Attenti al lupo: basta con le fiabe e con Iodio imparato a scuola di Vittorio Zucconi

Attenti al lupo: basta con le fiabe e con Iodio imparato a scuola LETTERE AL GIORNALE Attenti al lupo: basta con le fiabe e con Iodio imparato a scuola Chi è più cattivo in mezzo ai boschi In riferimento all'articolo di Vittorio Zucconi «Giustizia al lupo grigio», vorrei fare alcune considerazioni. La sentenza con cui il tribunale di Billings ha condannato il signor McKittrick per aver ucciso un lupo protetto è certamente esemplare, ma non perché farà da deterrente per gli altri abitanti della zona, bensì per la sua inutilità. Infatti, come il lupo non attacca l'uomo se non è veramente costretto, è anche vero che la paura e l'odio dell'uomo nei confronti di questo animale sono tali che nessuna p-\nizione o multa è mai riuscita a impedirne la caccia. E così sarà, fintantoché la terribile fama che accompagna questo animale sarà frutto più di racconti fantastici, che di fatti reali e documentati. Siamo dunque pari, da una parte c'è l'ignoranza dell'uomo sul comportamento animale, dall'altra la nomea, più o meno meritata, di cattivo del lupo. Quindi, invece di difendere gli animali, sia domestici che selvatici, con condanne esemplari, sarebbe meglio insegnare a capirli, partendo dai ragazzi con l'introduzione a scuola di corsi di etologia e con una informazione, e l'articolo di Vittorio Zucconi può fare da esempio, volta più che a fare dell'inutile pietismo a raccontare fatti, riportando le ragioni sia degli animali che degli uomini. Franco Fassola medico veterinario, Asti Quel brav'uomo che piaceva al Re La breve notizia riguardante il chimico piemontese Ascanio Sobrero (La Stampa del 23 ottobre) richiama alla mia memoria un fatto storico degno di nota. Nel 1856, in seno al governo subalpino, sorsero vivaci contra- sti a motivo della designazione alla Cattedra di Chimica Generale del chimico calabrese Raffaele Piria, che il Consiglio Superiore degli Studi avversava a spada tratta optando per il Sobrero. Così Giovanni Lanza, allora ministro dell'Istruzione e futuro Presidente del Consiglio, lui di Casale Monferrato, tagliò corto, significando a Vittorio Emanuele II: «11 Regno Sardo rappresenta l'Italia; e deve virtualmente considerare suoi cittadini tutti gli italiani. Bisogna prima conquistare l'Italia moralmente, per agevolare il compito delle armi quando l'occasione si presenterà. Questa fu la politica dei più grandi Principi di Savoia, soprattutto di Vittorio Amedeo II. E se Sua Maestà non è persuasa della bontà di questo indirizzo, il ministro non ha che a lasciar sul tavolo il portafoglio dei decreti, attendendo gli ordini suoi». Il Re, abbracciando il suo ministro, assentì: «Chiel a l'è un brav ora!». E firmò il decreto di nomina del Piria. Angelo Giumento, Palermo Natura da salvare 0 da soffocare 1 miti sono veramente difficili a morire, in quanto refrattari ad ogni contestazione razionale. Ciò vale anche per il mito pseudo-ecologico che chiamerò «della natura incontaminata». E' infatti convinzione di alcuni ecologisti che nulla sia meglio dell'abbandonare l'ambiente naturale a se stesso. Per questo motivo, ad un anno tondo dalla disastrosa alluvione dello scorso autunno, si sta ancora discutendo se sia lecito e convenga dragare il letto dei fiumi, soluzione che trova contrari non pochi ambientalisti nonché una legislazione dissennata da essi ispirata. Eppure è intuitivo che i corsi d'acqua trascinano costantemente a valle materiale di erosione nonché alberi sradicati e che la mancata pulizia e dragaggio degli alvei dei corsi d'acqua è la causa prima del loro straripamento. Il bello è che persino la Bibbia, considerata dagli