« i boss nella masseria di Musotto »

« Avviso a un altro avvocato, e i legali di Palermo scendono in sciopero « K boss nella masseria di Musetto » / carabinieri lo spiavano con le telecamere PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Nell'esplosiva inchiesta per mafia, dopo l'arresto del presidente forzista della Provincia, Francesco Musotto, del fratello minore Cesare e di altre tre persone, uno dopo l'altro vanno spuntando i pentiti di grosso calibro. Nel mucchio degli accusatori di Mussotto, c'è pure Balduccio Di Maggio, il pentito che sostiene che Andreotti e Riina si baciarono sulle guance. E poi il terzetto dei pentiti della strage di Capaci: Salvatore Cancemi, Mario Santo Di Matteo e Gioacchino La Barbera. Fra l'incredulità di molti, l'inchiesta va avanti. Il giudice per le indagini preliminari Alfredo Montalto, che ieri ha proseguito gli interrogatori degli arrestati, ha inviato un avviso di garanzia a un altro avvocato: Giovanni De Lisi, 66 anni, giudice di pace a Bagheria, paese di radicata presenza mafiosa. L'anziano legale è stato tirato in ballo dal pentitochiave di questa vicenda, l'imprenditore edile Tullio Cannella, che avrebbe detto di aver visto De Lisi e Bagarella conversare da «vecchi amici» a Bagheria. Dalla fitta trama delle indagini vien fuori pure il nome di Angelo Barbero, uno dei nuovi capi occulti di Cosa nostra in Sicilia, che i due pentiti dell'ultima ora Umberto Anione e Salvatore Giorgianni garantiscono di aver visto nella casa di campagna dei Musotto a Pollina. I carabinieri di Cefalù incominciarono a indagare su Francesco Musotto già nella primavera del 1993, quindi due anni e mezzo fa. Per non dare nell'occhio, costruirono un capanno poco distante dalla bella masseria della famiglia Musotto e da lì con telecamere e cineprese tennero sotto gli obiettivi gli spostamenti del penalista. Unico boss di un certo calibro individuato tra i visitatori è Domenico Farinella, implicato nel blitz delle Madonie anni fa. Ma - obiettano i sostenitori di Musotto - può esser dato per scontato che in casa di un avvocato, anche in quella di campagna, possano andare persone nei pasticci con la giustizia o candidate a diventarlo. E dalla sua Francesco Musotto ha quasi per intera (c'è una sola e per il momento piccola porzione di avvocati che se ne dissocia, confermando piena fiducia al procuratore Caselli e agli altri giudici inquirenti) la classe forense palermitana. Ieri anche i civilisti hanno deciso di scioperare fino a lunedì prossimo per protestare contro l'arresto del loro collega. L'Associazione giovani avvocati ha programmato per lunedì una manifestazione di tutti gli avvocati in toga davanti al palazzo di giustizia. Nel frattempo l'Associazione nazionale magistrati attacca con durezza lo sciopero degli avvocati palermitani, rivendicando la più ampia autonomia dei giudici. Di «degrado giudizia- rio nel nostro Paese» parla Frino Restivo, presidente onorario delle camere penali italiane, chiedendo che Scalfaro intervenga, «di fronte alla politica di certe procure». Ieri, intanto, ha parlato Leoluca Orlando, che ò stato il più accanito avversario di Francesco Musotto. Dopo aver notato che «si tratta di un caso molto difficile che richiede tutto l'impegno dei magistrati coinvolti nell'inchiesta», Orlando ha aggiunto di avere «il massimo rispetto per il lavoro della magistratura. E' comunque inutile negare -ha dettoche sia esistito un intreccio tra mafia e politica. Di questo occorre tener conto, altrimenti la lotta alla malia si limiterebbe! semplicemente alla cattura dei killer. E va tenuto conto che ci furono nel nostro Paese ministri dei Lavori pubblici maliosi che governavano tranquillamente». Antonio Ravidà La villa dei fratelli Musotto lungo la statale Palermo-Messina

Luoghi citati: Bagheria, Capaci, Messina, Palermo, Pollina, Sicilia