Silvio, primadonna su Raiuno

Silvio, primadonna su Raiuno Silvio, primadonna su Raiuno A casa Venier tra seduzioni e «ingaggi» DIETRO LE QUINTE DI DOMENICA IN ROMA ELLE tre primedonne ospiti ieri di «Domenica In» Ornella Muti, Francesca Neri e Silvio B. - una sola si è fatta costruire un camerino personalizzato, indovinate chi. La struttura potrebbe trovare un senso al Centre Pompidou di Parigi o alla Guggenheim di New York City. A Roma e in Italia è assolutamente straordinario. Quattro enormi pannelli bianchi montati all'ingresso dello studio della trasmissione per permettere alla star di provare in santa pace il sorriso, le battute e la tonalità di crema marrone da mettersi sul volto. Intorno al mausoleo di cartone passeggia silenzioso Giucas Casella, indugia curioso Bruno Vespa, transita affannato Jimmy Fontana, vestito come un barattolo di piselli. Dentro, un cameriere in divisa bianca presidia sull'attenti il bricco del caffè. Davanti a lui, oltre la siepe di carabinieri, poliziotti, truccatrici, segretaria, addetta all'immagine, cuoco Michele (sì, anche lui) e guardie del corpo, una nuca brilla in soUtudme sopra un puff. E' Silvio Berlusconi che ripassa la parte prima di andare in onda. Sfoglia carte, ripete numeri (535: i miliardi di tasse che paga ogni anno la Fininvest; 360, i provvedimenti approvati dal suo governo). Poi sussurra «il bagno!». «Il bagno, il bagno!», gridano tutti, uscendo in massa dai pannelli e mettendosi in marcia verso i servizi. Ritornano tre minuti dopo e Silvio B. adocchia sulla porta del camerino componibile un mito della nostra epoca: Rita Forte, la pianista di Tmc, in stivaloni da cavallerizza. Berlusconi le spara un sorrisone fra gli occhi: «Lei è troppo brava! Perché non viene da noi?». Rita, donna pratica, va al sodo: «Ma se lei non mi chiama...». L'ex (?) presidente della Fininvest stringe: «Quando ci vediamo?». Rita, scaltrissima: «Quando vuole lei». Cinque minuti dopo Silvio B. è di nuovo sul puff d'ordinanza, ma con importanti novità. I fogli del copione sono spariti, adesso c'è una signora rossa che lo prende a colpi di cipria sulla faccia mentre una tv grande come un arazzo rimanda la voce di Orietta Berti che nello studio di «Domenica in», tre metri più in là, sta cantando «Vengo anch'io no tu no». Silvio B. mostra di gradire ondeggiandosi a ritmo, mentre il piumino della cipria gli si abbatte inesorabile sulla nuca. Orietta Berti finisce di cantare e si infila nel mausoleo bianco. Avanza sui tacchi a trampolo con un po' di emozione. A D'Alema disse «Lei è un mito», ma si sa che i «comunisti!» emiliani sanno piegare l'ideologia agli affari. «Quando torna da noi, signora?», la aggancia il Berlusca. «Fino a maggio non posso, ho un contratto». Poi si vedrà. Adesso si va in scena. Silvio B. irrompe con il seguito dentro «Domenica In». Mentre sul video scorre un fascio di spot, Berlusconi socializza col pubblico in sala, quello che andava in sollucchero per Andreotti e adesso impazzisce per quest'uomo che manda baci a una casalinga ridens se¬ duta in ultima fila. I fotografi immortalano la storica stretta di mano con Mara Venier. «Onorevole, ancora una foto, non scappi». «Il vero guaio per tutti sarebbe se io scappassi dall'Italia, ah ah». Squilla una sirena, vagamente inquietante come la battuta. Applausi, siamo in onda. Poche considerazioni sull'intervista a Mara Venier in cui Berlusconi, più umile del solito, si è paragonato a un generale. Ha