L'amico degli antiquari Dà la caccia ai tarli del legno

Lamico degl i antiq ua ri Lamico degl i antiq ua ri Dà la caccia ai tarli del legno CHI è riuscito a vederlo, dopo averne tubito la dolorosa puntura, lo descrive come una formica dal corpo sottile, lunga appena tre millimetri. Ma spesso l'insettino che ci colpisce mentre stiamo tranquillamente seduti su una vecchia poltrona o su un divano d'epoca sfugge alle più attente ricerche e non sappiamo come liberarcene. L'unica traccia lasciata sulla nostra pelle dal misterioso aggressore è una fugace tumefazione circondata da un alone rosso (ponto). Talora i ponfi sono quattro o cinque e corrispondono ad altrettanti colpi di stiletto, inferri in rapida sequenza. Fra gli artropodi pungenti che frequentano le abitazioni umane, questo sembra il meno conosciuto, benché sia tanto diffuso; le sue singolari abitu¬ vo un per l'edei ono nte ll'Iitassagnilialtre ioni nostro riosolo quicina alia: dinolo tudi gine (LueviomStati No cri, esano, o per cuni una he se masti una lla) bini dicaziondei nostPer quture inflpre accuscito dpoltronapigliarsgidnrlluppo, fruiscoramenIn alto: Scledomestico (il cIn badi anobide (lail drammanei depositi di legnabotteghe degli nelle bnelle case ce infA volte c'è seconda vittim dini sono note soltanto agli entomologi. Anche il nome, Scleroderma domesticum, è generalmente ignorato da chi, senza volerlo, gli fornisce ospitalità. E' proprio vero che il fantomatico animaletto rassomiglia a una formica: infatti, come questa, è un imenottero aculeato, ma appartiene a una famiglia diversa (Bethylidae), molto più antica, comparsa sulla Terra prima che si evolvessero gli insetti sociali. Le femmine non possiedono membrane alari, mentre nei maschi gli organi del volo, quando esistono, sono deboli, dato che l'apparato di sostegno è ridotto a poche nervature. Osservarne la vita intima non è impresa da poco perché lo scleroderma delle case cresce a spese dei tarli del legno (soprattutto coleotteri anobidi) e compie la metamorfosi nel segreto dei loro tunnel. Dunque la sua presenza, più o meno numerosa, ci fornisce qualche indicazione sullo stato di salute dei nostri mobili. Per quanto frequenti, le punture inflitte all'uomo sono sempre accidentali: l'imenoltero, uscito dal legno tarlato di una poltrona o di un letto, può impigliarsi tra gli indumenti e la nostra pelle e allora, per un'istintiva reazione di difesa, sfodera l'aculeo e colpisce a caso, più volte. L'arma, come il pungiglione delle vespe, altro non è che un ovol'uomo positore modificato: perllSli ciò ne sono dotate soltanto le femmine. La sua funzione naturale è quella di trafiggere ripetutamente le larve dei tarli per iniettare nei loro muscoli un veleno paralizzante che raggiunge i gangli nervosi. Le vittime rimangono vive, ma giacciono immobilizzate, in balia del loro aguzzino che se ne nutre e le adopera per rifornire di carne la prole: così, durante lo sviluppo, i figli dell'imenottero fruiscono di un alimento sicuramente imputrescibile. In alto: Scleroderma mestico (il carnefice). In basso: larva anobide (la vittima), il dramma si svolge siti di legname, nelle eghe degli antiquari, nelle biblioteche nelle case con mobili e infissi tarlati. A volte c'è anche una onda vittima: l'uomo l'uomo In alto: Scleroderma domestico (il carnefice). In basso: larva di anobide (la vittima), il dramma si svolge nei depositi di legname, nelle botteghe degli antiquari, nelle biblioteche nelle case con mobili e infissi tarlati. A volte c'è anche una seconda vittima: l'uomo I maschi di scleroderma, innocui per l'uomo, concludono la loro breve esistenza dopo aver compiuto l'atto sessuale; le femmine invece possono essere tanto longeve da riuscire ad accoppiarsi con i propri discendenti, perfino con quelli di seconda generazione. Nel mondo degli insetti, destinati quasi sempre a morire presto, questo comportamento è davvero inconsueto. Sono stati segnalati anche casi di riproduzione verginale (partenogenesi). Tra i coleotteri parassitati da S. domesticum, figurano i più comuni tarli reperibili in ambiente chiuso, come Nicobium castaneum, che danneggia di preferenza i legni teneri e scava cunicoli nei vecchi libri e nelle rilegature in cuoio. Può essere colpito anche il capricorno delle case [Hylotrupes bajulus), un cerambicide che mina pali telegrafici e travature di sostegno, provocando il crollo di tetti e soffitti o di interi edifici (nel Nordeuropa ha causato disastri). Alla luce di queste conoscenze è facile comprendere come 10 scleroderma sia in realtà un utilissimo, formidabile giustiziere di tarli, capace di centrare 11 bersaglio meglio di qualsiasi siringa carica di insetticida (ogni