I DUE GESÙ' Jacomuzzi: umano e divino narrati con fedele libertà

I DUE GESÙ' I DUE GESÙ' Jacomuzzi: umano e divino narrati con fedele libertà SONO dapprima in quattro a scrivere su di lui. Quando scrivono hanno sessant'anni di ritardo sull'evento del suo passaggio. Noi ne abbiamo molti di più: duemila. Tutto quello che può essere detto su quest'uomo è in ritardo rispetto a lui. Conserva una falcata di vantaggio e la sua parola è come lui, incessantemente in movimento, senza fine nel movimento di dare tutto di se stessa. Duemila anni dopo di lui è come sessanta». Così Christian Bobin, scrittore francese contemporaneo, apre il suo recente LJiomme qui marche. Anche Jacomuzzi - credente, ordinario di letteratura italiana e critico letterario - come molti altri credenti e non credenti - prima di lui, tenta di riscrivere con parole nuove una storia antica eppur sempre vitale, una storia umana eppur intrisa di divino, una vicenda lontana nel tempo ma vicinissima al cuore. Per ripercorrere la vicenda di Gesù di Nazareth Jacomuzzi sceglie la forma insolita del doppio «io narrante»: nel testo il racconto di Andrea, il primo discepolo chiamato, si alterna a quello di Gesù stesso, fornendo una lettura speculare dei diversi episodi della vita e dei miracoli di Gesù. Sembra quasi che la macchina da presa, dopo aver «filmato» una scena con gli occhi di Andrea - e davvero sono «occhi che raccontano il cuore» - si "sposti a riprendere la stessa scena, come in un play-back, a partire dallo sguardo di Gesù. La ricostruzione degli eventi è affascinante nella sua «libertà fedele» nei confronti dei testi evangelici: nessuna caduta nello psicologismo, nessuna forzatura di interpretazioni bizzarre. Esemplare in questo il fatto che la scena del Getsemani quella che più si sarebbe prestata a elucubrazioni intimistiche - è invece una delle più sobrie del romanzo. Certo alcune sottolineature non paiono delle più felici: in due episodi i discepoli, e in particolare Pietro, vengono tratteggiati come guardie del corpo di Gesù, pronti a frapporsi fisicamente tra Gesù e i suoi avversari; Maria e Giuseppe ci vengono presentati l'una accanto all'altro ad ascoltare Gesù nella sinagoga di Nazareth - dato non conforme alla prassi liturgica ebraica - così come appare estremamente improbabile che Andrea da ragazzo si mostrasse indocile all'insegnamento religioso nel Tempio, considerato che viveva in un paesino di pescatori e non a Gerusalemme. Un poco estranee al racconto, che peraltro si snoda avvincente, appaiono delle «profezie» di Gesù sulle infedeltà dei suoi discepoli e della Chiesa nei secoli a venire: paiono come uningenua strizzata d'occhio a tematiche ancora attuali, ma stridono con la figura molto umana di Gesù che viene qui «cordialmente» tratteggiata. E proprio nella capacità di far emergere con naturalezza e partecipazione l'umanità di Gesù trovo le note più positive del narrare di Jacomuzzi: avvincente è in particolare la sua capacità di «contestualizzare» e illuminare alcuni episodi evangelici accostandoli tra loro. Penso alla parabola del lievito nella pasta narrata a una Marta indaffarata nei lavori di casa, o all'insegnamento sui cibi puri e impuri collocato nel racconto del buon samaritano, o al colloquio notturno con Nicodemo ambientato nel fraterno contesto di Betania, dopo una cena con gli amici. Questo procedere registra anche qualche caduta di tono - penso agli «occhi azzurri» di Gesù o a Tommaso che sussurra ad Andrea: «Il Maestro va giù un po' troppo deciso con questa gente. Un giorno o l'altro gliela faranno pagare» - ma nell'insieme è più che convincente: le realtà quotidiane appaiono nella loro semplicità sempre aperta allo straordinario e così siamo colpiti dall'acqua che «davanti al suo Dio arrossisce» e si muta in vino, o a Gesù che scorge il