elogiato la mamma, coniato il termine «sconvincere», battezzato i suoi nani («Dotti è Cucciolo, Urbani è Dotto») e raccontato un paio di storielle. Una breve e divertente: «Chi salvo fra Dini, D'Alema, Prodi, Veltroni e Bertinotti? Li butto tutti dalla torre e poi chiedo il Nobel per la pace». Un'altra lunga e stravecchia, ma raccontata benissimo, da vecchio crocierista, su «Berlusconi che muore» (a parte). «Com'è andata?». E Mara Venier che parla, salutando Berlusconi e il cuoco Michele, un suo fan, sulla porta dello studio. «Brava, brava, complimenti!», «Auguri, onorevole. Auguri per tutto!», Silvio B. si gira sui tacchi e incrocia quelli rossi a spillo di Alba Parietti. «Buona- sera», «Buonasera». Come «comunista!» era stata più calda Orietta Berti. Un «Ueèei, come va?» a Bruno Vespa, una foto ridens con un ragazzino in camicia nera che resta tramortito («Quale onore! Quale onore!») e poi via, verso nuove avventure mediatiche. Le dichiarazioni alle altre tv, in una stanza che ha la foto del suo filosofo preferito, Mike Bongiorno, alla parete. Più che l'intervistato, Berlusconi sembra il regista. Prova microfoni, fa arretrare telecamere, a un certo punto solleva di peso una giornalista bionda e la installa dall'altra parte dell'inquadratura: «Brava signora, si metta qua!». A sorpresa, l'intervista più asciutta e breve è quella di Michele Laureili, Tg4. Tre domande e se ne va, mentre Berlusconi gli grida dietro: «Sei stato telegrafico, ragazzo mio!». Se Emilio Fede viene a saperlo lo licenzia. La natura unica e surreale dell'uomo B. emerge dalla multiformità di argomenti sui quali interviene con tono identico, da Presidente. «Complimenti alla Lazio, una vittoria davvero rotonda!». «Complimenti agli industriali, hanno scoperto che il governo tecnico è un'anomalia. Meglio tardi che mai». «Il Polo non è diviso». «La Juve non è in crisi». «Il governissimo? Assolutamente no». «Baggio in panchina? Un lusso, ma il Milan può permetterselo». ((Arbore dice che la tv non gli piace più? Torni a farla lui, allora!». L'ultimo sorrisone è per il padrone di casa, il direttore degli studi. «Lascio il cuore qui alla Dear. Mi sarebbe piaciuto comprarla». Anche quella. Sgomma a sirene spiegate verso l'aereo privato: impegni urgenti di lavoro lo attendono a Milano in serata. Il derby. Massimo Gramolimi Silvio, primadonna su Raiuno Silvio, primadonna su Raiuno A casa Venier tra seduzioni e «ingaggi» DIETRO LE QUINTE DI DOMENICA IN ROMA ELLE tre primedonne ospiti ieri di «Domenica In» Ornella Muti, Francesca Neri e Silvio B. - una sola si è fatta costruire un camerino personalizzato, indovinate chi. La struttura potrebbe trovare un senso al Centre Pompidou di Parigi o alla Guggenheim di New York City. A Roma e in Italia è assolutamente straordinario. Quattro enormi pannelli bianchi montati all'ingresso dello studio della trasmissione per permettere alla star di provare in santa pace il sorriso, le battute e la tonalità di crema marrone da mettersi sul volto. Intorno al mausoleo di cartone passeggia silenzioso Giucas Casella, indugia curioso Bruno Vespa, transita affannato Jimmy Fontana, vestito come un barattolo di piselli. Dentro, un cameriere in divisa bianca presidia sull'attenti il bricco del caffè. Davanti a lui, oltre la siepe di carabinieri, poliziotti, truccatrici, segretaria, addetta all'immagine, cuoco Michele (sì, anche lui) e guardie del corpo, una nuca brilla in soUtudme sopra un puff. E' Silvio