Parte il satellite ISO Spierà le stelle fredde

Spierà le stelle fredde Spierà le stelle fredde Alla ricerca di altri sistemi solari EJ il momento magico per I la ricerca europea nello spazio. In tre mesi andranno in orbita il satellite «Iso» per lo studio del cielo nell'infrarosso, l'osservatorio solare «Sono» e i satelliti gemelli «Cluster» per esplorare la magnetosfera terrestre: sei navicelle spaziali, 60 esperimenti scientifici, 9 tonnellate di sofisticata tecnologia che lasciano la Terra. «Iso» partirà all'inizio di novembre con un razzo «Ariane» dalla base di Kourou. Negli stessi giorni «Soho» diventerà un minipianeta artificiale intorno al Sole in uno dei «punti di Lagrange» viaggiando su un razzo «Atlas», i 4 satelliti «Cluster» andranno a girare intorno alla Terra all'inizio del '96 a bordo del primo esemplare di «Ariane 5». Come se non bastasse, la sonda «Ulisse», anch'essa europea, sta completando in questi giorni la prima circumnavigazione del Sole. E presto finirà in orbita anche «Sax», il satellite italiano per osservare il cielo nei raggi X. Un tale fuoco d'artificio non era programmato. Una serie di ritardi e di circostanze incrociate ha fatto sì che tante missioni scientifiche venissero a concentrarsi in un tempo così ristretto. Casualmente, ne è venuta fuori una esibizione delle potenzialità scientifiche europee che dovrebbe impressionare favorevolmente i ministri della Ricerca che da oggi al 20 ottóbre sono riuniti a Tolosa proprio per decidere il futuro impegno del nostro continente nelle attività spaziali. Incominciamo a vedere più da vicino «Iso», Infrared Satellite Observatory. Come dice il nome, il suo fine è di scoprire e osservare sorgenti celesti che emettono nell'infrarosso, cioè onde elettromagnetiche che cadono nella banda termica, tra la luce visibile e le microonde. In queste lunghezze d'onda si esprimono oggetti celesti relativamente freddi: nane brune e stelle in formazione, nelle quali non si sono ancora accese le reazioni termonucleari; galassie con grandi nubi di materia oscura; nebulose di gas e polveri interstellari; pianeti; comete; sistemi solari nascenti. Quest'ultimo punto è uno dei più interessanti. Ha fatto molto rumore l'annuncio della scoperta di un pianeta grande come Giove intorno alla stella 51 Pegasi, dato dagli astronomi Michel Mayor e Didier Queloz dell'Osservatorio di Ginevra durante un convegno mondiale su «Stelle fredde, sistemi stellari e Sole» svoltosi a Firenze all'inizio di ottobre. In realtà non ci sono anco¬ ra certezze: le misure sono al limite delle attuali possibilità tecnologiche, si tratta di stimare tramite l'effetto Doppler accelerazioni di una decina di metri al secondo, in mezzo a molti fattori di disturbo. D'altra parte il pianeta di 51 Pegasi, ammesso che ci sia, è vicinissimo alla sua stella e ha una temperatura di mille gradi. C'è poco da illudersi su forme di vita aliene. Il fatto che nonostante la sua incertezza e lo scarso fascino fantascientifico la notizia sia rimbalzata sulle prime pagine dei giornali ci dice quanto sia viva l'attesa di una dimostrazione sperimentale dell'esistenza di sistemi planetari simili al nostro. Ebbene: «Iso» dovrebbe in proposito sciogliere ogni dubbio. La radiazione infrarossa proveniente dallo spazio è in gran parte assorbita dall'atmosfera. E' quindi necessario andare nello spazio per poterla catturare. Inoltre lo strumento deve essere raffreddato quasi alla temperatura dello zero assoluto per poter eliminare segnali di disturbo. Il primo satellite infrarosso, «Iras», lanciato all'inizio degli Anni 80, ha scoperto 250 mila oggetti. «Iso» potrà individuare sorgenti mille volte più deboli. La navicella pesa quasi due tonnellate e mezzo. La forma è La scoperta (da confermare) di un pianeta extrasolare aumenta l'interesse per una navicella progettata dall'Esa quella di un cilindro lungo più di 5 metri e largo 3,5. In 24 ore compirà un'orbita attorno alla Terra, variando fortemente la sua distanza dal nostro pianeta: si allontanerà fino a 70 mila chilometri (circa un quinto della distanza della Luna) per poi riavvicinarsi fino a mille chilometri dal suolo. A bordo ha quattro diversi strumenti per captare quattro diversi tipi di radiazione infrarossa. La Stazione di Villafranca, vicino a Madrid, in Spagna, terrà i contatti radio e