Fare arte con i chip

Fare arte con i chip Fare arte con i chip Un ponte che unisce le due culture sensi del virtuale», è insieme una mostra d'arte d'avanguardia, un happening, una riflessione militante e concreta sui rapporti fra arte e scienza, fra realtà naturale e vita artificiale, fra umanesimo e «nuovo senso» della tecnologia. Le installazioni interattive dell'Associazione Ars technica, che raccolgono 15 progetti di artisti internazionali, ci fanno fare un viaggio inconsueto fra piante virtuali prodotte dal nostro contatto con piante reali, giochi di riflessioni ottico-elettroniche, luoghi che «ricordano» e «sentono» il nostro passaggio, esplorazioni tattili di un'immagine visiva, e così via... Il piacere estetico, il coinvolgimento ludico sono grandi, ma poi cosa rimane dentro di noi? E quale può essere oggi il rapporto fra arte e scienza? Il primo tipo di interazione è ovvio: molti strumenti usati dagli artisti derivano dalla cultura scientifica e dalla tecnologia rivisitate. Ma la scienza può dare altri insegnamenti: primo fra tutti, il rigore del metodo e la sua preminenza rispetto a un processo di conoscenza basato sulla metafora. La metafora è infatti persuasiva, ma anche ingannevole. Le metafore del cervello elettronico o quella dell'intelligenza artificiale hanno prodotto nuovi campi del sapere, ma, alla lunga, hanno diffuso l'erronea convinzione di una comune natura fra cervello e macchina. Questo abuso ha generato «colli di bottiglia» nel modo di pensare a una macchina, a un'intelligenza, a un cervello, che con grande fatica sono stati superati. La lezione che deriva dall'esperienza scientifica suona dunque: «Sii padrone delle tue metafore!». La scienza moderna, abbandonati i certi approdi del positivismo per il mare procelloso delle teorie della complessità, ha molte cose da imparare a sua volta... Scienza e arte possono sviluppare insieme nuovi modelli del mondo reale, stabilendo nuove regole basate sull'interattività. Un sistema di studio basato su modelli permette di esplorare nuove realtà e sperimentare strategie alternative di pensiero. Le scienze cognitive e le neuroscienze stanno sviluppando interazioni forti con l'arte e gli aspetti «soggettivi» dell'esperienza. Le neuroscienze stanno approfondendo il significato delle immagini e le valenze della morfologia, la natura complessa della percezione e delle modalità sensoriali, le relazioni fra percezione, aspettative, valori e azione. Già oggi è possibile creare mondi artificiali a tre dimensioni per simulare le funzioni microscopiche dell'encefalo. Compiendo un viaggio fantastico nel cervello virtuale, James Brower, un neurobiologo che lavora al Caltech a Pasadena, California, sta costruendo modelli realistici della corteccia olfattiva. La sua conclusione, forse poco ortodossa, è che il sistema cambia con grande dinamicità. In un certo momento, un odore - il profumo Chanel n. 5, diciamo - potrebbe ALLA RICERCA DEI «SENSI DEL VIRTUALE» La mostra «Arslab -1 sensi del virtuale», aperta alla «Promotrice delle belle arti» di Torino da venerdì scorso, presenta 15 «installazioni» nelle quali gli artisti, grazie alla più sofisticata tecnologia elettronica, propongono ai visitatori emozioni e riflessioni sui rapporti tra arte, scienza e cultura contemporanea. Gli artisti si rifanno al gruppo Ars Technica presieduto da Piero Gilardi. Proposta dall'Assessorato per le risorse culturali di Torino e organizzata da Extramuseum, la mostra sarà aperta fino al 26 novembre (viale Balsamo Crivelli 11, ore 9-19 dal lunedì al sabato; domenica 9-13; 14-19; catalogo Fabbri Ed.; informazioni: tel. 011-4423.730). indurre una risposta in un determinato insieme di cellule, ma dieci minuti più tardi, lo stesso potrebbe attivare un gruppo del tutto differente. Questo suggerisce che i neuroni non raccolgono semplicemente informazioni da un sito per trasferirle ad un altro, ma che livelli superiori dell'encefalo possano «cercare» attivamente certe componenti dell'informazione e reclutare neuroni a tale scopo. Il nostro cervello funzionerebbe insomma come un sistema che agisce in base ad aspettative e modelli. L'insieme di queste simulazioni può informare sul funzionamento del cervello, ma può anche suggerire lo sviluppo di protesi e di sostituti artificiali. Sono ormai in fase di avanzata progettazione protesi di occhi e orecchi e la realtà virtuale viene sempre più impiegata per creare ambienti artificiali capaci di in¬ durre una compensazione fisiologica in soggetti portatori di handicap motori e percettivi, ma anche in individui con disturbi fobici. In una prospettiva tutta scientifica e concreta Paul Churchland, nel suo ultimo libro The engine ofreason, the seat ofsoul (Mit Press, 1995). ci fa compiere un viaggio filosofico nell'encefalo e ci delinea un futuro neurotecnologico. In questo scenario non appaiono lontani i tempi delle protesi neuro-farmacologiche preconizzate dalla fantascienza di Gibson, ma già oggi evocate dai farmaci che ristrutturano la personalità. Il canale di comunicazione privilegiato fra arte e scienza diventa allora quello dell'interattività, della possibilità cioè di interagire con l'oggetto, non soltanto più in modo fisico ma anche attraverso la sua rappresentazione virtuale. Questa interattività finisce col cambiare le regole del gioco, sia nel rapporto col pubblico, sia nell'esperienza individuale. Il pubblico di una mostra d'arte o di scienza non è un fruitore passivo, ma interagisce e cresce con l'esperienza. L'artista e il ricercatore definiscono nuove dimensioni di conoscenza e di azione. Il campo delle interazioni e delle interfacce naturale-artificiale diviene un nuovo sapere, integrato e onnivoro, che si pone l'ambizione di ristrutturare la realtà e superare il fatidico confine fra mondo interno ed esterno. Riprenderemo una riflessione dell'illustre biologo teorico Conrad Waddington, che in un suo importante saggio sui rapporti fra arte moderna e scienza (Behind the Appearance, Edinburgh University Press, 1969) si chiede se sia corretta la contrapposizione metaforica fra una Scienza-Ciclope, gigante cori un solo occhio, e l'Uomo-Argo, con i suoi cento occhi, la scienza non sarà allora più (se mai lo è stata...) un Ciclope, ma piuttosto, a misura d'uomo, un Argo, capace di rivolgere i suoi cento occhi non solo verso il mondo esterno, ma anche dentro di sé, per comprendere (e usare) quella creatività che unifica invenzione artistica e processo della scoperta scientifica. Aldo Fasolo Università di Torino Alcune delle opere tecnologiche in mostra ad «Arslab - I sensi del virtuale», a Torino: «Le mime», scultura robotica di Christian Laroche. «Heaven's Gate» di Jeffrey Shaw, «Handsight» di Agnes Hegedus (un occhio-interfaccia per esplorare spazi virtuali) e «Interactive Plant Growing» di Christa Sommerer e Laurent Mignonneau Emozioni e ragionamenti suscitati da opere tecnologiche interattive: e il visitatore si confonde con l'artista- VIAGGI SPAZIALI LUNA*

Luoghi citati: California, Pasadena, Torino