Berlusconi che ripassa la parte prima di andare in onda. Sfoglia carte, ripete numeri (535: i miliardi di tasse che paga ogni anno la Fininvest; 360, i provvedimenti approvati dal suo governo). Poi sussurra «il bagno!». «Il bagno, il bagno!», gridano tutti, uscendo in massa dai pannelli e mettendosi in marcia verso i servizi. Ritornano tre minuti dopo e Silvio B. adocchia sulla porta del camerino componibile un mito della nostra epoca: Rita Forte, la pianista di Tmc, in stivaloni da cavallerizza. Berlusconi le spara un sorrisone fra gli occhi: «Lei è troppo brava! Perché non viene da noi?». Rita, donna pratica, va al sodo: «Ma se lei non mi chiama...». L'ex (?) presidente della Fininvest stringe: «Quando ci vediamo?». Rita, scaltrissima: «Quando vuole lei». Cinque minuti dopo Silvio B. è di nuovo sul puff d'ordinanza, ma con importanti novità. I fogli del copione sono spariti, adesso c'è una signora rossa che lo prende a colpi di cipria sulla faccia mentre una tv grande come un arazzo rimanda la voce di Orietta Berti che nello studio di «Domenica in», tre metri più in là, sta cantando «Vengo anch'io no tu no». Silvio B. mostra di gradire ondeggiandosi a ritmo, mentre il piumino della cipria gli si abbatte inesorabile sulla nuca. Orietta Berti finisce di cantare e si infila nel mausoleo bianco. Avanza sui tacchi a trampolo con un po' di emozione. A D'Alema disse «Lei è un mito», ma si sa che i «comunisti!» emiliani sanno piegare l'ideologia agli affari. «Quando torna da noi, signora?», la aggancia il Berlusca. «Fino a maggio non posso, ho un contratto». Poi si vedrà. Adesso si va in scena. Silvio B. irrompe con il seguito dentro «Domenica In». Mentre sul video scorre un fascio di spot, Berlusconi socializza col pubblico in sala, quello che andava in sollucchero per Andreotti e adesso impazzisce per quest'uomo che manda baci a una casalinga ridens se¬ duta in ultima fila. I fotografi immortalano la storica stretta di mano con Mara Venier. «Onorevole, ancora una foto, non scappi». «Il vero guaio per tutti sarebbe se io scappassi dall'Italia, ah ah». Squilla una sirena, vagamente inquietante come la battuta. Applausi, siamo in onda. Poche considerazioni sull'intervista a Mara Venier in cui Berlusconi, più umile del solito, si è paragonato a un generale. Ha elogiato la mamma, coniato il termine «sconvincere», battezzato i suoi nani («Dotti è Cucciolo, Urbani è Dotto») e raccontato un paio di storielle. Una breve e divertente: «Chi salvo fra Dini, D'Alema, Prodi, Veltroni e Bertinotti? Li butto tutti dalla torre e poi chiedo il Nobel per la pace». Un'altra lunga e stravecchia, ma raccontata benissimo, da vecchio crocierista, su «Berlusconi che muore» (a parte). «Com'è andata?». E Mara Venier che parla, salutando Berlusconi e il cuoco Michele, un suo fan, sulla porta dello studio. «Brava, brava, complimenti!», «Auguri, onorevole. Auguri per tutto!», Silvio B. si gira sui tacchi e incrocia quelli rossi a spillo di Alba Parietti. «Buona- sera», «Buonasera». Come «comunista!» era stata più calda Orietta Berti. Un «Ueèei, come va?» a Bruno Vespa, una foto ridens con un ragazzino in camicia nera che resta tramortito («Quale onore! Quale onore!») e poi via, verso nuove avventure mediatiche. Le dichiarazioni alle altre tv, in una stanza che ha la foto del suo filosofo preferito, Mike Bongiorno, alla parete. Più che l'intervistato, Berlusconi sembra il regista. Prova microfoni, fa arretrare telecamere, a un