PENSANDO A GADDA E' VERO CHE LA VACCA VALE UN'ACCA di Stefano Bartezzaghi

Varia e ragazzi Varia e ragazzi SUFFLO, da terre, rex Octo xer. Errat Adolfus...». Non andate dietro al senso, andate dietro al suono. Anzi, fate andare indietro il suono, riavvolgete la bobina. Ritroverete lo stesso verso di partenza, più o meno: è un palindromo. Il palindromo lo ha pescato Giuliano Giunchi (Pioverà - Al) nella Cronica di Fra Salimbene da Parma (1221 - dopo il 1288), ed è parte di una profezia che riguarda Ottone IV. Significato oscuro, e palindromo un po' sbilenco: la doppia F di sufflo non torna in Adolfus; terre al contrario non si legge errat; Octo non è palindromo. Le ipotesi che fa Giunchi su queste imperfezioni sono: «Differenze nei caratteri di scrittura dell'epoca rispetto agli attuali; errori o correzioni dei successivi copisti o curatori dell'opera; apprendimento della LAPOSTAINGIOCO PENSANDO A GADDA E' VERO , CHE LA VACCA VALE UN'ACCA 1 profezia, da parte di Fra Salimbene, a livello verbale e successiva trascrizione andando dietro al senso e perdendo l'originario gioco di parole». Che altro aggiungere? Con il palindromo, si ruota attorno alla boa dell'accavallavacca, ed ecco che lo stesso Giunchi propone una crittografia antibovina, non molto ethologically correct: «acca vai la vacca» (la vacca vale un'acca), che ci ricorda anche il verso g addi ano: «cacca bislacca fa la vacca stracca». La crittografia fa parte di un ciclo dedicato alle lettere dell'al¬ fabeto. Giunchi si è posto questi due limiti: esposto costituito da una lettera singola; soluzione costituita da una parola singola (e dunque, siamo ai monoverbi). A = asola (A sola) B = belle (B ell'è) C = ciliegia (Ci lì è? già!) D = ditale (Di tal è) E = (lacuna direi involontaria di Giunchi. Possiamo rimediare con un adattamento del monoverbo che vedremo anche alla lettera T: «quietista: qui E ti sta») F = festante (F è stante) G = unge (un G è) I = solista (sol I sta) L = letale (L è tale) M = mesologia (M è solo? già!) N = solenne (sol Enne) O = oleggesi (O leggesi) P = punica (P unica) Q = eculei (è Cu lei) R = risolata (R isolata) S = escerto (è S? certo!) T = quietista (qui è Ti? sta!) U = elusi (è l'U? Sì) V = conveniente (con V è niente) Z = zappare (Z appare). Alcuni termini sono da vocabolario, come mesologia o eculei (trascrivo la voce eculeo dello Zingarelli: «strumento di tortura simile nella forma a un cavalletto, su cui un tempo si disarticolavano le membra degli inquisiti»). Su zappare andrà detto che molti lo usano ormai nel senso di «fare lo zapping». Su altri termini (oleggesi, escerto) neanche il vocabolario soccorre: gli oleggesi sono gli abitanti di Oleggio (provincia di Novara)? l'escerto è un singolare italiano di excerpta (prelievi testuali dal corpus di un autore)? Resta da completare il giro dell'alfabeto con le cinque lettere che esorbitano dalle ventuno classiche e qui, logicamente, arrivano i dolori. Per la J mi sarebbe piaciuto uno junghiano (J «unghiano»), ma unghiare vuol dire poco. Andando sul gergo, si può pensare a un jazz (J? 'azz...); andando su ortografie fantasiose, si può pensare a un jockey ( J? ockey...), andando sulle città indiane, ecco Jaipur (J ài pur). Per la K, propongo un gran khan (K han) o un Cappaò (cappa ò). Per la W siamo in ambito latino-americano, ma il Sud America non c'entra: West (W est). Per la X c'è un chimico Xeno (X è, no?) Per la Y c'è una Yalta (Y alta). Riprendendo i più facili giochi delle scorse puntate, Gianluigi De Marchi (Pino - To) ha lavorato sui titoli azionari, scrivendo una «storia d'ITALIA» usando nomi di società quotate in Borsa (a tutte maiuscole). La compendio: «al primo RAGGIO DI SOLE Romolo iniziò la FONDURLA di Roma. Mise un BASTOGI a un TORO ORDINARIO e a un TORO PRIVILEGIATO e iniziò a fare solchi ROTONDI tra Monte Mario e MONTEDISON e a metter fil di FERFIN dappertutto. PAF , 1 fece SECCO Remo e creò Roma in un FIAT... Arrivarono barbari BULGARI guidati dai RAS Ali Babà e ALITALLA, dai capelli CRESPI; ma gli eroici GENERALI romani (anche se BASSETTI di statura) grazie a una PREVIDENTE ALLEANZA con la popolazione AGRICOLA MANTOVANA che offrì un esercito AUSILDARE, ottennero la VITTORIA e salvarono la REPUBBLICA... Venne poi l'era RINASCENTE: che durò alcuni CENTENARI...». Poi si arriva all'oggi («STANDA così le cose è un vero BAM economico») e ci si chiede se il futuro sarà bello («e chi lo SAES, forse NAJ, ma io spero di SCI). Infine, avete ancora qualche giorno di tempo per partecipare a «Diamo un nome alla balena». Nell'atrio del Municipio di Asti, in piazza San Secondo, c'è un'urna che fino al 30 novembre accoglie le proposte per il nome da dare alla balenottera trovata allo stato fossile in un terreno agricolo vicino alla città. Per ora c'è la proposta di chiamarla Tersilla, come la proprietaria del terreno (che giustamente è un po' perplessa). Sull'argomento è anche intervenuto Bruno Gambarotta, i ragazzi delle scuole locali preparano un referendum, questa storia della balena la seguiremo con attenzione (malgrado le apparenze, una balena non è affatto banale). Scrivete a: Stefano Bartezzaghi, «La posta in gioco», La Stampa-Tuttolibri, via Marenco 32, 10126 Torino. Stefano Bartezzaghi

Persone citate: Ali Babà, Bruno Gambarotta, Gianluigi De Marchi, Giuliano Giunchi, Giunchi, Stefano Bartezzaghi

Luoghi citati: Asti, Italia, Novara, Oleggio, Parma, Roma, Sud America, Torino