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IL PITTORE FILOSOFO IL PITTORE FILOSOFO Piergiorgio Giglio Tos alla Galleria Davico IN poche altre mostre risulta evidente come la pittura sia un esercizio «filosofico» che attraverso le leggi che governano la vista vuol raggiungere la verità, «sic et simpliciter», come in questa di Piergiorgio Giglio Tos alla galleria Davico (galleria Subalpina 30, fino al 7 ottobre, orario 10-12,30 e 16-19,30; chiusa lunedì e festivi). L'autore ferma lo sguardo su pochi oggetti (vecchi libri, scafi malandati di barche, remi, cassetti, tubetti schiacciati di colore) di cui analizza la superficie in ogni minima scrostatura e rugosità e la «spazialità». Stratificazioni successive di pittura (vicine al gusto «materico» di alcuni decenni fa) e addirittura parti in rilievo tendono a fare del dipinto un bassorilievo (e non «altorilievo», come con curioso lapsus scrive il presentatore). Ciò, tuttavia, non avviene mai, si rimane nel gioco della pittura, condotto con la sicurezza e la maestria di un artista che ha meditato i suoi mezzi e i suoi obiettivi per molti decenni anche se soltanto da pochi anni, in età pensionabile, dedica tutto se stesso all'arte. Straordinarie sono anche le acqueforti, realizzate con l'aiuto tecnico della moglie che, evidentemente, conosce ogni segreto delle morsure. Però le acqueforti non sono in mostra; c'è da augurarsi che lo siano in una prossima. L'artista è presentato da Omar Calabrese che fa riferimento a un misterioso autore (o solo commentatore?) di nature morte «teoriche», certo Baltrusaitis, vissuto nel Seicento. Nei miei repertori non ho trovato questo nome, che immagino di origine lituana. Lascio ai visitatori di questa mostra intrigante indagini più approfondite, segnalando anche la splendida monografia edita da Elede e stampata in modo superlativo. Beppi Zancan Un antico volume in un dipinto <li Piergiorgio ( figlio Tos alla Davico. .1 destra: «Interno con leggio», di Fabio C 'iancaglini, al/a Mirrò