Esperimento-pilota a vicenza Un computer sui banchi dei ciechi

Un computer sui banchi dei ciechi Un computer sui banchi dei ciechi Video-scrittura per le scuole elementari e medie IL computer sul banco, accanto alla tastiera la barra braille, cioè la periferica informatica che permette ai non vedenti di avere in braille la riga del video su cui si trova il cursore, e il bambino cieco può leggere, scrivere, fare i compiti di matematica in totale autonomia, fino dalle prime classi delle elementari. Fantascienza? No, in alcune scuole questo già avviene. Spiega Flavio Fogaroli, insegnante di Educazione Tecnica in una scuola media di Vicenza: «I programmi di video-scrittura in commercio non sono adatti per le esigenze della scuola. Sono troppo complicati, sia per i bambini, sia per gli insegnanti». Il programma di software Erica, ideato dallo stesso Fogaroli, cerca di andare incontro alle specifiche esigenze di un bambino cieco inserito in una qualunque classe di una scuola elementare. Fogaroli racconta: «Quattro anni fa mi sono trovato di fronte al problema di Erica, una bimba cieca che stava imparando a usare il computer. Allora gli strumenti informatici erano ancora un lusso. Gli aiuti da parte delle istituzioni scarsi. Il costo delle apparecchiature gravavano così quasi interamente sulle famiglie». Da allora le cose sono cambiate. Gli utenti sono aumentati. Il programma Erica è cresciuto. Ora comprende una parte per la matematica per adattarsi alle esigenze delle medie. Erica supplisce a molti problemi che ha un bambino non-vedente ancora piccolo di fronte a un computer. Spiega Fogaroli: «Un normale testo informatico letto con la barra braille perde ogni sua concretezza. Diventa astratto, privo di riferimenti. Con le dita infatti si scorre solo una riga per volta, perdendo il senso del contesto». Il modo di lettura dei ciechi è comunque sequenziale, ma un libro in braille è concreto, si prende in mano, si tocca, si sfoglia, si può conoscere il numero della pagina. Erica simula la struttura di un libro. Il bimbo apre un quaderno, sfoglia le pagine come tutti i suoi compagni. Si può prendere il quaderno di aritmetica, quello di italiano, di inglese. Si può andare a una pagina nuova oppure rileggere ciò che si è scritto nell'ultimo compito. Il software Erica viene già usato in una decina di scuole elementari e medie nella provincia di Vicenza con ottimi risultati. Di qui l'idea di distribuirlo e farlo usare anche da altri ragazzi che risiedono in differenti zone d'Italia. Il programma non è in commercio, viene distribuito gratuitamente dal Provveditorato agli Studi di Vicenza a chiunque lo richieda. Marialuisa Bonzo ICHNESTOMA stobbiai è un coleottero di apparenza modesta, sconosciuto alla scienza fino a pochi anni fa, quando l'entomologo dilettante Piero Stobbia lo ha scoperto sulle pendici dei Magaliesberg, nel Transvaal meridionale, in Sud Africa. Visto a occhio nudo sembra un insetto qualunque, lungo poco più di un centimetro e mezzo e di colore bruno: rispetto agli altri Goliathina, suoi parenti stretti e quasi tutti bellissimi, fa un po' la figura del brutto anatroccolo. Sotto le lenti di un microscopio, però, Ichncstoma rivela la fatale caratteristica che definisce il suo genere: la mancanza di apparato boccale. Non essendo in grado di nutrirsi, il suo ciclo vitale è brevissimo: l'insetto adulto sopravvive non più di 24 ore. Poi muore, semplicemente di fame. Piero Stobbia vive in Sud Africa da circa vent'anni. Abita a Pretoria, dove lavora come dirigente industriale, ma la sua vera passione sono gli insetti, che studia e colleziona dal 1367. Anni di tenaci ricerche e centinaia di chilometri a piedi nella boscaglia africana gli hanno procurato un granello di immortalità: alcuni esemplari della nuova specie da lui identificata sono esposti nella collezione entomologica del Museo di Storia Naturale di Pretoria. Forse il visitatore occasionale rimarrà deluso dall'aspetto insignificante di Ichnestoma, ma le vicende che hanno portato alla sua scoperta assomigliano più alla trama di un romanzo poliziesco che a una indagine scientifica. Di Ichnestoma si erano perse le tracce da oltre un secolo e le poche specie conosciute si credevano ormai estinte. Una ricerca scientifica deve basarsi su dati di fatto o almeno su un'ipotesi iniziale: con gli altri coleotteri, a sentir Stobbia, è un gioco da ragazzi; alcuni si cibano di frutta o nettari, altri della resina che trasuda dalla corteccia di certi alberi. Conoscendo le loro abitudini alimentari è facile determinare l'ambiente in cui vivono e studiarne il comportamento. Con Ichnestoma non si ha questo vantaggio: il suo ciclo biologico era completamente ignoto. Non c'erano piste da se¬ guire. Gli unici indizi affondano nel più remoto passato: qualche frammento fossile, venuto alla luce nelle stratificazioni del Cretaceo (da 150 a 65 milioni di anni fa). Perché allora non andare a cercare proprio là, sui fianchi delle montagne dove i depositi cretacei sono esposti? Stobbia racconta senza enfasi due anni di dure ricerche sulle impervie colline del Transvaal, a piedi nella boscaglia, sotto il sole e la pioggia, animato da determinazione non comune. Poi, inaspettatamente, la scoperta, proprio a due passi da Johannesburg, presso un laghetto artificiale, meta domenicale per pescatori e velisti. Non certo un posto da scienziati, almeno a prima vista. «La terra era ancora umida della prima pioggia estiva - ricorda Stobbia -. Di colpo mi sono trovato circondato dal ronzio di centinaia di insetti: Ichnestoma, tutti maschi. Sondavano l'aria con le lunghe antenne, come per captare un segnale, i feromoni emessi dalle femmine. Li ho seguiti e tutto mi è apparso chiaro: la femmina non vola, attende interrata che il maschio la raggiunga e l'aiuti a venir fuori. Poi entrambi ritornano sotto terra per accoppiarsi». Da quel momento tutto è diventato semplice: conoscendo il ciclo vitale di una Ichnestoma, legato all'inizio della stagione delle piogge, è stato agevole rintracciare le altre specie. Nell'arco di pochi mesi ne sono state osservate altre quatto (una addirittura nei giardini pubblici di Pretoria) e Stobbia si dice sicuro che ne restino almeno altrettante da scovare. Con quattro milioni di specie descritte, gli insetti sono la razza numericamente dominante sulla Terra e la base della piramide alimentare per tutti gli organismi viventi. In un ambiente che ogni giorno viene alterato e distrutto, c'è da chiedersi quante specie scompariranno prima di essere mai scoperte: a volte gli areali di diffusione di una specie sono così ristretti che basta disboscare una collina, bonificare una zona umida o modificare in qualche modo l'ecosistema originario, perché qualcosa di unico e insostituibile vada per sempre perduto. In questa corsa contro il tempo il lavoro dei dilettanti è sovente prezioso quanto quello dei ricercatori professionisti. Forse, in Africa, l'epoca d'oro dei naturalisti non è del tutto finita. Paolo Novaresio

Persone citate: Flavio Fogaroli, Fogaroli, Marialuisa Bonzo, Paolo Novaresio, Piero Stobbia

Luoghi citati: Africa, Italia, Pretoria, Sud Africa, Vicenza