EROS & PATCHWORK: CAMPORESI RICUCE

EROS Se PATCHWORK: CAMPORESI RICUCE EROS Se PATCHWORK: CAMPORESI RICUCE GLI articoli di giornale fanno un breve ronzio e poi muoiono, come le zanzare. Per questo le emeroteche sono dei cimiteri in cui nessuno depone un fiore o versa una lacrima. Semmai piangono gli articolieri, che vedono svanire così presto la loro gloriola mattutina. Credo di poterlo dire perché contribuisco anch'io, nel mio piccolo, a rifornire quei cimiteri. Ma ora, nel tentativo di vaccinare gli articoli contro una rapida morte, li si ricicla e se ne ricava un libro. Forse si pensa che, se messi tutti insieme, possano far quadrato e resistere meglio all'assalto del tempo. E' quello che ha fatto anche Piero Camporesi, il quale ha riunito una ventina di «pezzi», quasi tutti pubblicati nel Corriere della Sera, li ha ritoccati o rimpannucciati per la nuova bisogna, e poi ne ha ricavato un libro: H governo del corpo (Garzanti, pp. 169, L. 29.000). Più che di una ribollita, si tratta di un patchwork; e bisogna subito riconoscere che l'autore sa cucire e rammendare molto bene, con refe sottile e quasi invisibile. Così nel libro, anche se fatto di rappezzi, non si notano né buchi né smagliature. Anzi, grazie al cucito, il volu¬ metto acquista uniformità di stile, se non di argomento. Bisogna anche dire che la maggior parte degli articoli hanno più la forma di brevi saggi che di elzeviri. La parte più interessante, almeno per me, è quella in cui Camporesi affronta il problema dell'amore sessuale. Sono dieci pagine dense di riferimenti e di citazioni. Per Leonardo da Vinci, che considerava la cosa sotto il profilo estetico, l'«atto del coito e le membra a quello adoperate son di tanta bruttura che, se non fusse la bellezza de' volti e li ornamenti delli opranti e la sfrenata disposizione, la natura perderebbe la spezie umana». In altre parole, veniamo accecati dalla fregola. La stessa cosa dirà, un secolo più tardi, il medico inglese Thomas Browne, che fra l'altro aveva studiato anche a Padova: «Io sarei contento se noi potessimo procreare come gli alberi, senza congiunzione, o se vi fosse alcun modo di perpetuare il mondo senza questo triviale e volgar modo del coito; è questo l'atto più stolto che un uomo savio commetta in tutta la sua vita. Né v'è cosa alcuna che più avvilisca la sua immaginazione raffreddata, quando egli considererà quale bizzarra e indegna follia egli ha commessa». Ma né Leonardo né Browne intuiscono il carattere metafisi¬ co dell'amore sessuale, come invece fa il grande Giordano Bruno, che qui viene opportunamente citato. Nella dedica degli Eroici furori a Philip Sidney, il filosofo lancia bordate furibonde contro «quel schifo» del sesso femminile, «quella febre quartana, quella estrema ingiuria e torto di natura, che con una superficie, un'ombra, un fantasma, un sogno, un Circeo incantesimo ordinato al serviggio della generazione, ne inganna in forma di bellezza». Ecco il punto: l'amore è un inganno o una trappola della natura, che così ci induce a fare quello che non faremmo con la mera riflessione razionale. L'istinto sessuale, comune a tutti gli esseri viventi, crea delle illusioni e ci fa credere che l'amplesso con una determinata persona ci procurerà una felicità infinita; ma poi, post rem, scopriamo con stupore che così non è. Intanto la natura ha ottenuto il suo scopo, quello di farci accoppiare per riprodurci. Per lei gli individui sono semplici strumenti o zimbelli: ciò che le sta a cuore è unicamente la vita della specie. Insomma, a conti fatti, si può dire questo: la paracazzera, se mi si passa il termine, è una bussola che ci porta invariabilmente in mezzo alle tempeste prima e in mezzo alle acque morte poi. Post coitum omne animai triste, dice un adagio attribuito ad Aristotele; ma anche Giordano Bruno parla «d'un pentimento, d'una tristizia». Queste considerazioni, beninteso, non sono nel libro di Camporesi, il quale ha carattere storico o antropologico, ma non filosofico. L'autore descrive e storicizza, cosa che gli riesce bene. Oggi si storicizza tutto, anche gli organi genitali, forse perché abbiamo perso la capacità di pensare. Un altro capitolo assai bello e istruttivo è quello dedicato ai bagni. Qui Camporesi, sempre avvalendosi di opportune citazioni, dice delle verità sacrosante. Con la caduta dell'impero romano e l'avvento del cristianesimo, l'Europa perse l'abitudine di lavarsi. Ne sapeva qualche cosa il medico italiano Andrea Bacci, che nella prima metà del Cinquecento lamentava che fosse andata persa l'«arte della bellezza e politezza del corpo»; e aggiungeva che nel mondo romano non era mai esistito nessun cittadino che «a guisa che noi oggi frequentiamo le chiese, non andasse ogni giorno alle terme e si lavasse». Due secoli più tardi, l'igienista Bernardino Ramazzini punterà il dito contro la religione cristiana, accusandola di aver lasciato «a poco a poco cadere in disuso i bagni». Qui si potrebbe citare anche Nie-

Luoghi citati: Aristotele, Europa, Padova