Banca o posta, il dilemma

Banca o posta, il dilemma Banca o posta, il dilemma Vorrei sottoscrivere per mio nipote (9 anni) una polizza di 100 milioni, durata 10 anni, unico versamento, capitale alla scadenza di circa 200 milioni, rendimento ipotetico 8%, che mi è stata proposta dalla mia banca. Leggo poi su «La Stampa-Tuttosoldi» che, rivolgendomi al risparmio postale, il rendimento è superiore. Infatti, sottoscrivendo la cifra di cui sopra, in 7 anni raddoppia e in 11 triplica (300 milioni). Sbaglio o è vero? Se così fosse, com'è possibile? Vecchio lettore - San Mauro (To). possibile ma, al tempo stesso, leggermente inesatto. Nel senso che sottoscrivendo 10 Buoni postali «a termine» (da non confondere con i Buoni postali fruttiferi ordinari) di 10 milioni ciascuno (taglio massimo, che si trova solo presso gli uffici principali), dopo 7 anni il capitale raddoppia e dopo 11 si triplica, come lei ha letto, ma al lordo della ritenuta fiscale del 12,50% sul rendimento (cioè, in questo caso, su 200 milioni della triplicazione). Trascorsi 11 anni, lei (anzi suo nipote) ritirerà 275 milioni netti. Questo grazie a un'apposita convenzione che il «Bancoposta» fa con i risparmiatori che accettino di ritirare il loro capitale dopo 7 o 11 anni, e non in altre scadenze. Poiché l'imposta del 12,50 viene applicata solo all'atto della riscossione del buono «a termine», il rendimento effettivo netto, dopo 7 anni, è del 9,40% e, dopo 11 anni, del 9,63%. Nella polizza propostale dalla banca, se il rendimento effettivo netto è l'8%, dopo 10 anni il capitale dovrebbe ammontare a 215216 milioni: un anno di meno, rispetto agli 11 dei buoni postali a termine, ma anche una somma inferiore di 60 milioni. Da notare, in proposito, che se il risparmiatore volesse riscuotere il capitale «postale» dopo periodi diversi dalle due scadenze dei 7 o degli 11 anni, verrebbero applicati i rendimenti previsti per i buoni postali fruttiferi ordinari, ridotti di 50 centesimi rispetto: al 7% netto (primi 5 anni), al 7,875 (dal 6° al 10° anno), al 9,1875 (dall'I 1° al 15° anno) e al 10,50% (dal 16° al 20° anno). Al confronto con il risparmio postale, la polizza propostale dalla sua banca non può reggere, perché, in questa «scelta», non giocano né possono giocare a favore della banca vera e propria gli innumerevoli servizi di cui il cliente può disporre e che il «risparmiatore postale» non ha. La banca è generosa ma non lo dice... Ho letto su «Tuttosoldi» del 18 settembre scorso: «L'asta dei Bot di metà mese ha fatto segnare un nuovo ribasso dei tassi... che, per i Bot semestrali, sono scesi dal 7,93 al 7,7% di rendimento effettivo netto, in base al prezzo di 95,66 lire». Le accludo lo stralcio del giornale e la fotocopia del contratto con la mia banca, dal quale risulta, invece, un prezzo unitario di 96,061. Inoltre, nel fissato bollato sono distinti il prezzo d'asta (95,27), il rendimento annuo semplice (8,22), le commissioni bancarie in percentuale (0,200), e la ritenuta fiscale (0,591). Pasquino E. - Torino Approvo il «fair play» della banca che applica, ma non commenta, una commissione di 0,20, anziché 0,35 centesimi, come autorizza, invece, per i Bot semestrali, il «decreto Barucci» sulla trasparenza bancaria del luglio 1992. L'approvo meno, però, dal punto di vista delle «public relations», quindi della concorrenza tra aziende di credito, perché la sua banca ha taciuto le proprie migliori condizioni. Quanto alla differenza dei prezzi che segnala il lettore, inviandomi In posta il capitale si triplica dopo 11 anni Ma in banca il risparmiatore ha più servizi anche uno stralcio del giornale («stralcio» nel vero senso della parola, perchè strappato manualmente dalla pagina), quei 95,66 si riferisce evidentemente al prezzo medio ponderato di 95,27 più la commissione bancaria (normale» di 0,35, esclusa, quindi, la ritenuta fiscale. Il prezzo di 96,061 lire, che appare sul fissato bollato della banca è il risultato, invece, del prezzo d'asta (95,27), più la commissione «ridotta» (0,20), più la ritenuta fiscale (0,591), per un totale, appunto, di 96,061 lire. Lo scudo europeo: una vera «follia» Il 23 marzo '92 ho stipulato una polizza vita in ecu del tipo rivalutabile con «terminal bonus». Il 23 giugno '95 ne ho chiesto il riscatto perché il premio trimestrale era salito da 327 mila a 500 mila lire. Ho versato 5 milioni 254 mila lire e mi hanno restituito 3 milioni 185 mila lire. In pra¬ tica sono stato penalizzato trattenendomi circa il 40% della cifra versata. A. Morelli - Corigliano (Cz) «In base alla mia esperienza - aggiunge il lettore - posso affermare che le polizze vita, come investimento per il proprio futuio, sono una vera follia». Mi permetta di osservare, caro lettore, che la «follia» è duplice: sua, perché ha riscattato la polizza due anni soltanto dopo averla firmata, e dell'assicurazione, che non l'ha avvertita delle conseguenze cui andava incontro (ma forse, pensava che le avrebbe conosciute, leggendo le condizioni, generali e particolari, della sua polizza). Tenga conto, infatti che lo «scudo europeo», nei confronti della lira, si è rivalutato di oltre il 40% in questo periodo e che le assicurazioni, di norma, per i riscatti prima di 5 anni, devono rifarsi della sostanziosa quota che pagano, subito, all'agente che ha procacciato la polizza, delle riserve matematiche e di altre spese. Per quelle poche lire di bolli in più Con riferimento a operazioni pronti contro termine, gradirei conoscere: 1) se, all'atto dell'ordine, il contraente, in attesa dei due relativi fissati bollati, abbia 0 meno diritto di ricevere fotocopia, bollata e-firmata, del modulo da lui sottoscritto in ordine a data, importo e tasso concordato; 2) se in dette operazioni l'importo dei bolli è a carico del contraente; 3) se al medesimo debbano o possano essere addebitati 1 diritti di custodia; 4) se l'ordine è valido con una sola firma del contraente, oppure questo è obbligato a sottoscrivere anche l'autorizzazione all'addebito dei diritti di custodia e il mandato a girare titoli azionari quotati in Borsa. R.A. - Roma La risposta (il 4° quesito comprende parte del 3°) è una serie di «no», interrotta da un «sì», dove si domanda se l'importo dei bolli è a carico del cliente. I bolli costano 4,5 lire ogni 100 mila d'importo dell'operazione o frazione, e ogni pronti contro termine, di norma, non è inferiore ai 100 milioni, somma alla quale corrispondono 4500 lire di bolli.

Persone citate: Barucci, Corigliano, Morelli, Pasquino

Luoghi citati: Roma, San Mauro, Torino