scettici il libro dei miti per eccellenza, afferma che il Creatore ha posto l'uomo sulla Terra perché la coltivasse t ne avesse cura. Ma i nostri adoratori di Madre Natura preferiscono, con una specie di fatalismo di stampo darwiniano, credere che l'ambiente abbandonato a se stesso evolverà in una specie di giardino incantato. Eppure sarebbe sufficiente che dessero una occhiata ai nostri boschi invasi dai rovi ed alla nostra alta colli- na, abbandonata dagli agricoltori e ridotta a steppa, per convincersi del contrario. Franco Rizzo, Torino L'ultimo muro tra i due sessi Ho letto su un giornale locale un'intervista alla rappresentante italiana di Amnesty International, Sandra Pliffner, che lamenta la scarsa partecipazione delle donne a un convegno promosso a Milano sulla Conferenza Mondiale tenutasi a Pechino lo scorso settembre. In quanto esposto dalla Pliffner, mi sembra di scorgere una voglia di guerra che non ha più presa sulle donne italiane. La responsabile delle donne italiane impegnate nell'opera di coordinare gli interessi di tutte quelle che vi partecipano invoca maggiore attenzione. Ma il risultato del lavoro che ella svolge a Londra la porta a verificare che anche quelle delle altre nazioni sono piuttosto distratte. Mi chiedo: diritti umani e uguaglianza sessuale non sono stati ampiamente invocati, propagandati e discussi dal femminismo che per decenni ha assorbito fortissime energie che le donne americane ed europee hanno entusiasticamente fornito? Se oggi la cultura delle sintesi ci obbliga a spegnere ardori troppo accesi perché il rispetto per culture e tradizioni locali è elemento prioritario, perché rammaricarci? A me ciò sembra una conquista e grande. Di fronte alla tendenza crescente di abolire muri e steccati di qualunque genere, viene spontaneo chiedersi perché separare i problemi che coinvolgono l'umanità tra problemi maschili e problemi femminili. Questo il mio pensiero. Se le altre donne dissentono, ce ne sarà qualcuna che lo condivide? Maria Pia Palmieri Ripoli Cosenza Eni privata e Cirio pubblica Leggo solo oggi su La Stampa del 2 novembre l'articolo «Inutile privatizzare l'Eni se la Cirio torna pubblica» di Alberto Staterà, in cui viene detto che è stata venduta la Siv per 220 miliardi, tacendo che il compratore si è accollato debiti per 400 miliardi e affermando che la stima di Mediobanca indicava un prezzo doppio. Ciò non corrisponde al vero perché, al contrario, al prezzo pagato Mediobanca ha dato parere di congruità. prof. avv. Alberto Predieri, Roma commissario liquidatore Tortorella, il pds e la replica Leggo su La Stampa (8 novembre) per la firma di Pierluigi Battista che io, avendo letto sul manifesto un articolo di Marco Revelli, certamente scritto per far discutere, avrei subito chiesto di poter replicare polemicamente alle critiche verso il pds. Non ho riflessi così pronti, stimo la produzione culturale di Revelli, e non ho mai chiesto l'ospitalità a nessuno per esprimere qualche mia opinione. Quei pochi amici che possono avere l'affettuosa curiosità di sapere come la penso hanno la pazienza di ricorrere, ogni due mesi, ad una rivista (Critica Marxista) diretta dal prof. Aldo Zanardo e da me. Assolutamente al contrario di quanto ha scritto La Stampa, la direzione del manifesto volle usarmi la cortesia di chiedermi, giorni fa, ben prima dell'intervento di Revelli, di partecipare ad una discussione aperta da un articolo di Rossana Rossanda. Cosa che, probabilmente, farò senza che Pierluigi Battista,creativo redattore, mi detti l'argomento e la linea da tenere. Aldo Tortorella, Roma Non era mia intenzione offendere l'on. Tortorella. Né, tanto meno, dettargli la «linea da tenere». Ip. batt.]