certo punto solleva di peso una giornalista bionda e la installa dall'altra parte dell'inquadratura: «Brava signora, si metta qua!». A sorpresa, l'intervista più asciutta e breve è quella di Michele Laureili, Tg4. Tre domande e se ne va, mentre Berlusconi gli grida dietro: «Sei stato telegrafico, ragazzo mio!». Se Emilio Fede viene a saperlo lo licenzia. La natura unica e surreale dell'uomo B. emerge dalla multiformità di argomenti sui quali interviene con tono identico, da Presidente. «Complimenti alla Lazio, una vittoria davvero rotonda!». «Complimenti agli industriali, hanno scoperto che il governo tecnico è un'anomalia. Meglio tardi che mai». «Il Polo non è diviso». «La Juve non è in crisi». «Il governissimo? Assolutamente no». «Baggio in panchina? Un lusso, ma il Milan può permetterselo». ((Arbore dice che la tv non gli piace più? Torni a farla lui, allora!». L'ultimo sorrisone è per il padrone di casa, il direttore degli studi. «Lascio il cuore qui alla Dear. Mi sarebbe piaciuto comprarla». Anche quella. Sgomma a sirene spiegate verso l'aereo privato: impegni urgenti di lavoro lo attendono a Milano in serata. Il derby. Massimo Gramolimi Silvio, primadonna su Raiuno Silvio, primadonna su Raiuno A casa Venier tra seduzioni e «ingaggi» DIETRO LE QUINTE DI DOMENICA IN ROMA ELLE tre primedonne ospiti ieri di «Domenica In» Ornella Muti, Francesca Neri e Silvio B. - una sola si è fatta costruire un camerino personalizzato, indovinate chi. La struttura potrebbe trovare un senso al Centre Pompidou di Parigi o alla Guggenheim di New York City. A Roma e in Italia è assolutamente straordinario. Quattro enormi pannelli bianchi montati all'ingresso dello studio della trasmissione per permettere alla star di provare in santa pace il sorriso, le battute e la tonalità di crema marrone da mettersi sul volto. Intorno al mausoleo di cartone passeggia silenzioso Giucas Casella, indugia curioso Bruno Vespa, transita affannato Jimmy Fontana, vestito come un barattolo di piselli. Dentro, un cameriere in divisa bianca presidia sull'attenti il bricco del caffè. Davanti a lui, oltre la siepe di carabinieri, poliziotti, truccatrici, segretaria, addetta all'immagine, cuoco Michele (sì, anche lui) e guardie del corpo, una nuca brilla in soUtudme sopra un puff. E' Silvio Berlusconi che ripassa la parte prima di andare in onda. Sfoglia carte, ripete numeri (535: i miliardi di tasse che paga ogni anno la Fininvest; 360, i provvedimenti approvati dal suo governo). Poi sussurra «il bagno!». «Il bagno, il bagno!», gridano tutti, uscendo in massa dai pannelli e mettendosi in marcia verso i servizi. Ritornano tre minuti dopo e Silvio B. adocchia sulla porta del camerino componibile un mito della nostra epoca: Rita Forte, la pianista di Tmc, in stivaloni da cavallerizza. Berlusconi le spara un sorrisone fra gli occhi: «Lei è troppo brava! Perché non viene da noi?». Rita, donna pratica, va al sodo: «Ma se lei non mi chiama...». L'ex (?) presidente della Fininvest stringe: «Quando ci vediamo?». Rita, scaltrissima: «Quando vuole lei». Cinque minuti dopo Silvio B. è di nuovo sul puff d'ordinanza, ma con importanti novità. I fogli del copione sono spariti, adesso c'è una signora rossa che lo prende a colpi di cipria sulla faccia mentre una tv grande come un arazzo rimanda la voce di Orietta Berti che nello studio di «Domenica in», tre metri più in là, sta cantando «Vengo anch'io no tu no». Silvio B. mostra di gradire ondeggiandosi