femmina paralizza in media cinque larve di Nicobium e depone su ciascuna una dozzina di uova). Per questo dovrebbe essere protetto e utilizzato nella lotta ai parassiti. Ma la sua attitudine a sguainare troppo facilmente l'aculeo, anche sulla nostra pelle, ha dissuaso i più convinti fautori della lotta biologica dal diffonderlo per combattere anobidi e cerambici. Teatro delle sue gesta sono i depositi di legname, le botteghe degli antiquari, le biblioteche, i laboratori di tappezzieri, le case con mobili e infissi tarlati. Così chi soggiorna o lavora in tali ambienti si trova esposto alle dolorose iniezioni praticate dal sottile ovopositore. Il rimedio? E' il più ovvio: basta uccidere i tarli con adeguate sostanze chimiche fumiganti o ad azione residua, per liberarsi anche del loro parassita. Decimato dagli stessi insetticidi e privo ormai della propria riserva di caccia, l'imenottero betilide non ha più mezzi di sostentamento ed è costretto a sloggiare. Enrico Stella Università «La Sapienza», Roma i e i . n o e : r i o Consideriamo per esempio i vaccini ricombinati, di cui abbiamo già un esempio contro il virus dell'epatite H. 11 gene codificante una proteina antigene è introdotto nella cellula d'un ospite, di solito un micete. Questa cellula «ricombinata» viene coltivata in modo da produrre una grande quantità della proteina che costituirà il vaccino. E' una tecnica molto importante poiché teoricamente ogni antigene proteico può essere ottenuto per ricombmazione genetica. Altra soluzione: un vaccino può essere costituito da un peptide (una piccola proteina, se così vogliamo indicarlo) esistente in un agente patogeno, il quale sia dotato di proprietà antigene, ossia suscitatore d'una risposta immunitaria. Il peptide, identificato con metodi che associano l'immunologia, l'analisi informatica e la chimica, viene prodotto per sintesi. Parecchi di questi vaccini peptidici sono in corso di valutazione: uno, contro la malaria, è già stato somministrato a volontari, altri contenenti peptidi d'una proteina del virus dell'Aids sono in esame. In questi esempi batteri o virus sono dunque scomparsi (i vaccini tradizionali invece li contengono; il vaccino antipolio, ad esempio, contiene il virus della polio), non c'è più il tutto ma una minima parte del tutto. Il tutto nondimeno c'è ancora in altri nuovi vaccini. Si utilizza un virus non patogeno, come vettore di antigeni appartenenti a un virus patogeno della stessa famiglia: per esempio si costruisce un virus ibrido a partire da un rotavirus bovino non patogeno per l'uomo e da un rotavirus umano patogeno, causa di gravi malattie respiratorie. L'ibrido contiene, oltre a numerosi geni del virus bovino, un gene del virus umano codificante un antigene che induce una reazione immunitaria protettiva. Grandi speranze sono fondale su strategie del genere. E' possibile utilizzare virus o batteri come vettori di frammenti di Dna codificanti proteine antigene di interesse vaccinico: sono nuovi tipi di vaccini vivi ricombinanti. Esperimenti di utilizzazione d'un pox-virus degli uccelli ricombinato sono in corso a proposito della vaccinazione antirabbica. Le tecniche finora descritte permettono di prevedere la produzione di vaccini nuovi che sostituiscano vaccini poco efficaci, o con problemi di innocuità o di utilizzazione. Oppure vaccini nuovi nel senso che non esistono ancora: a tale proposito si pensi che per la maggior parte degli agenti patogeni che causano la più importante morbosità nei Paesi del Terzo Mondo (malattie respiratorie acute, malattie diarroiche, malaria) non esistono vaccinazioni. Nuovi vaccini rimpiazzanti i già esistenti sono quelli contro la tubercolosi (che rimane uno dei maggiori problemi della sanità pubblica nel mondo), la pertosse, la meningite cerebrospinale, la rabbia, la rosolia, l'encefalite giapponese, la febbre dengue, la febbre gialla. Quanto alla produzione di vaccini non ancora disponibili, si lavora per quanto riguarda il virus respiratorio sinciziale, i para-mixovirus, i virus para-influenzali, i rotavirus, tutti causa di malattie gravi nel bambino. E' in corso di realizzazione un vaccino contro l'epatite C. Nei prossimi anni si dovrebbe arrivare al vaccino anti-malarico. Quanto alla vaccinazione antivirus HIV (Aids), circa una ventina di preparati sono giunti alla sperimentazione clinica in volontari sieronegativi, ma le risposte immunitarie appaiono modeste sia come qualità sia come quantità e durata. Nuove formule sono allo studio ma il loro sviluppo è lungo e difficile, e si è disarmati di fronte alla variabilità del virus. Ulrico di Aichelburg

Persone citate: Enrico Stella, Ulrico Di Aichelburg

Luoghi citati: Nordeuropa, Roma