Eran Dylan da venire di Stefano Bartezzaghi

Eran Dylan da venire Eran Dylan da venire M~~ OMENTO importante ma isolato o tappa fondamentale per le scelte artistiche degli anni seguenti? Per rispondere Fabrizio De André parte dal ruolo del Cantacronache: I «Ricordava eventi importanti, i torti dei governi, fissava avvenimenti politici in modo anche intuitivo, come avrebbero dovuto fare i quotidiani, ma i quotidiani in questo senso non esistevano». Quindi, ruolo importante più per la società che per la musica, ma ciò non vuol dire che sia stata un'esperienza priva di conseguenze: «Sul piano artistico tanto di cappello. Erano buoni poeti, un'ala isolata di quella che doveva essere la canzone d'autore, con il pregio di far capire a chi aveva intenti diversi dalla tradizione come affrontare temi sociali». E proprio il punto di riferimento per chi «a fine Anni 50 e inizio 60 cercava strade diverse» è quanto sottolinea Francesco Guccini: «C'era una canzone all'italiana tradizionale, per quanto evoluta con Modugno e Peppino di Capri, o cantautori come Endrigo, che facevano brani interessanti, ma chiusi nella canzone d'amore. Cantacronache e poi Nuovo Canzoniere facevano scoprire gli argomenti più disparati. Per chi faceva ricerca nella musica popolare, il repertorio era confinato agli americani e ai francesi, ma Dylan non c'era ancora. Allora cantavamo Amodei, e non tutto, perché alcuni pezzi erano difficili. Fu uno schiarimento di idee, che rese naturale, con l'arrivo di Dylan, unire nuovi temi americani a quelli che già correvano». Dunque, un momento di lacerazione, «di spinta in avanti», come sostiene Roberto Roversi: «Senza (y'i P ÌJ LETTERATURA: NON GRIFFE MA UN METODO PER IGIORNAI .1 5& 5vW /// allo: un disegno dì '/)>/ir ir Da stnislra: Fabrizio De André e Francesco ( incrini quella spinta sarebbe stato più difficile avere poi una canzone legata alle problematiche sociali. Generarono un movimento che sviluppò in fretta gli elementi di contraddizione ed esplosione». Questo perché la ricerca in profondità nel popolare «non avveniva per recuperare materiale iconografico da distribuire a un ascolto generico, alle scuole o alle biblioteche, bensì per offrire un materiale vivo da mettere in circolazione per dare stimolo e appoggio a una lotta politica rinata». E, trent'anni dopo, si può tentare un legame cor. le posse? «Punti di contatto enormi ci sono, ma anche altrettanti di distanza», dice Sergio Maglietta dei Bisca 99 Posse: «E' comune la scelta di politicità, però il nostro è impegno politico diretto, fuori dalVi tradizione. E per noi è centrale il lavoro artistico parto dal presupposto che il significato passa soltanto se c'è uno specifico musicale, un entostone forte. Non metto avanti il significato, è tutt uno con il significante. Nel mio essere comunista c è una visione dell'arte vicina a Brecht, la consapevolezza dell'impatto che la mia musica ha sulla realtà che mi circonda». Al Cantacronache, dice, mancava la «contaminazione con la musica nera, con il corpo che tornava al centro. Per noi la parola è importante, ma è viscerale. Loro hanno fatto ricerca nella tradizione, noi la viviamo come esperienza già fratturata. Loro erano filologici, mentre la nostra realtà non produce realtà etnica, è apertura, interesse, curiosità». Marco Neirotti UANDO si esamina la coscienza, normalmente la si ha cattiva: e quando i discorsi si pestano la coda, spesso quest'ultima ò di paglia (viceversa, pestarsi la coscienza ed esaminarsi la coda potrebbe forse facilitare l'uscita dall'impasse). Ciononostante, l'argomento del convegno fiorentino su «Letteratura versus giornalismo, giornalismo versus letteratura» pare avere una sua pertinenza reale: il letterato guarda alle possibilità offerte dal giornale, il giornalista guarda agli strumenti offerti dalla letteratura, e gli sguardi che si incrociano esprimono perplessità. Detto per inciso, è una fortuna che non si sia soddisfatti dei servizi reciproci: nei giornali, lo scrittore è soggetto e oggetto di pettegolezzi e fornitore di opinione e passamanerie letterarie; mentre il giornalista tratta la letteratura come dizionario delle citazioni e serbatoio di preziosismi per quegli articoli che raccontano cronache ritenute «emblematiche», e dove si può dire «io». Dietro alle spalle, il mito infranto della «terza»: luogo che raddoppiava l'inquietante prima pagina annullandola, a mo' di catarsi, a colpi di elzeviri e altri servizi di onesta e diligente buona scrittura. Ora la culftura è al centro del giornale, come se dovesse riaprirlo di colpo su temi di attualità meno incalzante, ma di rilevanza anche maggiore (cosa che non capita sempre, ma è un altro discorso). Sembra che con questo trasloco si sia smarrito il luogo d'incontro fra letteratura e giornalismo, il punto in cui la letteratura, in un giornale, possa manifestare le sue belle virtù. Il sospetto è che alle spalle di un giornale dovrebbe esserci non già il fantasma della «terza» (non è possibile rimpiangerla), bensì la letteratura stessa: come punto di vista non surrogabile dalla televisione, come istruzione per l'uso dell'attrezzatura retorica e discorsiva, e insomma come possibilità analitica data dalla scrittura. Si dice «dietro le spalle» non pensando ad articoli e sezioni d'appoggio, ma in riferimento a tutto il giornale, dai commenti politici alla cronaca nera: poiché per chiunque scriva, per qualsiasi cosa venga scritta, le letture soggiacenti si notano (buone o cattive, poche o tante che siano). Poco importa, poi, se la firma è quella di un bravo scrittore o se l'argomento è per sua natura particolarmente aulico. Meno ancora importano lo intenzioni di chi scrive, il riferimento ideale a Truman Capote o a Ernest Hemingway o l'idea materiale del libro futuro in cui raccogliere i propri articoli. Infine, il Cielo ci guardi dalla creduta letteratura delle raffiche di punti fermi a spezzare la frase: degli efiettaces nell'uso della prima e à*':'.?. seconda persona sir.f»-.'..».rf verbi; deH"e.nfasi rorrcci;."..; .: ogni II ifctar.-j * tu tontèbufii : i ti .-..'ii.-x n ni II ifctar.-j * tu tontèbufii : i ti .-..'ii.-x n ni ~i..',sr,jL ifc letterale e.;rv,>.:;<:.j no & miri >..•-•){•.•<;. 3j.v;. SOta se..**..'.-/:*. S::r:r.j:■strinili: ir.t i»:as.-in mri'^ii -t terre-i:-:::r;*:i r..~i jt iroìrau ■.•*f.sàr*".ard * quelli del ZMa nel giornale esc come opera collettiva, c'.a'.'.a scaletta del singolo pezzo ai montaggio di articoli e foto nella pagina, il «giornalismo letterato» è quello che sj £ •■> sere fatto di scrittura a iuonuo considera la letteratura I proprio orizzonta . ..u; Non una scorciatoia vw>o ; prestigio non un ara) g •. ' ì to che promette lo Sute. * w-tvpure un argomento- Era go" a'.tv. ma un metodo o almeno la sua ipotesi. Stefano Bartezzaghi