a ritmo, mentre il piumino della cipria gli si abbatte inesorabile sulla nuca. Orietta Berti finisce di cantare e si infila nel mausoleo bianco. Avanza sui tacchi a trampolo con un po' di emozione. A D'Alema disse «Lei è un mito», ma si sa che i «comunisti!» emiliani sanno piegare l'ideologia agli affari. «Quando torna da noi, signora?», la aggancia il Berlusca. «Fino a maggio non posso, ho un contratto». Poi si vedrà. Adesso si va in scena. Silvio B. irrompe con il seguito dentro «Domenica In». Mentre sul video scorre un fascio di spot, Berlusconi socializza col pubblico in sala, quello che andava in sollucchero per Andreotti e adesso impazzisce per quest'uomo che manda baci a una casalinga ridens se¬ duta in ultima fila. I fotografi immortalano la storica stretta di mano con Mara Venier. «Onorevole, ancora una foto, non scappi». «Il vero guaio per tutti sarebbe se io scappassi dall'Italia, ah ah». Squilla una sirena, vagamente inquietante come la battuta. Applausi, siamo in onda. Poche considerazioni sull'intervista a Mara Venier in cui Berlusconi, più umile del solito, si è paragonato a un generale. Ha elogiato la mamma, coniato il termine «sconvincere», battezzato i suoi nani («Dotti è Cucciolo, Urbani è Dotto») e raccontato un paio di storielle. Una breve e divertente: «Chi salvo fra Dini, D'Alema, Prodi, Veltroni e Bertinotti? Li butto tutti dalla torre e poi chiedo il Nobel per la pace». Un'altra lunga e stravecchia, ma raccontata benissimo, da vecchio crocierista, su «Berlusconi che muore» (a parte). «Com'è andata?». E Mara Venier che parla, salutando Berlusconi e il cuoco Michele, un suo fan, sulla porta dello studio. «Brava, brava, complimenti!», «Auguri, onorevole. Auguri per tutto!», Silvio B. si gira sui tacchi e incrocia quelli rossi a spillo di Alba Parietti. «Buona- sera», «Buonasera». Come «comunista!» era stata più calda Orietta Berti. Un «Ueèei, come va?» a Bruno Vespa, una foto ridens con un ragazzino in camicia nera che resta tramortito («Quale onore! Quale onore!») e poi via, verso nuove avventure mediatiche. Le dichiarazioni alle altre tv, in una stanza che ha la foto del suo filosofo preferito, Mike Bongiorno, alla parete. Più che l'intervistato, Berlusconi sembra il regista. Prova microfoni, fa arretrare telecamere, a un certo punto solleva di peso una giornalista bionda e la installa dall'altra parte dell'inquadratura: «Brava signora, si metta qua!». A sorpresa, l'intervista più asciutta e breve è quella di Michele Laureili, Tg4. Tre domande e se ne va, mentre Berlusconi gli grida dietro: «Sei stato telegrafico, ragazzo mio!». Se Emilio Fede viene a saperlo lo licenzia. La natura unica e surreale dell'uomo B. emerge dalla multiformità di argomenti sui quali interviene con tono identico, da Presidente. «Complimenti alla Lazio, una vittoria davvero rotonda!». «Complimenti agli industriali, hanno scoperto che il governo tecnico è un'anomalia. Meglio tardi che mai». «Il Polo non è diviso». «La Juve non è in crisi». «Il governissimo? Assolutamente no». «Baggio in panchina? Un lusso, ma il Milan può permetterselo». ((Arbore dice che la tv non gli piace più? Torni a farla lui, allora!». L'ultimo sorrisone è per il padrone di casa, il direttore degli studi. «Lascio il cuore qui alla Dear. Mi sarebbe piaciuto comprarla». Anche quella. Sgomma a sirene spiegate verso l'aereo privato: impegni urgenti di lavoro lo attendono a Milano in serata. Il derby. Massimo Gramolimi