proprio volto, riflesso nelle pupille in lacrime della peccatrice perdonata. La scrittura di Jacomuzzi riesce a far nascèrFìTdesiderio per lév«còsè' dell'alto» restando profondamente fedele alla terra, agli affetti umani, all'amicizia, al lavoro quotidiano. Nessun disprezzo per il mondo, ma un vibrante anelito perché questa terra conosca la sua trasfigurazione ad opera dell'amore. «L'amore fa cadere la nebbia davanti agli occhi, dà le ah' alla giornata mentre raduni il gregge per il ritorno, riponi il raccolto nel granaio, mescoli la farina per il pane, saluti il compagno che incontri per via e l'albero che ti offre la sua ombra». Sono pagine che ci aiutano ad andare oltre lo «sta scritto», per raggiungere il «non detto» di una vita e una morte umano-divina: «Quello che si sa di lui lo si deve a un libro», scrive Bobin. «Se avessimo un orecchio un po' più fine, potremmo fare a meno di quel libro e ricevere notizie di lui ascoltando il canto dei granelli di sabbia, sollevati dai suoi piedi nudi». Jacomuzzi ha un orecchio fine. Enzo Bianchi Stefano jacomuzzi Cominciò in Galilea Piemme pp. 232. L. 28.000 VIGANO': MUSICALI CARTOLINE D'ITALIA OTTO racconti generati sulla scia memoriale di altrettanti motivi musicali di cantautori italiani. Il transito di un'epoca scandito attraverso le note che hanno accompagnato la nostra storia recente. Tutto questo corpus ispiratorio, mirato a giustificare un non casuale assemblaggio di personaggi e di situazioni, è offerto dalla Vigano che - in una breve ouverture personalchiarificatoria - mette alla prova il lettore, lasciando alla sua presunta «perspicacia» il piacere di scoprire i titoli delle canzoni galeotte. Per intanto, tutt'altro che logorati dalla curiosità, spaziamo con cautela da una all'altra di queste oasi di solitudini e di conti che non tornano, attraverso una «modulazione infinitesimale dei sentimenti» che, ci pare, lascia soprattutto la soddisfazione all'autrice di gestire a pieni mani una vasta gamma di emozioni private. Di generazionale intravediamo ben poco, oltre alla situazione di stallo del racconto d'apertura, «Questa mia generazione», dove assistiamo alle reminiscenze esotiche d'un presunto esule politico dall'Italia delle bombe e degli attentati eversivi. Il bilancio è quello - già ampiamente ruminato - di un addio sempre rinviato, o di una nostalgia epocale che si brucia inutilmente sul filo della memoria. E poi, l'amore perduto e riportato in mente a distanza di anni da un famoso chirurgo, per la serie se il passato fosse andato diversamente non sarei qui con casa, moglie e figli a ripensare alle occasioni perdute. E ancora, la riesumazione trascorsi i canonici vent'anni di locazione mortuaria senza deroga - dei resti materni del¬ l'io narrante in «Per legge naturale», dove la circostanza riporta a galla luci arcaiche, fiati di provincia, visioni ingannevoli suggerite dall'ingenuità infantile. Una notte non perbenista E cosa dovremmo dire di Luca in «Giusto e solo amore» - che si concede una notte randagia lontano dal perbenismo borghese del suo mondo - corsi e ricorsi ormai sfiatati di troppi bilanci fintointellettuali - salvo poi addormentarsi sereno e pronto a ricominciare la sua vita in giacca e cravatta? Sarà pure un simbolo, ma talmente intercambiabile da risultare familiarmente asettico come il classico ragioniere del piano di sopra. Il tono generale lievita, per fortuna, col penultimo raccon¬ to, «Le ingiurie degli anni», dove si percorrono le ultime serene ore di vita dell'anziano Erminio, tra figli da Seconda Repubblica e nipoti-oggetto. Qui la dimensione narrativa si fa più raccolta, le sensazioni minime riescono a farsi strada attraverso qualche scarno, ma vivace accadimento. L'impressione di tenera inutilità che se ne ricava riesce a plasmare il senso di quell'altra