raccoglierà i dati a ogni passaggio ravvicinato. Un po' tutti i Paesi d'Europa hanno contribuito a costruire Iso: innanzi tutto la Francia, la cui Aérospatiale ha avuto la responsabilità generale dell'impresa, poi la Germania, con il modulo che contiene gli esperimenti, e al terzo posto l'Italia, con Alenia, Laben, Galileo, Carlo Gavazzi Space. Gli Istituti astrofisici di Frascati e di Bologna e l'Università di Padova partecipano al programma scientifico. E' chiaro che sarebbe difficile osservare stelle debolissime con un telescopio luminescente. Un telescopio infrarosso si trova proprio in questa situazione: il suo calore rischia di cancellare quello molto più debole che arriva dagli astri. Di conseguenza i sensori infraros¬ si sono raffreddati da elio liquido e l'intero satellite è schermato come se fosse un thermos: non dimentichiamo che nello spazio il lato della navicella esposto al Sole si scalda fino a 120 gradi sopra zero °C. La vita di Iso equivarrà in sostanza alla durata della sua scorta di elio liquido, che è di 2100 litri. Si prevede che questa quantità possa far funzionare il telescopio per almeno un anno e mezzo. Il potere risolutore degli strumenti (circa 2 secondi d'arco) è tale che Iso potrebbe «vedere» un uomo a una distanza di 100 chilometri e misurare l'emissione di calore di un cubetto di ghiaccio nella sua ma- Apogeo = 70.500 km Perigeo = 1000 km Periodo = 24 h Una grande stagione di lanci mentre i ministri della Ricerca europei discutono a Tolosa il futuro dello spazio no. 11 Sole, che per Iso è il grande nemico da fuggire, è invece il bersaglio delle altre navicelle di prossimo lancio. «Soho» permetterà per la prima volta di osservare ininterrottamente la nostra stella rilevandone l'attività in luce ultravioletta e visibile, le oscillazioni degli strati esterni, le particelle soffiate nello spazio, le lievi variazioni di luminosità. E' un campo molto attuale: «Science» l'8 settembre riportava un articolo sulla dinamica turbolenta della regione convettiva del Sole; «Nature» il 21 settembre pubblicava un articolo di Ulrich e Bertello (Università di California) che documenta lievissime variazioni del diametro apparente del Sole (0,2 secondi d'arco) in funzione del ciclo undecennale delle macchie. I quattro satelliti «Cluster» studieranno invece l'influsso del vento e delle tempeste solari sulla magnetosfera terrestre. Poiché i satelliti potranno essere spostati in tempo reale per fare misure in punti diversi sullo stesso fenomeno del Sole, per la prima volta sarà possibile osservare in tre dimensioni l'influsso che la nostra stella esercita sull'ambiente intorno alla Terra. Piero Bianucci BERE tè o caffè non è una semplice questione di gusto. E non è solo il contenuto di caffeina (90-200 mg per tazzina di caffè espresso, 40-50 mg per tazza di tè) a fare la differenza. Il punto è la diversa modalità di assorbimento da parte dell'organismo, e il risultato è sorprendente: il tè «crea» individui introversi, il caffè estroversi. Non è un caso, dunque, che gli occidentali siano uomini di azione e gli orientali uomini di meditazione. Come controprova, ecco l'aggressività economica che caratterizza il Giappone del dopoguerra accompagnarsi a una rivoluzione alimentare che ha sostituito il tè con il caffè. Il caffè è uno dei cibi non solo più consumati, ma anche più studiati al mondo: una media di duemila ricerche l'anno, che negli ultimi vent'anni hanno creato una massa di sessantamila lavori, naturalmente contrastanti. Che sia però un errore mettere la caffeina - blando stimolante in grado di aiutare l'attenzione e la concentrazione - nella categoria «droghe» dove troviamo anche l'alcol e il tabacco, lo suggerisce anche l'osservazione empirica: la gente beve caffè da centinaia di anni, oggi se ne bevono ogni giorno Aequo (urnidita) 8-12% Zuccheri 10% Cellulose 24% Caffeina da 1,1 a 4,5% Sostanze grasse 12% Acido clorogenico 6,8% Sostanze ozotate 12% Sostanze non azotate 18% Ceneri 4,1% COMPOSIZIONE CHIMICA DEL CAFFÉ' CRUDO Aequo (umidito) 1% Zuccheri 2% Cellulosa greggia 25% Caffeina da 1,1 a 4,5% Derivati pirogehi dei glucidi 30% Lipid; 14% Protidi ■ 14% Trigonellina 0,5% Acido clorogenico 4,5% Estratto idrosolubile dal 24 al 27% Ceneri 4,5% COMPOSIZIONE CHIMICA MEDIA DEL CAFFÉ1 TORREFATTO GONTENUTO DI CAFFEINA AUMENTAZIONE