avere un quadro preciso degli oggetti pericolosi di diametro superiore a qualche centinaio di metri e, anche se fino a pochi anni fa la cosa rientrava ancora nel campo della fantascienza, organizzare un sistema di difesa per deviare o distruggere eventuali oggetti con orbita pericolosa per la Terra. Purtroppo tra i politici c'è poca attenzione. C'è solo da sperare che a ravvivarla non sia un «vagabondo» del cielo che venga a trovarsi in rotta di collisione. Mario Di Martino Osservatorio Astronomico di Torino IN GIAPPONE Il cuscinetto a sfere di Leonardo REALIZZARE le idee più innovative non è facile, oggi come nel passato. Un caso esemplare è rappresentato da Leonardo da Vinci: sono molti i progetti su cui questo genio del Rinascimento ha lavorato che non hanno mai visto la luce. Ma idee antiche a volte si realizzano molto più tardi. Uzuhiko Tsuboi, presidente della Koyp Seiko, azienda giapponese impegnata nella produzione di cuscinetti a sfera, da anni studia le origini di questo meccanismo senza il quale oggi l'intera attività umana resterebbe paralizzata, e ora ha realizzato un progetto leonardesco. Fin dai tempi più antichi l'uomo ha cercato soluzioni per ridurre l'attrito: ne troviamo traccia in alcuni rilievi dell'epoca assira, in pitture murali egizie, nella civiltà greca e in quella romana, così come in Asia, nelle antiche civiltà cinesi e giapponesi. Ma bisogna attendere il Rinascimento e il genio di Leonardo da Vinci per trovare un progetto strutturato: i disegni, giunti fino a noi e ritrovati nel 1965 nel celeberrimo «Codice Madrid», di un cuscinetto a sfera provvisto di una gabbia con la funzione di evitare l'attrito tra due sfere adiacenti. Dopo numerosi studi da cui risultava che dai disegni di Leonardo non era mai stato realizzato alcun prototipo, Tsuboi decise che ci avrebbe pensato la Koyo Seiko, a distanza di 500 anni e al di là di due oceani, a far vivere il progetto leonardesco, costruendo nei propri laboratori il modello «leonardesco» di cuscinetto a sfera. I lavori, iniziati nel 1989, sono durati più di sei anni. Studiando gli schizzi, è facile capire la profonda semplicità e la solidità dei principi che Leonardo incorpora nel suo meccanismo. Il cuscinetto è costituito da una struttura rotante a forma di bobina collocata tra ciascuna, sfera, in ntpdo che.due sfere adiacenti non possano venire in contatto tra di loro. Questa struttura ruota in senso contrario a quello delle due sfere adiacenti per eliminare l'attrito radente. Leonardo aveva sviluppato perfettamente i principi basilari riguardanti i cuscinetti a sfera. I materiali e i metodi di costruzione hanno costituito un problema intorno al quale i tecnici si sono a lungo interrogati. Dopo lunghe discussioni, fu deciso di incorporare i principi leonardeschi nel funzionamento di un moderno cuscinetto: il modello definitivo ha un diametro di 27 centimetri e uno spessore di 8, e contiene 8 sfere di legno. L'esterno è costruito in plastica per permettere di vedere la struttura interna. Oggi il modello leonardesco viene esposto in occasione di convegni ed esposizioni internazionali, a dimostrazione del debito di riconoscenza dovuto a chi illustrò per primo la forma e il principio di funzionamento del moderno cuscinetto. Giorgio Vizioii op . Q TECNOLOGIA pop Q.

Persone citate: Alberto Angela, Alessandro Montanari, Giorgio Vizioii, Leonardo Da Vinci, Manson, Ries, Shoemaker