Pavarotti «stecca» e se ne va di Sandro Cappelletto

Al Metropolitan fallisce il «do» che l'aveva consacrato re Al Metropolitan fallisce il «do» che l'aveva consacrato re Pavarotti «stecca» e se ne va IL diaframma è teso, il petto gonfio, la gola pronta a schiudersi, ma la voce nonesce, resta imprigionata, muore prima di nascere. Al Metropolitan di New York Luciano Pavarotti stecca la serie tremenda dei nove do nel primo atto della Figlia del Reggimento di Gaetano Donizetti, prosegue, accennando appena, fino all'intervallo, poi viene sostituito dal giovane francese Jean-Luc Viala. «A sessant'anni è giusto immaginare qualche pazzia», aveva detto pochi giorni fa difendendo la propria scelta. Ora, i comunicati ufficiali del teatro par- lano di banale .ncidente, dovuto alla raucedine e ad una brutta influenza. Domani il tenore potrebbe tornare in scena, a gustarsi la rivincita di fronte a un pubblico che già maligna sulla sua disfida troppo proterva alle leggi del tempo. Sono l'esuberanza e la dolcezza del suo timbro a entusiasmare Londra, nel 1966. Pavarotti vola sugli acuti di Donizetti con meravigliosa, agilissima grazia. Sei anni dopo, proprio al Metropolitan, il prodigio si ripete, ancora nella Figlia del Reggimento: nasce, assieme a Joan Sutherland, un'incisione indimenticabile dell'opera. Troppo crudele riascoltarla ora, mentre Pavarotti, pur al riparo della sua consueta maschera di allegria e ottimismo, starà decidendo se osare ancora, se confermare o disdire il prossimo impegno londinese nell'Otello di Verdi. Ogni scelta è rischiosa: cedere dopo un fiasco significa confermarlo; se si ritorna in scena, bisogna stravincere, per convincere, e i do sbruffoni di Donizetti stanno lì ad aspettarlo. Pavarotti non è soltanto un cantante, ma una potenza commerciale costruita, a parte i concorsi ippici e le comparsate in mondovisione, sul colore caldo e brillante, estroverso e patetico della più bella voce degli ultimi trent'anni. Più anziano di lui, Alfredo Kraus continua, con la sua tecnica impareggiabile, a cantare e stupire nelle stesse arie, nelle stesse opere. Ma lui ha saputo risparmiarsi, Pavarotti non sempre si è sottratto agli eccessi, all'azzardo. Ha preteso molto ed ora, fatalmente, rischierà di nuovo. In bocca al lupo, Luciano. Sandro Cappelletto

Luoghi citati: Londra, New York