Gli animali in laboratorio

Gli animali in laboratorio Gli animali in laboratorio CON lo sviluppo delle biotecnologie anche il ricorso ad animali per la sperimentazione scientifica, da sempre al centro di vivaci polemiche tra ricercatori e animalisti, assume nuove e più complesse implicazioni. Non si tratta soltanto della storica contrapposizione tra una concezione antropocentrica che giustifica il sacrificio dell'animale come strumento indispensabile per migliorare le condizioni di vita dell'uomo e la posizione di chi riconosce l'animale come autentico portatore di diritti. Oggi è in discussione, sia in riferimento all'interesse scientifico sia per più generali considerazioni etico-filosofiche, il modello basato sul primato del ricercatore, e quindi il suo libero arbitrio nel disporre dei soggetti per la sperimentazione. E' un problema che investe i contenuti concreti della ricerca, le sue finalità, la sua utilità e la sua opportunità. In altre parole, non tutto è lecito in nome della scienza, in taluni casi solo un paravento per coprire interessi particolari: ad esempio, carriera del ricercatore o profitti dell'industria. Ma avranno i processi eticopolitici la forza di governare quelli scientifico-tecnologici o saranno questi ultimi a stabilire le regole cui sottoporsi? E' uno degli interrogativi emersi da un recente incontro-dibattito all'Università di Milano coordinato da Giorgio Poli, della Facoltà di Veterinaria. Francesco D'Agostino, presidente del Comitato nazionale di bioetica, ha sostenuto che è difficile liberarsi dall'antropocentrismo e che gli animali hanno i diritti che gli uomini hanno il dovere di conferire loro. Affermazioni che hanno fatto discutere anche perché la creazione degli animali transgenici pone con forza l'esigenza della loro «brevettabilità», che deve necessariamente includere il concetto del rispetto dovuto a tutti gli esseri viventi. Occorre quindi, come ha sottolineato Luisella Battaglia dell'Università di Genova, anche nel mondo della ricerca, una cultura del rispetto degli animali che è consapevolezza del legame tra potere e responsabilità, senza dimenticare che gli aspetti bioetici della scienza e della tecnologia riguardano non solo il benessere animale ma pure la tutela dell'ambiente. Sono indispensabili nonne giuridiche nuove, perché quelle attualmente vigenti, sia in Europa sia negli Usa, sono da tutti ritenute insufficienti. Ma sarà un cammino faticoso, perché bisognerà mediare tra interessi (etici, scientifici e imprenditoriali) spesso molto diversi. Mario Valpreda FRONTIERE Materiali intelligenti per fare nanomacchine LE ricerche sulla vita artificiale stanno rendendo credibile (anche se non ancora fattibile) l'idea di un organismo vivente (cioè in grado di crescere e riprodursi) costruito in laboratorio dall'uomo. In gran parte queste ricerche usano il software come materia prima. La vita, se mai sboccerà, sarà un'impalpabile sequenza di zeri e di uno. Un altro filone di ricerca tenta invece di sintetizzare la vita a partire da atomi e molecole. Creare «legami» fra i costituenti elementari della materia è talmente difficile che nel futuro immediato non si intravedono applicazioni pratiche. Ma se mai Eric Drexler e i suoi seguaci di Palo Alto e dintorni riuscissero a realizzare i loro sogni, diventerebbe possibile assemblare organismi microscopici in grado di viaggiare dentro il sistema circolatorio per andare ad «aggiustare» gli organi del corpo che non funzionano più bene; oppure in grado di spargersi sulle pareti di una stanza fino a dipingerla del colore desiderato; oppure in grado di attaccare un deposito di spazzatura e trasformarla in materiale riciclabile. Drexler chiama la disciplina che ha contribuito a inventare nanotecnologia in quanto si tratta di incollare insieme mole¬ cole e talvolta atomi con il microscopio. Le sue nanomacchine sono modellate sul concetto della vita: crescere e riprodursi finché ha senso farlo. In pratica si tratterebbe di virus benigni, programmati per compiere un'attività utile. Questi virus si moltiplicherebbero rapidamente, unendo gli sforzi per completare l'attività al più presto. Ralph Merkle al Pare della Xerox sta costruendo una nanomacchina che si comporterà come un motore: il pistone è composto di un lattice di atomi di carbonio e il fluido idraulico sarà l'elio. A Santa Cruz il giovanissimo Michael Pitman sta costruendo una «biblioteca» di molecole «intelligenti», ciascuna specializzata di un certo processo. Una sequenza di molecole «intelligenti» tali che il prodotto dell'una sia elaborabile dalla molecola che la segue nella catena costituisce una nanomacchina. L'Ibm, al centro di ricerca di Almaden a San José, e il governo giapponese hanno deciso di investire in questa disciplina. Forse il computer del futuro avrà le dimensioni di un virus dell'influenza... Piero Scaruffi CHI SA RISPONDERE? Come si calcolano le calorie per ogni alimento? Perché un'emozione violenta può fare rizzare i capelli o addirittura incanutirli? Si dice che il vino «respira» attraverso il tappo di sughero. Se nebulizzo un insetticida in una cantina chiusa, corro il rischio di contaminare il vino attraverso il tappo? Risposte a «La Stampa-Tuttoscienze», via Marenco 32, 10126 Torino. Oppure al fax numero 01 I -65.68.688 tempo di raffreddamento si allunga notevolmente. In ogni caso l'acqua si raffredda più rapidamente se il recipiente è senza coperchio, perché l'acqua è a contatto con l'aria fredda. Dato che il recipiente dell'acqua calda cede più facilmente (circa 10 volte) calore all'acqua che all'aria, il raffreddamento del¬ l'acqua calda è molto più rapido (ed economico) se il recipiente viene prima immerso in acqua fredda, meglio se corrente, e poi introdotto nel frigo. In questo modo si riduce anche la quantità di vapore acqueo introdotto e quindi la formazione di brina nel frigo. M. M., Torino

Persone citate: Drexler, Eric Drexler, Francesco D'agostino, Giorgio Poli, Luisella Battaglia, Mario Valpreda, Michael Pitman, Piero Scaruffi, Ralph Merkle

Luoghi citati: Europa, Genova, Milano, Santa Cruz, Torino, Usa