inutilità, legata a troppi bilanci fasulli, che serve solo a costruire pietosi muri del pianto privati. Ecco, in sostanza quelle che abbiamo percorso sono le diverse tappe di una solitudine collettiva, più che le stigmate fallimentari di una generazione. Il difetto di questi racconti molto sommessi, molto suggeriti, è proprio quello di non riuscire a far sentire il grido d'aiuto, o di rabbia, della generazione che vorrebbero rappresentare. C'è molta Vigano in que¬ ste storie - e potrebbe anche essere un gradevole merito - ma assai poco delle utopie e dei bagni di rock, lotte di piazza, frenesie politiche, speranze sociali che abbiamo attraversato. Un leggero, impalpabile riassunto personale, non certo il filo conduttore della nostra storia recente. Quanto alle canzoni, ce le riveli lei per favore, poiché da Battisti a Dalla, da Guccini ai Nomadi, da Battiato a Fossati, abbiamo vagamente intuito di tutto, ma che un titolo sicuro ci sia balzato in mente con chiarezza - giustificando oltretutto il contesto narrativo - proprio no. Sergio Pent Valeria Vigano L'ora preferita della sera Feltrinelli pp. 107. L 24.000 \/DONZELLI 1995 I libri di novembre Progetti Donzelli Storia dello Stato italiano dall'Unità a oggi cura ili Raffaele Romanelli pp. 528, rilegato, !.. 50.000 S.iggi iti S. Merlin!, P. Pombeni, R. Romanelli, G. Mehs, M. De Cceeo, A. Pedone, S. Rodotà, C. Guarnieri e M. Fioravanti. La storia di una ■■macchina collettiva che molti vogliono cambiare ma ben pochi conoscono. Narrativa Antonio Pennacchi Palude Storia d'amore, di spettri e di trapianti pp. 20S, L. 25.000 ■■ /:' una storia che tulli sanno, miti raccontano. Ma io naturalmente mica ci credo-. Saggine Nadia Fusini Uomini e donne Una fratellanza inquieta pp. 96, L. U.000 Uomo e donna, maschile e femminile: fino a ieri i nomi dì una irriducibile opposizione. E oggi? Odisseas Elitis // metodo del dunque l l l dl qe altri saggi sul lavoro del poeta a cura di Paola Maria Minucci pp. 120, L. 16.000 // senio del lavoro poetico nelle prose critiche del massimo poeta greco contemporaneo, premio i\'obel per la letteratura nel 1979. I centauri Filosofia, politica, società Ali bbl fi pAnnali di etica pubblica 11199% a cura di Sebastiano Maffettone e Salvatore Veca pp. 2-10, L, .18.000 // primo volume degli -Annali di etica pubblica- dedicato ai confini morali delle scelte politiche. Interventi Franco Marcoaldi Un mese col Buddha Dal Tibet all'Engadina pp. 96, !.. 16.000 Viaggio nella terra - e negli spiriti - del buddhismo. Un inonologo sulle diversità., JBhm • '"' Riviste «Parolechiave» direttore Claudio Pavone 7/8, Ordine Novembre 1995, pp, 366, L. 60.000 Contributi di Iacono, Solinas, Davini, Boudon, Valeri, Baccelli, Bernardini, Salvati, Macbetti, Collotti, Staderini, Bonanatc, Afalatcsta, Tibon-Cornillot, Panfinnelli. «Meridiana» direttore Piero Bevilacqua 22/23) Circuiti culturali Novembre 1995, pp. 320, L. 66.000 Contributi di Caglioti, Sisnorelh, Ridolfi, Trigilitt, Ramella, floridia, Diamanti, Frascani, Crainz, Franzini, in allegato l'elenco generale delle Associazioni culturali del Mezzogiorno. *C A proposito di... «STATO E NAZIONE» Marcello Fedele Democrazia referendaria I. 'Italia dal primato dei partiti al trionfo dell'opinione pubblica pp. XII-180, 1994, L. 35.000 Ruggiero Romano Paese Italia Venti secoli di identità pp. XII-180, 1994, L. 35.000 Lezioni sull'Italia repubblicana Introduzione di Carmine Donzelli pp. XVI-192, 1994,1.. 25.000 Saggi di P. Bevilacqua, C. Carboni, F. Levi, S Lupo, R Mangiameli, C. Pavone, N. l'ranfaglia e C Trigilia Leopoldo Franchetti Condizion i politiche e amministrative della Sicilia Introduzione di Paolo Pezzino pp. XX-250, rilegato, 1993. L. 34.000 Donzelli, libri di idee

Luoghi citati: Betania, Gerusalemme, Italia, Pavone, Sicilia, Tibet